30 dicembre 2013

VDL Mode 2 e DSC, aerei e navi oggi comunicano (e si ascoltano) così

Ci sono due novità interessanti dal mondo dei software per la decodifica delle varie modalità di comunicazione dati via radio ed entrambe riguardano la navigazione, aerea e marittima. La prima si riferisce al protocollo VDL mode 2 o VDL-2 (VHF Data Link), il protocollo ad alta velocità inserito nel quadro di evoluzione verso ATN, Aeronautical Telecommunications Network, un ambiente integrato che permetterà a velivoli e torri di controllo di comunicare tra loro utilizzando la fonia (a tendere digitalizzata) e, appunto, i dati. Il punto di partenza di questo percorso è stato il sistema ACARS, introdotto la prima volta oltre 30 anni fa accanto alle tradizionali comunicazioni voce nella banda areonautica VHF (116-137 MHz). VDL-2 non sostituisce ACARS, che continua a essere utilizzato dai velivoli più vecchi, ma da almeno una decina d'anni viene gradualmente adottato dalle compagnie aeree. 
Oggi è possibile decodificarlo grazie al programma MultiPSK, o meglio grazie a una beta di questo software che ha cominciato a circolare (forse per colpa di un leak con qualche anticipo rispetto alla volontà dell'autore Patrick Lindecker F6CTE). VDL-2 utilizza una modulazione D8PSK (la classe di emissione è formalmente pari a 14K0G1DE) su canali di 25 kHz di larghezza di banda. Il symbol rate equivale a 10500 simboli/s ± 50 ppm, per un bit rate nominale di 31500 bit/s. Aldo Moroni ha provato la versione MultiPSK abilitata (oltre che alla decodifica del tradizionale ACARS) al VDL-2 e utilizzando una chiavetta RTL-SDR e una antenna a dipolo incrociato sui 136,975 ha registrato le tracce di numerosi aerei in un raggio di 350 km (nell'immagine questi vengono tracciati direttamente sulla carta geografica da MultiPSK):


Una descrizione tecnica di VDL Mode 2 si trova in questo documento ETSI. La beta del software si può prelevare a questo indirizzo, ma la versione ufficiale di MultiPSK è per il momento la 4.25.1.
La seconda è una vera novità ed è rivolta al mondo della navigazione marittima e a un altro protocollo di comunicazione automatica, il DSC o Digital Selective Calling. Il DSC è stato implementato nel quadro del Global Maritime Distress and Safety System (GMDSS) per consentire la massima automazione e la chiarezza dei messaggi nelle chiamate di soccorso e sicurezza tra navi e stazioni costiere. Concettualmente qualcosa di molto simile all'ACARS. Il nuovo programma, che si chiama YADD, Yet another DSC Decoder, viene dallo stesso autore di YAND - Yet another Navtex decoder, utilizzato per la decodifica dei bollettini Navtex sulle frequenze MF di 490, 518 e altre - Dirk Claessens. Trovate un diario molto emozionante dello sviluppo di YADD, che ha richiesto appena tre mesi, sul blog di uno dei suoi betatester, il radioamatore britannico John Pumford-Green GM4SLV. Anche nel caso di DSC potete trovare un documento tecnico molto dettagliato nella libreria dell'ITU.



YADD (DSC) viene quindi dopo YAND (Navtex) ed entrambi possono essere scaricati sia dal sito del loro autore, sia dalla sezione Datamodes del sito informativo collegato alla lista dei radiofaristi, NDBList.

29 dicembre 2013

Beats Music e le altre, recente passato e immediato futuro dello streaming musicale

Giorni di fine anno, giorni di bilanci. SiliconBeat ne traccia uno, breve ma molto efficace (e con uno sguardo rivolto soprattutto al 2014) sul frizzante mercato della musica in streaming, dove si sta profilando un vero e proprio scontro per la conquista del ruolo dominante che ancora non c'è. Tra pionieri (Pandora, Last.fm) oggi in difficoltà e follower di successo (Spotify, Deezer, Rdio), non esiste nel settore dello streaming un leader riconosciuto, l'equivalente di un Google per il search o di un iTunes per la musica in download. Non si sa neppure, per la verità, come si profilerà l'evoluzione del modello streaming nel quadro più generale dell'economia della musica. Una economia che dopo il declino del supporto fisico, non sarà mai più la stessa, nemmeno nei valori in gioco.
Gli occhi di musicisti, professionisti, editori e investitori sono tutti puntati in questo momento su Beats Music, una piattaforma streaming con una origine un po' particolare. I suoi fautori sono un celebre rapper Dr. Dre (al secolo Andre Romelle Young) e Jimmy Iovine, un discografico chiaramente italo-americano originario di Brooklyn. Insieme i due hanno creato Beats Electronics, una azienda che non produce dischi, ma accessori per l'ascolto della musica, cuffie, altoparlanti e software per una migliore esperienza audio. Poi Beats ha acquisito una piattaforma di streaming, MOG, e su questa ha iniziato a costruire un progetto, inizialmente definito Project Daisy, per lo sviluppo di un nuovo servizio decisamente orientato a privilegiare l'aspetto della musica "curata". A differenza di Spotify e compagnia (dai quali forse Deezer si discosta leggermente), in cui predomina l'aspetto della raccomandazione automatica, basata su algoritmi, Project Daisy si prefiggeva un relazione più forte con i redattori e gli esperti di musica chiamati a selezionare e indirizzare i brani musicali verso il pubblico.
Ma c'è un aspetto in più che distingue Beats Music - il nome definitivo annunciato per un servizio che debutterà all'inizio del nuovo anno - da tutti gli altri. Dr Dre e Iovine hanno infatti stabilito una forte relazione con un altro manager della musica, Ian Rogers, chiamandolo a seguire lo sviluppo del Project Daisy. Rogers viene dall'esperienza di Tospin, un servizio di marketing che aiuta i gruppi musicali a stabilire relazioni più forti con i loro fan, in altre parole a vendere di più. Per la prima volta quindi, potremo quindi avere una piattaforma streaming che cercherà aumentare la visibilità dei nuovi autori e musicisti, fornendo a questi ultimi la possibilità di "chiudere il cerchio" favorendo un rapporto più stabile e continuativo con chi ascolta (e che presumibilmente sarà disposto ad acquistare CD, biglietti per concerti, merchandising).
Comunque vada, Beats Music se la dovrà vedere quasi certamente con l'arrivo di un altro colosso, Google, e la nascita, anch'essa, si dice, imminente, di You Tube Music, annunciato da tempo e ormai attesissimo. Nessuno può ancora dire come sarà ma è certo che la presenza di un brand forte come You Tube insieme a player come Spotify o la stessa Apple con iTunes Radio, innalzerà il livello della competizione. Nel 2014 potrebbero anche esserci i primi asciugamani gettati sul ring, in primis quello di Twitter, che sembra aver fallito completamente il lancio di Twitter Music. E poi ci sono diversi altri business musicali menzionati da SiliconBeat che varrà la pena di seguire da vicino. Prendiamo per esempio Gracenote, azienda acquisita recentemente dal gruppo editoriale che pubblica quotidiani come il Chicago Tribune o il Los Angeles Times, dopo quindici anni di attività e un ultimo padrone di peso come Sony Corporation. Gracenote non fa streaming di musica ma raccoglie metadati, informazioni di ogni tipo sui brani musicali. Informazioni che poi servono per i software di riconoscimento delle canzoni, o per associare una traccia a un disco, e alla sua copertina, o per creare servizi di raccomandazione e discovery. Da qualche tempo Gracenote si è focalizzata sul mondo della connected car  e sulla televisione ed è questa ubiquità ad aver convinto i Tribune Media Services all'acquisizione.
Infine non si possono escludere, nel mercato della musica digitale liberato dalle tradizionali dinamiche "disco-radiotv-concerti", l'arrivo di startup in grado di sfondare con software e modelli convincenti. Nell'anno che si chiude idee come quella di Distro.fm, che su Kickstarter ha cercato invano di farsi finanziarie una piattaforma streaming in cui i musicisti stessi vendono in abbonamento la loro produzione. L'obiettivo di Distro.fm per ora non è stato raggiunto ma le nuove idee - e con loro le opportunità di finanziamento - non finiranno mai.

27 dicembre 2013

Filo-Diffusione, un blog sul filo della nostalgia



Con una guizzo di ingegno che oserei definire archeo-tech, l'amico Edoardo mi segnala l'apertura di un blog dedicato alla filodiffusione, un servizio che la RAI ha inaugurato il 4 gennaio del 1959 coinvolgendo l'allora SIP nell'erogazione che avveniva attraverso l'infrastruttura telefonica, quella del doppino in rame. Secondo le informazioni tecniche raccolte qui e qui sul sito della RAI (quello di Telecom, che pure continua, incredibilmente, a trasportare i cinque canali musicali dell'offerta, non lo cita neppure), la filodiffusione viaggia in onde convogliate su portanti a onde lunghe, in modulazione di ampiezza con 7 kHz di banda I canali della Filodiffusione vengono originariamente trasmessi a modulazione d'ampiezza con banda  laterale doppia, e le frequenze portanti sono 178, 211, 244, 277, 310 e 343 kHz. Quindi la banda del segnale della Filodiffusione comprende gli intervalli  163-193, 197-225, 229-259, 262-292, 295-325 e 328-358 kHz. Il sesto canale è riservato a eventi speciali ma dal 1964 viene utilizzato per diffondere il canale L-R della diffusione stereofonica (occorre evidentemente che il ricevitore sia in grado di riprodurre il V e il VI canale in modo congruo). Nella prima fase la musica viene registrata su nastri di diverse ore prodotti in diverse "edizioni"nella quattro maggiori città italiane, nastri che venivano fatti circolare a rotazione nelle rispettive sedi RAI.

Per quanto possa sembrare strano, ancora oggi è possibile abbonarsi alla filodiffusione - al costo di circa 2 euro all'anno (qualcosa in più è dovuto se l'impianto di ricezione funziona in un locale pubblico). Non è possibile riceverne i segnali quando sullo stesso doppino viaggiano, dall'apparato DSLAN di riferimento, i dati dell'ADSL. Il problema è dovuto alla scelta di Telecom di occupare con la modulazione dell'ADSL anche le poche decine di kilohertz riservate al servizio musicale. I canali FD IV e V vengono però ritrasmessi dagli anni 60 in FM stereofonica in sei città e successivamente anche via satellite e sul digitale terrestre.
Filo-Diffusione è una nostalgica galleria di storie, vecchie immagini promozionali, schemi elettrici, informazioni sulla reperibilità delle apparecchiature. Le pagine sul Web hanno una estensione in una pagina Facebook - che riporta anche segnalazioni sui brani trasmessi dal canale FD5 - e su Twitter.

26 dicembre 2013

Regate natalizie, la Sydney to Hobart in diretta sulle frequenze HF marine

Come ogni anno la regata Sydney to Hobart in Tasmania può essere seguita anche via radio. La gara, tipica dell'estate australe, copre circa 700 migli nautiche e si svolge tra il 26 dicembre e il 2 gennaio. Tra l'altro è una buona occasione per ascoltare, insieme all'imbarcazione che fa da radio-ripetitore per i partecipanti, la stazione costiera di Hobart, che ha chiuso i battenti con la fonia proprio a novembre. Ricordati questa, c'à una settimana di tempo! La frequenza "serale" (locale) di 6516 kHz opera  tra le 20 e le 08 UTC mentre dalle 08 alle 20 il "radio vessel" JBW è in contatto con Tascoast Radio su 4483 kHz. Il sito radioamatoriale di VK3VIM ha uno stream audio in diretta, le istruzioni ufficiali della gara riportano altri dettagli. Naturalmente la posizione delle barche si può contrallare in diretta anche attraverso il tracker sul sito Web della "S2H", ma riuscire a farlo via radio è tutt'altra emozione!

24 dicembre 2013

Digital walkie-talkie: tramonto dell'analogico anche nel campo delle comunicazioni professionali?

Un recente post dell'enciclopedia pratica radiantistica vivente, alias IX1CKN, l'amico Christian, insieme ad alcuni comunicati degli analisti della  IMS Research (Gruppo IHS), una società di ricerche di mercato con una lunga esperienza in materia di Professional (o Private) Mobile Radio, mi hanno indotto a riprendere in mano un argomento, quello dei walkie-talkie, che anch'io seguo da parecchi anni come giornalista. Oggi tutto il settore delle ricetrasmittenti portatili è molto ricco di soluzioni digitali, che oltre a essere rivolte ai tradizionali consumatori di queste tecnologie (dalle forze di polizia alle squadre di pronto intervento e manutenzione) interessano in misura crescente i radioamatori e gli hobbysti della radio. Come dimostrano le prime comparazioni effettuate, si tratta di alternative molto interessanti, anche se non sempre all'altezza dell'analogico quanto a capacità di copertura e adattabilità alle situazioni propagative più difficili. I vantaggi delle tecnologie numeriche sul versante della ricchezza funzionale, della affidabilità complessiva e della riservatezza delle comunicazioni (basti pensare alla possibilità di introdurre algoritmi di cifratura a ulteriore salvaguardia dei flussi vocali digitali) possono però essere critici per gli utilizzatori naturali di questo tipo di apparati e di conseguenza anche nelle comunità hobbystiche c'è in questo momento una grande voglia di sperimentare queste modalità nuove.
Dal mio punto di vista il Professional Mobile radio ha subito cambiamenti davvero radicali, lasciando però l'Italia in una situazione (tanto per cambiare) di relativa arretratezza. Parecchio tempo fa, quando la telefonia cellulare digitale GSM era ancora un mercato tutto da scoprire, collaboravo con una piccola rivista di telefonia che mi aveva incaricato di indagare sulle prospettive di mercato delle radiocomunicazioni professionali in Italia, un settore allora ampiamente dominato dalla modulazione analogica in FM a banda stretta. Ora siamo abituati a considerare il cellulare, il Voice over Internet, la messaggistica su IP come fatti scontati, ma come allora esistono molti ambiti professionali e intere aree molto critiche della sicurezza e della sanità che hanno bisogno di comunicare in modo ancora più istantaneo, flessibile, protetto. Le comunicazioni radio "a due-vie", altrimenti dette Professional Mobile Radio, sono nate per offrire queste possibilità attraverso funzioni come il push-to-talk, le chiamate riservate e di gruppo e altre caratteristiche che non troveremmo in un normale telefonino. In generale una soluzione PMR è più semplice anche sul piano infrastrutturale, perché in linea di principio è possibile comunicare direttamente tra due walkie-talkie o interponendo tra due ricetrasmittenti lontane tra loro uno o più ripetitori in grado di fare da staffetta per i segnali. Inoltre, anche per le applicazioni PMR sono disponibili tecnologie di "trunking" di tipo telefonico: con il trunking è possibile risparmiare in costi e complessità mettendo a disposizione di estesi bacini di utenza PMR un numero limitato di canali di comunicazione, grazie un sistema di controllo che a richiesta assegna le risorse disponibili solo a chi deve comunicare in un dato istante. Il mio lavoro di giornalista mi aveva portato a interessarmi di operatori di infrastrutture PMR condivise pronti a entrare nel mercato italiano, dove dominavano le architetture di ponti radio professionali di tipo convenzionale. 
L'attesa evoluzione del settore in Italia (che pure nel dopoguerra era stata un pioniere tecnologico)  non si è verificata compiutamente. Le infrastrutture degli operatori indipendenti non si sono mai concretizzate e anche utenze particolarmente motivate, come le forze dell'ordine, non hanno assistito alla maturazione tecnologica che ha caratterizzato questa industria nel resto del mondo. Basta vedere l'esempio delle infrastrutture a standard digitale europeo TETRA, tipicamente rivolte alle forze di sicurezza e pronto intervento e molto più diffuse fuori dai nostri confini. Con l'avvento della telefonia digitale "europea" dello standard GSM, anche il mondo professionale si adeguò e TETRA era stato sviluppato dallo stesso ETSI proprio per trapiantare le prerogative delle comunicazioni a due-vie nel contesto del digitale. Nel corso degli anni successivi è stato un susseguirsi di nuove evoluzioni e sistemi per le comunicazioni digitali, sia in ambito professionale, sia in campo radioamatoriale. In questo secondo segmento si inizialmente affermati progetti che miravano a integrare il computer e le connessioni Internet nelle normali comunicazioni, dirette o mediate ripetitori, in modo da poter estendere senza complicate infrastrutture la normale copertura radio. Verso l'inizio del terzo millennio nascono sistemi come Echolink, eQSO, ILink, IRLP. Poi sono venuti i tentativi di superare le modulazioni analogiche per la voce (oltre che per i dati) con sistemi oggi molto diffusi come il giapponese D-Star e le sue evoluzioni open come OpenDV, Open Dstar e DVRPTR per le VHF/UHF o FreeDV per le frequenze HF.
Nello stesso periodo in campo professionale la radio a due-vie digitale è diventata, secondo IMS, un business molto serio. Uno degli standard più interessanti, il DMR, o Digital Mobile Radio, ha già superato la base installata di 2 milioni di utenti e supererà quest'anno i 3 milioni per arrivare nel 2017 a oltre 7 milioni di utenti attivi. Il mercato dei servizi infrastrutturali e di integrazione, cioè quello delle vere e proprie reti a supporto di comunicazioni a due-vie DMR, vale già quasi 3 miliardi di dollari e stiamo parlando solo della parte "licensed" cioè delle frequenze allocate a servizi professionali o alle infrastrutture condivise gestite da operatori attraverso modelli equivalenti alle reti telefoniche cellulari.  IMS per le sue stime ha preso in considerazione l'intero panorama delle tecnologie PMR oggi utilizzabili per realizzare infrastrutture trunked: modulazioni analogiche, TETRA, TETRAPOL (una variante proprietaria del precedente), P25 (la versione americana), l'insieme dei nuovi sistemi digitali DMR/pDMR/NXDN e il PDT, una evoluzione digitale del sistema trunked analogico inglese MPT sviluppata per la polizia cinese. Ecco una tabella di sistemi a confronto che ho aggiornato da un originale elaborato da KB1IPD, Stephen Packard.
Il DMR è anch'esso uno standard aperto definito dall'ETSI come una specie di TETRA "light". Utilizza canali a spaziatura pari a 12,5 kHz (contro i 25 kHz del TETRA) e l'accesso alle risorse radio avviene in modalità TDMA/FDMA. Un sistema alternativo, sempre definito a livello ETSI ma con canalizzazione a 6,25 kHz e in modalità di accesso FDMA(frequency division multiple access, più economico e flessibile) è il dPMR. Molto simile a questo è il sistema NXDN, uno sviluppo congiunto tra Kenwood, Icom e JVC, basato su FDMA e in grado di supportare canalizzazioni a 12,5 e 6,25 kHz. NXDN e dPMR non sono direttamente interoperabili, ma l'NXDN Forum e il dPMR MoU collaborano da qualche anno e grazie alle loro similitudini i costruttori di terminali possono offrire dispositivi dual-standard. All'interno del mondo dPMR, tra le oltre dieci aziende che partecipano al dPMR MoU, i test di interoperabilità tra apparati di marche diverse sono abbastanza avanzati, anche se in generale in questo settore non ci si può aspettare l'altissimo livello di compatibilità tipico del 3G telefonico. Se si desidera acquistare dei ricetrasmettitori dPMR - che oggi cominciano a essere disponibili anche per la banda commerciale PMR446 "license free" utilizzata da escursionisti e privati - è sempre opportuno quindi effettuare delle prove di comunicazione tra apparati di marca diversa. La norma definisce l'uso del codec per voce digitale ("vocoder") AMBE+2 di DVSI e il RALCWI di CLM Microcircuits e SpiritDSP, ma è ipotizzabile che i costruttori del Far East per mantenere bassi i prezzi ricorrano al "reverse engineering" per mettere a punto codifiche non perfettamente compatibili.  In Italia, inoltre, potrebbero esserci questioni con l'uso "senza-licenza" di apparati dPMR446, perché le frequenze utilizzate in modalità digitale (16 canali da 6,25 kHz tra 446.103125 e 446.196875 MHz) non combaciano con gli 8 canali a 12,5 kHz assegnati ai walkie-talkie solo analogici  tra 446.00625 e 446.09375 MHz. 
Mentre gli apparecchi relativamente più evoluti a standard DMR (la cosa vale anche per il D-Star utilizzato dai radioamatori con licenza) tendono a essere più cari, anche in riconoscimento del coinvolgimento di case importanti come Motorola con il marchio MotoTrbo, i produttori cinesi come Kirisun offrono ormai walkie-talkie dPMR "licensed" molto validi a prezzi relativamente contenuti, tra i 100 e i 150 euro. Potete vedere all'opera questi apparati nei filmati YouTube realizzati da Radiosification, autore anche di un blog specializzato in scanner e PMR digitali rivolto a un pubblico hobbystico. Secondo le informazioni raccolte, i dispositivi dPMR Kirisun utilizzano però vocoder non standard e potrebbero presentare problemi di interooperabilità. Anche ICOM dispone di linee di prodotti NXDN (negli USA) e dPMR (resto del mondo) molto estese sotto il brand IDAS. Bisogna sempre ricordare che gli apparati ricetrasmittenti che utilizzano frequenze VHF e UHF fuori dalla limitata banda dei 446 MHz license free, richiedono autorizzazioni specifiche o il possesso di una licenza radioamatoriale.
Molti di questi nuovi sistemi di comunicazione si possono monitorare attraverso la nuova generazione di ricevitori scanner multi-standard - come l'AOR ARD300 - e addirittura con applicativi software open source, come Digital Speech Decoder. Ian Wraith ha sviluppato un applicativo Java, DMR Decoder, per il monitoraggio di walkie-talkie e ponti radio in DMR. La società Wavecom, specializzata in soluzioni per la decodifica delle trasmissioni digitali, ha aggiunto lo standard dPMR alla sua piattaforma software W-Code.

22 dicembre 2013

Consultazione sull'uso delle onde medie e corte: AGCOM annuncia i risultati, ma rimanda a ulteriori decisioni

Dopo una lunga riflessione, AGCOM ha partorito il documento che riassume i contenuti ricevuti nel corso della consultazione aperta sugli impieghi radiodiffusivi delle frequenze delle onde medie e corte. Anche io ho indirettamente partecipato a questo dibattito perché uno studio di  consulenza tecnica-normativa mi aveva chiesto di fornire alcune valutazioni, in particolare per le questioni riguardanti i sistemi digitali, che avrebbero poi dovuto servire per elaborare il parere espresso da un grosso editore radiofonico suo cliente.
Ci sono stati quasi 100 rispondenti e altri se ne sono aggiunti attraverso le audizioni (a queste ultime hanno partecipato Broadcast Italia e Challenger TV Broadcast Communication, direi i due maggiori operatori di emittenti in onde medie "alternativi" alla RAI negli anni più recenti. Ancora non ho letto tutto in modo approfondito, ci sarà molto da discutere, anche attraverso i commenti qui sul blog, ma non posso nascondere una brutta sensazione. Da questa consultazione non sembra emergere granché, non tanto nel senso della carenza dei contributi sottoposti. A deludere sono le conclusioni, che tanto per cambiare in Italia sono inconcludenti. Cito dalle considerazioni finali:
Interessi di una qualche rilevanza sono stati sostanzialmente espressi nei confronti dell’impiego della banda delle Onde Medie (OM: 526,5-1605 kHz), con bacini di diffusione di dimensione regionale o pluri-provinciale. Le effettive possibilità di crescita del mercato non sono chiare, tuttavia occorre riconoscere che fino ad ora non ci sono state concrete possibilità di conseguire autorizzazioni e diritti d’uso delle frequenze per avviare l’esercizio di stazioni trasmittenti in tale banda.
Nella banda delle Onde Corte, ove sono stati manifestati alcuni interessi particolari, non appare al momento configurabile un utilizzo commerciale da parte dei privati, anche in considerazione della natura sostanzialmente internazionale della radiofonia in tali bande.
Esiste, di fatto, una disponibilità di risorse di spettro nella banda delle OM, già coordinata a livello internazionale presso l’UIT (piano di Ginevra 75), venutasi a creare a seguito della contrazione del servizio radiofonico svolto dalla Rai in tale banda. Tale disponibilità appare, tuttavia, contenuta rispetto alle possibili richieste che potrebbero emergere, anche in considerazione della scarsa appetibilità delle frequenza più basse che comportano maggiori complessità e costi impiantistici.
E subito dopo AGCOM scopre l'acqua calda: le stazioni radio interferiscono tra di loro! (vi riporto il paragrafo e la nota esplicativa: 
Ciò premesso, alla questione principale che ci si è posti nell’avviare la consultazione pubblica - ovvero se sussista la necessità di provvedere a limitare i diritti d’uso, prevedendo quindi il rilascio di diritti individuali (6) - si ritiene di dover rispondere affermativamente, quantomeno in virtù di un principio di cautela, considerando la numerosità delle manifestazioni di interesse acquisite, rapportata alle risorse disponibili.
(6) Secondo le disposizioni del Codice (d.Lgs. 259/203, come modificato da d.Lgs. n.70/2012) Art. 27 . Diritti di uso delle frequenze radio e dei numeri. 
1. Ogni qualvolta ciò sia possibile, l’uso delle frequenze radio non è subordinato al rilascio di diritti individuali di uso. I diritti individuali di uso possono essere concessi per:
a) evitare interferenze dannose, 
b) assicurare la qualità tecnica del servizio, 
c) assicurare un utilizzo efficiente dello spettro, oppure 
d) conseguire altri obiettivi di interesse generale conformi alla normativa europea.
Tralascio poi l'ultimo allegato al documento, in cui viene riportata una tabella CEPT del 2010 con la "situazione" dell'uso delle onde medie e corte in alcuni paesi europei. Da qui apprendo l'esistenza di un trasmettitore da 600 kW su 1179 in Svezia chiuso appunto in quell'anno. Sarei lieto di poter fornire ad Agcom una situazione più aggiornata, basterebbe rivolgersi alle fonti curate da veri esperti su Internet, o acquistare una pubblicazione autorevole come il WRTH. 
Devo ammettere che sono stupito dal numero di opinioni espressi, anche da privati cittadini, ma i casi sono due: o il riassunto è eccessivamente stringato e superficiale, o di proposte concrete non ce sono state tante. Il tema delle emittenti low power e comunitarie  in onde medie emerge solo in modo molto fugace ed è un peccato perché sarebbe stata una occasione perfetta per rilanciare l'idea di introdurre in Italia normative "LPAM" simili a quelle in vigore nel Regno Unito, negli USA e in altre situazioni.
La questione della radio digitale sulle frequenze sotto i 30 MHZ rimane aperta, ma anche confusa. Il DRM sotto i 30 MHz (non parliamo di quello sopra gli 88) continua a rappresentare un incognita di mercato e soffre di un marcato paradosso: ricevitori non ce ne sono, e non ce ne saranno se l'offerta di contenuti continuerà a essere tanto limitata. Ma chi si azzarderebbe a lanciare servizi su scala estesa se non ci sono ricevitori? Non ci sono ovviamente soluzioni facili. Secondo me la mossa più indicata consisterebbe nel regolamentare le onde medie definendo un certo numero di canali per uso esclusivo delle low power veramente locali e comunitarie, un altro gruppo di frequenze per le stazioni commerciali ed eventualmente dei network isofrequenza, e un ristretto numero di frequenze per le sperimentazioni DRM con contenuti davvero esclusivi e alternativi.  Ma temo che per tutto questo ci voglia troppo coraggio, una capacità di visione e - diciamolo - una serie di competenze tecniche di cui al momento AGCOM forse non dispone in maniera esaustiva.
Se andiamo a guardare l'esempio del difficile percorso del DAB in Europa, è facile rendersi conto che l'atteggiamento dei vari operatori e stake holders non è sempre uniforme. A volte il DAB viene visto con diffidenza dal privato, a volte viceversa (vedi Francia) è il pubblico a ritenerlo poco praticabile. Non sempre, poi, sono le stazioni più piccole - come accade in UK - a fare opposizione. In altre circostanze vediamo i piccoli che sono molto interessati a sperimentare forme consortile mentre i network più grandi temono di andare incontro a investimenti onerosi. Per me il DAB resta una opzione molto valida nelle VHF e non escludo che andremo alla fine incontro a una strategia europea per lo switchoff, magari parziale, solo per i network, dell'FM analogica. Ma credo anche che una normativa di questo tipo possa avere effetti devastanti sugli attuali bacini di fruizione della radio, specie in situazioni "anormali" come la nostra. Dovremmo affrontare il discorso con molta cautela, senza demonizzare le vecchie tecnologie analogiche, ma cercando piuttosto di allargare il più possibile le opportunità di accesso ai mezzi diffusivi.
A questo proposito spicca, tra i contributi pervenuti ad AGCOM l'iniziativa di Giorgio Marsiglio, l'esperto di diritto radiotelevisivo a suo tempo autore di una denuncia alle autorità UE delle limitazioni poste dalla normativa italana in materia di libertà di accesso alle frequenze delle onde medie.  
L'Autorità indica di aver preso nota delle opinioni espresse da Marsiglio ma risponde solo in modo indiretto e a mio modesto parere non sembra aver compreso appieno la questione sollevata:
Viceversa un soggetto, qualificatosi come l’autore della citata denuncia alla Commissione europea, ritiene che in presenza di risorse disponibili in una banda come quella delle Onde Medie, queste risorse debbano essere assegnate. A tal fine contesta alcune disposizioni normative contenute in particolare nel Testo Unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici tra cui in particolare gli artt. 24 e 42. Tali disposizioni normative in sostanza imporrebbero, fa notare il segnalante, che solamente le emittenti esistenti alla data del 30 settembre 2001 possano continuare a trasmettere in tecnica analogica, mentre le aspiranti nuove radio (nella cui categoria rientra il predetto soggetto) dovranno forzatamente attendere l’adozione del nuovo piano di assegnazione delle relative frequenze, piano che però è previsto sia adottato solo dopo lo sviluppo del mercato della radio digitale, con una tempistica pertanto indefinita. Richiede pertanto l’adozione da parte dell’Autorità di un piano di assegnazione delle frequenze da utilizzare in tecnologia analogica, in particolare in Onde Medie.
[…]
Non può, infatti, in alcun modo condividersi quanto sostenuto, in particolare, nella denuncia alla Commissione Europea, che non sussista la necessità, dal punto di vista della quantità di spettro disponibile e dei rischi di interferenza, di limitare i relativi diritti d’uso ricorrendo a procedure per selezionare i soggetti destinatari di assegnazione.
Non so se le interpretazioni di Marsiglio siano corrette, ma se è vero che la normativa attuale pone un limite di accesso da parte di nuovi entranti costringendoli in pratica ad adottare modulazioni digitali per ottenere una licenza di trasmissione in onde medie, tale normativa è inaccettabile. Che si arrivi a costringere i nuovi entranti ad adottare tecniche digitali ancor prima di approvare a livello di sistema, una strategia di switchoff della radio analogica mi sembra ridicolo, oltre che dannoso nei confronti della libertà di espressione. In questo stesso senso è abbastanza clamorosa - e irricevibile - la posizione espressa da alcune associazioni di categoria, che a quanto pare vedrebbero in una normativa favorevole all'uso delle onde medie a un ostacolo all'evoluzione del DAB sulle VHF. Il protezionismo spinto all'italiana non ha proprio limiti:
Alcune associazioni di categoria delle emittenti radiofoniche hanno fatto presente che, non sussistendo, a loro avviso, un mercato interessato al digitale in tali bande, nel contesto dell’attuale crisi economica, l’adozione di qualsiasi iniziativa nel campo delle frequenze per il servizio di radiodiffusione sonora al di sotto dei 30 MHz potrebbe rappresentare un elemento di turbativa per il comparto radiofonico nazionale e locale, che starebbe procedendo, a detta di tali soggetti, con determinazione, ma anche con grosse difficoltà economiche, all’avvio delle diffusioni in tecnica digitale DAB (DAB+) in VHF, disciplinate dalla delibera n. 664/09/CONS e s.m.i..
A tale riguardo, le predette associazioni ritengono che non si debba procedere ad alcuna pianificazione o emanazione di provvedimenti propedeutici al rilascio di diritti d’uso per le frequenze oggetto della consultazione, sia per diffusioni analogiche sia per quelle digitali, fino a quando non sia conclusa la fase di avvio del mercato radiofonico in tecnica digitale, sottolineando come, ai sensi dell’art. 42, comma 10, del Testo Unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici, sia possibile adottare il piano nazionale di assegnazione delle frequenze radiofoniche in tecnica analogica solo successivamente all'effettiva introduzione della radiodiffusione sonora in tecnica digitale e allo sviluppo del relativo mercato.
L'assenza o quasi di piani per le onde corte mi delude un po', anche se non mi sarei aspettato un esito molto diverso. L'AGCOM sembra aver percepito nelle proposte una enfasi del tutto sproporzionata sul carattere "internazionale" della radiodiffusione a onde corte. Forse nessuno dei partecipanti avrà manifestato interesse nei confronti dell'uso delle stesse per iniziativa a copertura nazionale o addirittura regionale in bande oggi più libere come i 49 e 41 metri. Una radio informativa e di servizio può continuare a trovare spazio nelle tanto bistrattate onde corte, specie in un contesto come quello italiano, in cui esistono forti problematiche territoriali interne e di relazione con l'intera area mediterranea. Evidentemente sono solo un sognatore utopista.
Queste sono le "conclusioni" di cui parlavo prima, in relazione alle mosse che AGCOM intende intraprendere sulla base degli esiti della consultazione di giugno. Ripeto, mi sembra tutto molto blando e fumoso. Tanto per cambiare è stato deciso di non decidere.
Per tutto quanto esposto, l’Autorità ritiene opportuno assumere le seguenti iniziative:
  1. avvio di approfondimenti tecnici in merito alle metodiche di efficiente pianificazione della banda delle OM, per un utilizzo per il servizio di radiodiffusione sonora in tecnologia sia analogica che digitale, in relazione alle tipologie di esigenze prospettate dai soggetti interessati al servizio radiofonico in tali bande, dando tuttavia preminenza all’evoluzione verso tecnologie digitali, che consentono uno sfruttamento più efficiente della risorsa e l’introduzione di servizi innovativi;
  2. avvio di approfondimenti in merito alla situazione del mercato della radiofonia in OM negli altri Paesi dell’area europea e valutazione degli sviluppi in corso a livello mondiale nel mercato delle tecnologie digitali;
  3. interlocuzione con il Governo in merito all’esistenza, nel vigente quadro legislativo, di ostacoli all’eventuale ingresso nel mercato di soggetti nuovi entranti che non siano cioè già concessionari o autorizzati per il servizio radiofonico in tecnica analogica;
  4. attento monitoraggio dello sviluppo del mercato della radiofonia digitale secondo gli standard DAB+ nella banda VHF III, per valutarne le conseguenze sulla eventuale pianificazione ed utilizzo della banda delle OM.

21 dicembre 2013

La Liberia torna alle onde corte con la religiosa ELWA

Per la comunità degli ascoltatori delle onde corte la notizia è abbastanaza clamorosa e merita un post immediato. La stazione religiosa missionaria ELWA, storicamente attiva in Liberia, distrutta e ricostruita una seconda volta a cavallo del 2000 e da circa tre anni ormai disattiva per problemi di forniture di materiali, sta riprendendo a funzionare regolarmente sui 4760 kHz della banda tropicale dei 60 metri e a partire dal primo di gennaio sarà regolarmente in onda. Lo annuncia un esperto hobbysta americano, Dave Valko, che afferma di aver ascoltato i test dell'emittente nel primo mattino aggiungendo di  aver avuto conferma da parte dell'attuale responsabile della stazione, Moses Nyantee. In effetti il sito ufficiale di ELWA cita espressamente la frequenza in onde corte e il nome di Nyantee. ELWA dovrebbe trasmettere anche fino alle 22 ora liberiana.
In questo periodo sulle onde corte stanno tornando attivi servizi regionali che pensavamo definitivamente eclissati. Un bel regalo di natale per chi ama dare la caccia ai deboli segnali delle onde corte. Uno di questi è il servizio interno in lingua araba di Radio Sana'a, dallo Yemen, sulla frequenza (che dovrebbe operare dalla località di Aden) di 6135 kHz.

   

La banda dei 49 metri non è certo adatta alle coperture a lunga distanza ma nella regione dello Yemen può assicurare un buon servizio. Le opportunità di ascolto sono limitate alla fascia compresa tra le 15:30 e le 16 ora italiana (del resto Radio Sana'a trasmette in onde corte solo poche ore) e ho perfino avuto una cordiale risposta via email dal "tech consultant" della stazione, Ali Tashy, il quale conferma che la frequenza viene utilizzata per ripetere il programma nazionale. Un'altra riattivazione è quella delle  isole del Pacifico Solomon dove è stato acceso un nuovo trasmettitore, inizialmente sulla frequenza storica di 9545 kHz, che subito dopo sono diventati i 6080 kHz. Questa stazione è sicuramente molto più difficile, ma non è detto che sia del tutto impossibile.

20 dicembre 2013

La Gran Bretagna frena sul passaggio alla radio digitale. E in Svizzera i privati si litigano.

«Non giocheremo d'anticipo sugli ascoltatori.» Secondo John Plunkett, autorevole osservatore del settore multimediale per conto del Guardian, è questo il principio che il ministro delle comunicazioni britannico Ed Vaizey ha reso esplicito qualche giorno fa in Parlamento, durante il dibattito riguardante le decisioni sulla possibile data di spegnimento delle frequenze analogiche utilizzate dai network radiofonici del Regno Unito. La legge Digital Britain aveva fissato una data abbastanza prossima per il cosiddetto "switchover", il passaggio dalla modulazione di frequenza alla radio digitale DAB, ponendo però alcune condizioni preliminari sulle percentuali minime dell'ascolto in digitale. Queste condizioni non si sono ancora verificate, il DAB non è abbastanza diffuso in Gran Bretagna e soprattutto aumentano le pressioni da parte dei parlamentari che sostengono la causa delle emittenti locali, per le quali il DAB potrebbe essere troppo costoso e non abbastanza capillare. Il ministro si è però detto convinto che il futuro della radio sia digitale e ha annunciato piani per l'ulteriore sviluppo dell'infrastruttura e dell'offerta.
Un'altra nazione europea che al momento rappresenta una delle frontiere più avanzate per quanto concerne la diffusione della radio digitale è la Svizzera, ma anche da qui arrivano segni apparentemente contraddittori. Un forte endorsement pro-DAB+ viene da Dani Büchi, "chef" (come si dice in tedesco) di Energy Gruppe, l'editore di Radio Energy di Basel, Berna e Zurigo, il quale nel presentare la nuova stazione solo DAB+ Landlieberadio (presto verrà annunciato anche il nome di un'altra stazione ultra-giovanile) ha dichiarato ai giornalisti che a partire dal 2019, data della naturale scadenza delle vecchie concessioni alle radio private elvetiche, Energy e le altre emittenti abbandoneranno l'FM.
Ma per un Büchi intenzionato a dichiarare guerra all'FM analogica, un altro imprenditore della radio, il cui peso storico si estende fino ai nostri confini, ha reso pubblica la sua delusione nei confronti del DAB. Roger Schawinski - il visionario che nella seconda metà degli anni '70, approfittò dell'improvvisa liberalizzazione dell'etere italiano per costruire nel nostro paese un ripetitore ad alta quota in grado di coprire la città di Zurigo con Radio 24 - ha dichiarato che la sua Radio 1 [Radio Eins] smetterà di utilizzare le frequenze digitali. «Il DAB è troppo caro e troppo poco diffuso - avrebbe dichiarato, la percentuale tra chi ascolta è inferiore al 5%.» 

14 dicembre 2013

Seppellire l'ascia di guerra, disseppellire la rosa

Ti rendi conto che stai veramente diventando vecchio quando ti ritrovi a Lucca Comics perché tuo figlio liceale che è lì con i compagni di classe e ti costringe in un certo ad andarci perché delle capacità logistiche dei sedicenni oggi è molto meglio non fidarsi. A parte forse la precoce scoperta di Alan Ford - che però quando avevi dieci anni fu una tale sensazione che avresti dovuto essere ancora più orbo di come sei per non accorgertene - non sono mai stato un esegeta dei fumetti ma Lucca Comics è una manifestazione talmente iperbolica (malgrado il novembre freddo e alluvionale) che figlio o non figlio visitarlo e partecipare agli eventi è un must. 
Leggendo il fitto programma mi ero segnato due appuntamenti: Comics&Science di Leo Ortolani (per conto del CNR) e una graphic novel di Mimmo Franzinelli, lo storico, e Andrea Ventura sull'8 settembre del 1943, Una mattina mi son svegliato (andate a vedere la copertina per giustificare questo post apparentemente non radiofonico).  Il primo appuntamento me lo sono clamorosamente perso perché non me l'ero sentita di affrontare la camminata da Forte dei Marmi al treno di Querceta di buon mattino. Alla presentazione del secondo Franzinelli e Ventura non si sono neanche presentati per evidenti intoppi meteostradali (Franzinelli l'ho incontrato un mese dopo a una mostra di Uliano Lucas a Sesto S. Giovanni, mi sono lamentato e lui si è scusato, «proprio non ce l'abbamo fatta»; pace). 
Visto il bilancio fino a quel momento fallimentare e la pioggia incessante, sono rimasto al calduccio nella sala della Camera di commercio lucchese, attirato dal titolo della presentazione successiva. Con insperata puntualità si sono presentati due genitori e un signore con un sacchetto con dentro dei libri a fumetti. I genitori erano immediatamente riconoscibili come tali in virtù della giovanissima figlia appesa alle spalle del papà. Il tipo con i libri aveva l'aspetto non precisamente agiato del piccolo editore medio italiano. 
E questo è stato il mio primo contatto con La Rosa Sepolta, i suoi autori (astutamente travestiti da ricercatori in sociologia) Barbara Borlini e Francesco Memo e l'editore Gianni Miriantini di Hazard. Mentre Lucca veniva sommersa da cascate di pioggia e fiumi impetuosi di cosplayer, mi sono perso negli intrecci sovrapposti di questa storia a fumetti - più "fumetto" che "graphic novel" come ho poi sentito dire ad Antonio Serra. Dell'8 settembre raccontato da Franzinelli non avevo avuto modo di sapere niente, ma anche La Rosa Sepolta (che poi sarebbe il titolo di una poesia quasi lorchiana di Franco Fortini) ha a che fare con un armistizio. Con la ricostruzione dopo il disastro. Con una smobilitazione che inconsciamente, forse, richiama la tregua di Primo Levi, ai ritorni pieni di paura più che di sollievo. Con l'amore conteso. Soprattutto - lo si scopre dopo - con un problema grosso come una casa anche se relativamente recente: quello dei bambini soldato, ragazzini e ragazzine a volte anche più giovani dei sedicenni liceali dell'inizio di questa storia. 
Alla fine del denso romanzo a "tavole", l'edizione di Hazard include addirittura un saggio con la testimonianza di una ONG, COOPI, che affronta il dramma della (pre)adolescenza armata nei principali teatri di guerra contemporanea. Il tema era serio e trattato in modo efficace e suggestivo. Tanto che mi era dispiaciuto dover abbandonare la presentazione prima della fine. È andata bene perché nel tempo rimasto prima della fortunosa partenza da una stazione surreale strapiena di pazzi, mi è riuscito di visitare, con sufficiente attenzione la mostra dedicata a Guy Delisle. Mi ero però sentito in dovere di caricare almeno un commento su Facebook con una fotografia, a testimonianza della forte impressione che mi aveva fatto il lavoro dei due sociologi milanesi e l'approccio apparentemente ellittico che avevano adottato nei confronti dello spinoso argomento. 
Tempo dopo in calce al mio post è arrivato il simpatico ringraziamento di Barbara e Francesco e un successivo invito a partecipare alla presentazione milanese, che si sarebbe tenuta verso metà dicembre. L'evento di giovedì scorso allo Spazio B**K, microscopica libreria-fumetteria di via Porro Lambertenghi, a due passi dalla chiesa Metodista, è stato incredibilmente ricco e piacevole. A officiare il rito introduttivo c'era appunto Antonio Serra, sceneggiatore di fumetti dell'editore Benelli, papà delle tavole di fantascienza di Nathan Never. Già lì ho imparato un sacco di cose. Per esempio che la pubblicazione della Rosa Sepolta è stato un nostos, un viaggio di ritorno lungo come quello di Ulisse. Che Serra aveva scoperto il fumetto quando Barbara e Francesco lo stavano ancora pubblicando a puntate online, come i feuilleton di una volta. Che il lavoro, all'insaputa degli autori, era stato citato da Serra in diverse occasioni, inclusa la sua rubrica a Radio Popolare. Che alla fine il fumetto è passato dall'online alla carta grazie a un editore che però non era tra coloro ai quali Serra lo aveva segnalato. 
Poi è stata la volta dei due autori, all'inizio un po' esitanti, forse per il pensiero delle delle due figlie piccole rimaste a casa con la tosse, poi sempre più partecipi nel raccontare il dietro le quinte della loro produzione ed esplicitarne i motivi. Ho ascoltato in religioso silenzio parlare di ambientazione in un contesto neutro, impreciso, e delle implicazioni di tutto questo sulla necessità di trasmettere ogni dettaglio della storia, ogni retroscena, solo attraverso le scene e le parole scritte. Ho appreso che nella Rosa non esistono praticamente didascalie o fumetti con pensieri esplicativi, l'intera scansione narrativa si articola nei dialoghi. Ho apprezzato il fatto per cui l'ispirazione della stora risale a eventi bellici molto vicini a noi, nel tempo e nello spazio. Questo mi ha fatto scattare il lampo di un parallelo letterario che a Lucca mi era sfuggito. 
Il personaggio di Sergio nella Rosa Sepolta è in totale sintonia con quello che l'economista-musicista-giallista norvegese Jo Nesbø inserisce nella trama di The Redeemer (il redentore, è il titolo inglese del romanzo che ho letto io, l'originale norvegese è "Frelseren" che Google traduce con Salvatore; in ogni caso nulla a che fare con l'italiano La ragazza senza volto che, scusate, è proprio un titolo del cazzo). In questo romanzo, i delitti che il colto, depresso e alcolizzato ispettore Harry Hole deve risolvere nella inedita Oslo della comunità dell'Esercito della salvezza si mescolano, in un alternarsi di flashback, con i traumi che caratterizzano la vita del Piccolo Redentore, nome in codice di un adolescente che i croati assediati a Vukovar addestrano come guastatore contro i tank serbi. 
Infine ho sentito Barbara soffermarsi sulle ragioni di una scelta stilistica così volutamente giapponese, ho verificato con sollievo che La Rosa Sepolta è una storia d'amore di ferite inferte e forse, chissà, rimarginate. Ho avuto l'incoraggante conferma che dopo questo è in preparazione un altro volume. E ho concluso il prolungato tardo pomeriggio aspettando l'autografo-disegnato di Barbara e discutendo amabilmente di traduzioni e slavità con un giovane - ormai a me sembrano giovani tutti, altro sintomo infausto - ma preparatissimo (lui), autentico cultore dei fumetti. Per non tornare a casa chissà quando, ho preso una bikemi che ci saranno stati uno o due gradi, ma non li ho sentiti tanto era il calore di questa esperienza. 
La Rosa Sepolta è un bellissimo regalo da fare a Natale, magari ad un adolescente con la testa sulle spalle o a un giovane adulto. Per ricordare loro, specie in momenti come questi, che la pace sociale non è di per sé una garanzia, ma un premio da conquistare con l'intelligenza, la buona volontà, la voglia di capire le ragioni dell'altro. Se per le mani non avete giovani da ammaestrare, ancora meglio: acquistatelo e leggetelo voi. È un grande, avvincente racconto e i suoi testi e i disegni vi trasmetteranno il senso molto concreto - quasi fosse un saggio scritto da due sociologi - dell'effetto disgregante della guerra sull'universo di relazioni che ci legano gli uni con gli altri.
Vorrei aggiungere qualche indicazione per chi volesse acquistare La rosa sepolta. Il volume non è di facile reperimento, purtroppo. Seguendo le indicazioni riportate sul sito,  un canale possibile sono le fumetterie specializzate, come Spazio B**K di Milano. In altre città lo si può ordinare, ma tutto dipende dalla presenza di una vera e propria libreria specializzata in fumetti, immagino che non ce ne siano tantissime. Per chi abita nell'area milanese il libro sarà presente sui tavoli del Banco di Garabombo, il tendone del commercio equo legato a Radio Popolare (una buona fonte di regali anche solo simbolici). Anche le sedi COOPI sono un punto di riferimento, a Milano, Roma e qualche altra città più o meno importante. La Hazard Edizioni spedisce su ordine effettuato via Internet, anche se purtroppo il sito non è certo ottimizzato per l'e-commerce. Sembra che prima o poi la distribuzione in libreria partirà e una volta imboccato il canale, il libro sarà disponibile anche online su Ibs e gli altri store. Nel frattempo seguendo il link qui riportato è possibile visualizzare online tutta la prima parte del libro, "Shelter".

13 dicembre 2013

Ricordi e resistenze, aspettando le decisioni del governo UK sullo switchover della radio.


Circa mezzo secolo, appena 40 anni se facciamo partire il conteggio dall'anno 1973, quello in cui per la prima volta nella storia del monopolio radiofonico britannico l'etere si popolò di stazioni locali indipendenti e commerciali (prima di allora solo le stazioni pirate offshore avevano trasmesso pubblicità).  Per le onde medie e lunghe, le prime frequenze usate per trasmettere servizi "circolari", abbiamo avuto una durata più che doppia. Nel giro di pochi giorni conosceremo quale sarà il destino della banda FM e delle modulazioni analogiche in Gran Bretagna (e per estensione riusciremo a farci un'idea di una possibile tempistica europea). Il 16 dicembre sarà il D Day, come lo chiama il Guardian. In quella data il ministro Ed Vaizey annuncerà i piani del suo governo per un processo di digitalizzazione che nel giro di pochi anni potrebbe portare al definitivo spegnimento delle trasmissioni radio analogiche, almeno per quanto concerte i network nazionali e regionali della BBC e le grandi insegne private. A quanto si sa è probabile che le stazioni locali molto piccole godranno di una lunga moratoria. Per loro sarebbe impossibile o molto costoso passare ai multiplex DAB e l'FM analogica, libera di forti interferenze, potrebbe garantire loro una certa continuità. Ma bisogna anche capire quali potrebbero essere le ambizioni di altri operatori non radiofonici sui 20 MHz della banda FM: a rigor di logica sarebbe impensabile utilizzarli per dispositivi mobili come i cellulari, perché la lunghezza d'onda implicherebbe antenne troppo lunghe, ma in un caso del genere, con la spinta esercitata dalle varie modalità di trasmissione IP, sarebbe sbagliato escludere certi scenari.

Per molti ascoltatori britannici è il momento dei ricordi. Per altri, e per molti proprietari di piccole stazioni, inizierà una fase di resistenza anti-DAB, come spiega questo servizio apparso ieri su BBC TV. Un servizio non del tutto parziale, considerando che l'intervistato pro-radio digitale è un signore molto raffinato all'interno della sua elegante abitazione, mentre il "resistente" al DAB è un radioamatore con un marcato difetto di pronuncia intervistato all'interno di un caotico "shack" in giardino. Le celebrazioni del 40esimo anniversario della legge che istituì le radio commerciali ILR, la stessa BBC ha preparato un medley con gli annunci delle prime 19 stazioni che videro la luce tra 1973 e 1976, a partire da LBC London (qui nel supplemento promozionale che spiegava i vantaggi della nuova radiofonia, incluso un ruolo di spicco per le donne reporter! - dall'archivio di Paul Easton) Tutto comincia ovviamente con le radio pirate di 10 anni prima, un fenomeno che non resistette alla forza della burocrazia degli anni '60 e alla diffidenza che il governo labour nutriva nei confronti delle iniziative private. Paradossalmente fu per merito del governo conservatore di Edward Heath se tra il 1970 e il 1972, anno in cui Elisabetta II diede il proprio Royal Assent al Sound Broadcasting act che istituiva la Independent Broadcasting Authority, antenata dell'attuale regolatore OFCOM, vennero gettate le basi della radiofonia moderna nel Regno Unito e in Europa. Dal punto di vista organizzativo, il modello delle radio "libere" (in realtà concessionarie per conto di un ente a controllo pubblico) si ispirava proprio a stazioni non autorizzate come Radio London, tanto che Philip Birch, managing director di "Big L", entrò a Piccadilly Radio di Manchester e fu per dieci anni il suo CEO. La storia della stazione nota anche come "Wonderful Radio London" raccontata da Birch in persona si trova qui ed è molto interessante - anche per noi oggi - ascoltare il primo teorico della radio privata pubblicitaria paragonare il suo modello a Radio Caroline, che fu la prima stazione pirata ma fu anche un disastro finanziario perché troppo legata all'industria discografica e al commercio di album musicali:



Per una storia dettagliata dei quarant'anni trascorsi da quella prima manciata di stazioni, i cui programmi musicali furono decisivi per l'affermazione della modulazione di frequenza, Radiocentre, l'organizzazione ombrello dei broadcaster commerciali British, ha preparato una bellissima timeline interattiva. Tutto questo potrebbe essere storia nel senso concreto del termine.

12 dicembre 2013

Crowdcasting: la sonda Juno salutata via radio da centinaia di piccoli trasmettitori radioamatoriali

Say HI to Juno! Dì ciao a Juno!. Esperimento riuscito, segnale ricevuto. Nel suo volo radente intorno al nostro pianeta prima di essere proiettata verso giove (arrivo previsto nel 2016), la sonda NASA-JPL Juno era stata salutata da un "arrivederci" molto speciale. Per sventolare il fazzoletto e augurare buon viaggio, 1.400 radioamatori di tutto il mondo hanno impostato sui loro trasmettitori una frequenza scelta in uno stretto intervallo centrato intorno ai 28 MHz nella banda dei 10 metri e tutti, il 9 ottobre scorso, hanno trasmesso a cadenza molto regolare un segnale non modulato. Letta sull'analizzatore di spettro a bordo di Juno, la sequenza di queste trasmissioni sovrapposte, opportunamente intervallate da pause della stessa durata (30 secondi),  avrebbe formato le lettere H e I espresse in codice Morse. Quattro punti seguiti da una pausa e da altri due punti per dire HI, "ciao Juno". Punti trasmessi molto lentamente, per sfidare il rumore di fondo che avrebbe nascosto un segnale così debole.
Perché una iniziativa collaborativa in apparenza tanto complessa? Non sarebbe bastato telegrafare il saluto a velocità normale? Alla base di questo progetto collaborativo tra la NASA e la comunità radioamatoriale,  c'era proprio l'idea di comunicare via radio con una sonda spaziale non sfuttando i potenti segnali emessi dalle antenne paraboliche delle varie stazioni di tracking e controllo satellitare. Juno, che su giove studierà i fenomeni "giovomagnetici", è equipaggiata con due ricevitori, uno per le frequenze molto basse tipiche dei fenomeni di "radio naturale" legate al geomagnetismo e alle sue interazioni con la ionosfera, l'altro per le HF. È stato proprio questo ricevitore a rilevare la "sommatoria" di tanti piccoli segnali trasmessi dai partecipanti. Gli scienziati del Jet Propulsion Lab hanno dovuto applicare dei filtri alla ai dati trasmessi a terra dalla sonda, ma una  volta convertiti in un segnale audio un po' accelerato, i sei puntini si distinguono molto bene. ll successo dell'esperimento era tutt'altro che scontato. A parte la bassa potenza impegnata a livello individuale, non era affatto detto che le trasmissioni sui 28 MHz avrebbero potuto attraversare la ionosefera terrestre. E invece le onde corte hanno funzionato bene, producendo un messaggio che esalta il valore della scienza e della collaborazione. Nei due filmati è possibile ascoltare il famoso "HI" in una versione compressa più facile da seguire e osservare alcuni partecipanti del progetto in azione davanti ai loro tasti telegrafici.

05 dicembre 2013

Mentor.fm goes live, il servizio di music discovery associato a Deezer presente in 200 nazioni.

Ecco il videoclip prodotto da Mentor.fm per il suo lancio ufficiale nelle countries coperte da Deezer. Ne avevo parlato poco tempo fa in questa intervista all'ideatore del nuovo servizio di raccommandazione musicale e discovery, Eugenio Tacchini.


Mentor.FM - The Next Soundtrack to your life from Mentor.FM on Vimeo.

La voce amica di First Response Radio nelle Filippine colpite dal tifone

Dire che la radio può essere molto utile nelle situazioni di emergenza causate da eventi che impattano le infrastrutture di base è banale. Ma proprio l'impatto infrastrutturale rende complessi gli interventi e ammirevoli le iniziative come questa di First Response Radio, una organizzazione in seno alla Far Eastern Brodcasting Company, una "charity" internazionale particolarmente attiva nel sud-est asiatico. Quando il tifone Haiyan ha colpito duramente le Filippine, una squadra di First Response di Manila ha letteralmente preso le due valigette che servono per trasportare tutto l'equipaggiamento necessario per impiantare una stazione FM di media potenza ed è partita per Tacloban City. Dal 13 novembre in quella località opera una stazione radio di emergenza che offre un costante supporto informativo alla popolazione in un raggio di oltre 60 chilometri. Il trasmettitore è di 600 watt utilizza i 98,7 MHz e l'antenna è stata montata sul tetto del municipio.
First Response Radio fa parte di un circuito mondiale chiamato CDAC Network, attivo a livello globale. Ogni volta che un disastro naturale o un evento distruttivo compromette la capacità di comunicazione a livello locale, l'organismo può mandare sul posto sistemi di trasmissione autonomi e si occupa persino della distribuzione di piccoli apparecchi radio ad alimentazione solare o a manovella tra la popolazione. A Tacloban non è rimasta in piedi nessuna emittente radiotelevisiva, l'elettricità ha smesso di arrivare e la voce di First Response è l'unica fonte che gli abitanti possono seguire per ritrovare i dispersi e interagire con le autorità e le associazioni di volontariato che stanno prestando i soccorsi e avviando la ricostruzione. Recentemente Voice of America ha realizzato un reportage, che potete visualizzare qui in basso insieme a un breve filmato istituzionale.





04 dicembre 2013

Tecsun PL-880, ecco le prime prove del nuovo, avanzato portatile low cost

Stanno cominciando ad arrivare nelle mani degli appassionati di onde corte i primi esemplari del ricevitore portatile Tecsun PL-880, il successore del modello 660, una radio che ha accumulato un enorme consenso per l'eccezionale rapporto qualità prezzo e l'ottimo rendimento complessivo. Ne abbiamo parlato a settembre e poche settimane fa sono cominciati a spuntare i primi annunci di pre-vendita su eBay. La radiolina ha un aspetto ancora più professionale e elegante, ma deve rinunciare alla copertura dell'AIR Band (che rende ancora più simpatico il 660) e, a quanto mi sembra di capire, anche della ricezione AM sincrona (ma sembra potenziata la sintonia in SSB e i filtri frutto del trattamento DSP della media frequenza analogica). In ogni caso il prezzo, inclusa la spedizione per corriere, si aggira intorno ai 145 euro, che sono pur sempre un prezzo interessante (se l'FM avesse l'RDS lo sarebbe ancora di più).
Al momento la data di spedizione prevista è il 6 dicembre, ma come dicevo qualche primo esemplare è già stato preso in esame negli Stati Uniti, da dove è stato postato, come oggi mi segnalava Christian Diemoz, sul blog The SWLing Post un primo filmato in cui l'880 viene messo a confronto con il suo predecessore su una frequenza (i 9580 kHz di Radio Australia), che sulla costa est degli USA è molto interferita da Radio China International. Se posso esprimere un parere mi pare che il 660 si difenda egregiamente. Se fosse confermato che questa nuova proposta Tecsun non offre un significativo salto di qualità ed ergonomia, mi chiedo quale possa essere l'interesse del mercato hobbystico. Stiamo parlando di apparecchi progettati in Cina verosimilmente per l'immenso mercato interno, e quindi queste considerazioni possono apparire oziose. Adesso vedremo se davvero Tecsun darà seguito alle voci che la vorrebbero pronta a lanciare l'ennesimo tentativo nel finora sfortunato filone dei ricevitori portatili per le onde corte digitali dello standard Digital Radio Mondiale. Le prime notizie relative a questo inatteso sviluppo sono arrivate da Taiwan dal responsabile del programma PCJ Media, Keith Perron, ma non ci sono stati aggiornamenti. L'unico rammarico, dal mio punto di vista di vecchio ascoltatore delle onde corte, è che queste incredibili scatolette non esistevano ancora negli anni in cui potevano davvero fare la differenza in un mare di stazioni da ascoltare. Stazioni che oggi non esistono più.

03 dicembre 2013

Da SDRsharp arriva AIRSPY, chiavetta USB superprogrammabile per monitoraggi impegnativi

Dopo il progetto FunCUBE "dongle", il frontend SDR nell'ormai diffuso fattore di forma della chiavetta USB, un altro progetto simile si sta per affacciare nel panorama dei ricevitori software defined. Il promotore è l'autore di SDR# o SDRsharp, un software di demodulazione molto avanzato e multipiattaforma e la chiavetta viene progettata utilizzando gli stessi criteri che hanno portato allo sviluppo di FunCUBE dongle: quella di un sistema di ricezione a banda molto larga, ottimizzata per le applicazioni avanzate dei radioamatori e dei DXer dell'FM. Il tutto con componentistica e prezzi abbastanza simili a quelli che troveremmo nel normale mercato delle chiavette USB per la sintonia del digitale terrestre.
Il progetto si chiama AIRSPY e a quanto leggo sul gruppo Yahoo aperto per la discussione tra i potenziali acquirenti e sperimentatori, sarebbe molto vicino alla definitiva fase commerciale. Il nome richiama quella che è una delle vocazioni principali della piattaforma SDR#, il monitoraggio dei servizi di comunicazione ADS-B utilizzato per il posizionamento degli aerei in volo, attraverso una applicazione dedicata chiamata ADSB#. Questo software può utilizzare normali chiavette DVB-T, ma in questo caso la versione configurata su misura per AIRSPY comporta alcune modifiche e ottimizzazioni. Ancora non si conosce il prezzo, ma si sa che il circuito utilizza un tuner r820t, molto diffuso anche nelle chiavette low cost commerciali, e qualche specifica tecnica:

copertura:  24 - 1750 MHz range
convertitore ADC 12bit @ 20msps
processore: Cortex M4F @ 204 MHz
visuale panoramica su 10 MHz
alla programmabilità e configurabilità per impieghi come analizzatore di spettro, scanner veloce, monitoraggio, rilevamento direzione, radar passivi, ADS-B, FM DX, ham radio VHF-UHF.

Sul gruppo AIRSPAY sono anche comparse alcune fotografie relative ai dispositivi in pre-produzione. Ora non resta che attendere i primi annunci di disponibilità.


01 dicembre 2013

Un Natale di cubesat: decine di nuovi "birds" da monitorare. Ecco quali, e come


Tra il 19 e il 21 novembre una vera tormenta di nanosatelliti cubesat (formati da uno o più moduli di 10 cm di lato ciascuno) si è scatenata in orbita, per la felicità dei radioamatori che seguono la telemetria di queste piccole sonde sperimentali sviluppate perlopiù nell'ambito dei piani di studio in scienze aerospaziali di numerose università americane e non solo. Due vettori sono partiti da terra, un Minotaur-1 dalla base di Wallops in Florida e un Dnepr da Yasny in Russia. A seconda delle fonti consultate il primo aveva a bordo 29 o 30 satelliti di cui 12 dotati di ripetitori operativi in bande amatoriali, mentre il vettore russo trasportava in totale 34 satelliti (uno di loro, UniSat-5, ha dispiegato a sua volta un certo numero di satelliti, uno dei quali, il peruano PUCP-SAT-1 conteneva un PocketPUCP). Nader Omer ST2NH ha compilato uno schema di lancio di questo complicato vettore. Il totale di satelliti operativi in bande amatoriali dovrebbe essere di 24 (altre fonti ne indicano qualcuno di meno). Il più famoso cubesat a bordo del Dnepr è sicuramente il britannico FunCUBE-1, che ha dato inizio all'omonimo progetto del ricevitore-dongle per interfaccia USB da cui è poi derivata la pletora di chiavette low-cost per la ricezione in bande VHF-UHF. Agli oltre 30 cubesat partiti da terra se ne aggiungono altri quattro messi in orbita dagli astronauti della stazione spaziale.  Non finisce qui. Il 5 dicembre dovrebbe partire dalla base di Vanderberg un vettore Atlas V 501 con una decina di satelliti cubesat di cui almeno 5 operativi in banda radioamatoriale.

Mineo Wakita, JE9PEL nella sua Satellite List amatoriale elenca queste frequenze (riportate da AMSAT UK):

Satellite         Uplink          Downlink         Beacon       Mode
- 
ISS deployment:
PicoDragon           .            437.365          437.250      1200bps AFSK,CW
ArduSat-1            .            437.000             .         9600bps MSK
ArduSat-X            .            437.000             .         9600bps MSK
TechEdSat-3          .            437.465          437.465      1200bps AFSK,CW
-
Minotaur-1 launcher:
Black Knight-1       .            437.345             .
CAPE-2               .            145.825/437.325     .
COPPER               .            437.290             .         9600bps
DragonSat-1          .            145.870             .
Ho'oponopono-2       .            427.220             .         9600bps FSK/GMSK
KYSat-2              .            437.405             .
NPS-SCAT             .            437.525/2401.200-2447.600
PhoneSat-v2          .            437.425/2401.200-2431.200
SwampSat             .            437.385             .
TetherSat            .            437.100/305         .         9600bps GFSK
TJ3Sat               .            437.320             .
Trailblazer-1        .            437.425             .
-
Dnepr launcher:
BRITE-PL1            .            2234.4
CubeBug-2            .            437.445             .         1k2 AFSK 9k6 FSK,GMSK
Delfi-n3Xt        435.530-570     145.880-920         .         Transponder(U/V)
Delfi-n3Xt           .            145.870/930         .         1200bps AFSK
Eagle-1              .            437.465             .         9600bps GFSK
Eagle-2              .            437.505             .         9600bps GFSK
E-Star-2             .            437.485             .         1200bps AFSK
First-MOVE        435.520         145.970             .         1200bps BPSK
FUNcube-1         435.150-130     145.950-970         .         Inverting(U/V)
FUNcube-1            .            145.935             .         1200bps BPSK
GOMX-1               .            437.250             .         1k2/2k4/4k8/9k6 GMSK
HiNCube              .            437.305             .
Humsat-D             .            437.325/437.525     .
ICUBE-1           435.060         145.947             .         1200bps BPSK
NEE-02 Krysaor       .            980.000?            .
PUCP-SAT-1        145.840         145.840/437.200     .         1200bps AFSK
Pocket-PUCP          .            437.200          437.200      1200bps AFSK,CW
Qubescout-S1         .            437.525             .         9600bps GMSK
Triton-1          435.xxx         145.815/860     2408.000      9600bps RC-BPSK
UniSat-5             .            437.175/425         .         9600bps GMSK
UWE-3                .            437.385          437.385      1200bps FSK,CW
VELOX-P2          437.305         145.980             .         1200bps BPSK
Wren                 .            437.405          437.405      1200bps FSK,CW
ZACube-1          145.860         437.345           14.099
I satelliti lanciati da Minotaur fanno parte dell'iniziativa NASA ELANA IV, che ha distribuito una mappa con l'indicativo dei cubesat e l'istituzione responsabile della realizzazione:


Per quanto riguarda il lancio di Atlas V il blog PE0SAT di Jan van Gils offre queste anticipazioni sulle frequenze utilizzate: 



Nader's Satellite BlogDK3WN SatBlog di Mike Rupprecht e lo stesso sito di Mineo Wakita contengono informazioni aggiornate di ora in ora sul monitoraggio e sul software che consente di entrare nel dettaglio della telemetria trasmessa da questi e altri cubesat, Ma anche noi italiani abbiamo esperti come Aldo Moroni, IW2DZX. Aldo con la sua antenna crossed dipole e una serie di front end e applicazioni SDR sta seguendo le evoluzioni orbitali del FunCUBE-1, ormai ufficialmente ribattezzato AO-73 per sottolineare il suo ingresso nel firmamento dei satelliti radioamatoriali veri e propri. La ricezione effettuata attraverso un setup basato sul FunCUBE Dashboard, il software rilasciato da AMSAT-UK, ha prodotto tra le altre questa videata:


Ecco come Aldo descrive la sua configurazione:
«La chiavetta DVB-T è gestita con la solita DLL RTL. Il sample rate lo riduco a 1.02Msps per contenere le dimensioni del file di registrazione in baseband. In HDSDR [il software SDR utilizzato per la sintonia - NdR] seleziono DRM e ottengo una larghezza del filtro di IF che mi permette di avere una finestra temporale decente senza toccare la sintonia per compensare l'effetto doppler. L'audio di uscita da HDSDR lo mando a VB-Audio (una versione free di Virtual Audio Cable, [il cavetto virtuale che serve a instradare l'audio da analizzare dal software HDSDR alla scheda audio del computer- NdR]). Il bellissimo software di decodifica dei dati telemetrici, messo a disposizione dal team Funcube [FunCUBE Dashboard - NdR], si becca l'audio in ingresso da VB-Audio e grazie a un AFC efficentissimo, provvede a compensare il doppler audio. Decodificati i dati, li visualizza sulla schermata che hai visto e provvede ad inviarli (previa registrazione) al sito Funcube
Quello di Aldo è solo uno tra più esperti radioamatori italiani  in questo momento impegnati a dare la caccia a questa raffica di oggetti volanti identificabili. Pierluigi Poggi, IW4BLG merita sicuramente di essere citato qui per la sua traduzione italiana del dettagliato manuale sul FunCUBE e il suo software. Tutti possono vedere i dati che il sito FunCUBE-1 pubblica in tempo reale raccogliendoli dai radioamatori che hanno prelevato la Dashboard. Per seguire le orbite e i segnali degli altri cubesat occorre risalire ai Keplerian Elements (two lines elements TLEs) che si possono trovare aggiornati sui siti riferibili alle varie missioni e vengono raccolti da T.S. Kelso sul sito Celestrak a partire dall'identificativo NORAD - North American Aerospace Defence Command, del satellite da tracciare. Bisogna tenere presente che per lanci multipli - da singoli POD inviati in orbita da un vettore o dalla Stazione Spaziale - possono valere gli identificativi NORAD relativi al dispositivo che effettua il lancio (la ISS, per esempio), in attesa che il satellite distaccatosi dal POD si distanzi a sufficienza e riceva un suo identificativo autonomo. Una fonte più ufficiale è Space-Track gestita direttamente dallo Space Command USAF (richiede registrazione gratuita).  Anche l'organizzazione AMSAT globale ha una pagina dove è possibile scaricare i Kepleriani aggiornati. Utilizzando un programma di tracking in genere le informazioni sui TLE vengono aggiornate automaticamente. Un software come SDR-com integra ad esempio una DLL che rende immediato individuare la posizione orbitale di un satellite e sintonizzarne il segnale, addirittura con la compensazione automatica della deriva di frequenza causata dall'effetto Doppler (dettagli su SDR-satellites.com). In giro per Internet ci sono numerosi programmi free o a pagamento (due elenchi vengono curati da AMSAT stessa e da Celestrak). Un progetto molto interessante è l'open source multipiattaforma GPredict di Alexandru Csete OZ9AEC, uno sviluppatore attivissimo nel campo delle applicazioni SDR per chiavette USB. GPredict è molto avanzato ma la sua installazione su piattaforme non Windows può richiedere qualche competenza in più, su MacOS per esempio è disponibile solo attraverso un port e non per l'installazione diretta. Oggi grazie al Web e alle app mobili ci sono tantissime alternative al tracking basato su specifici programmi. Con siti come N2YO potete visualizzare la posizione di migliaia di satelliti, inclusi i cubesat direttamente online e sono sempre più numerose le apple per ambienti iOS e Android. Una volta stabilita la finestra di visibilità di un satellite rimane il problema di tracciarlo via radio. Per chi fosse interessato alla telemetria è quasi sempre necessario avere un sistema di correzione automatica della deriva Doppler, a meno di non disporre di decoder con AFC integrato (FunCUBE Dashboard per esempio ce l'ha).
Infine per i dettagli sui lanci di nuovi satelliti a bordo dei vari vettori oggi operativi si può fare riferimento alla Gunter's Space Page di Gunter Dirk Krebs. Radiopassioni naturalmente cercherà di tenervi sempre il più possibile al corrente e aspetta con ansia le vostre segnalazioni. Chiudiamo per ora con questa fantastica immagine dei cubesat rilasciati dalla Stazione Spaziale.