29 aprile 2009

Digital Radio Mondiale: a giugno il DiWave100



UniWave Development ha appena pubblicato (grazie a Andrea Borgnino e Andrea Russo per i primi commenti) sul suo sito ampi dettagli e manualistica in lingua inglese del ricevitore DRM a silicio Mirics DiWave 100, previsto per questa primavera. Annunciata anche una data di disponibilità, che però induce a qualche piccolo dubbio. Il ricevitore DRM/FM/MW/SW (manca il DAB e non si capisce bene perché) digitale-analogico, atteso come il messiah di un possibile "rilancio" di Digital Radio Mondiale (finora i ricevitori stand alone commerciali sono stati scarsi sul piano dei volumi e deludenti su quello delle funzionalità) non sarà disponibile prima di giugno e lo sarà solo in quantitativi limitati. In un contesto industriale consumer questo non è mai un bel segno perché implica difficoltà di fornitura di componenti. Nel mercato informatico la non disponibilità di componenti in volume può essere un peccato mortale. Qui, nella nicchia molto più ridotta della radio digitale in onde corte e medie, gli obiettivi di break even possono essere molto più contenuti, ma a questo punto tutto dipende da che cosa si intende per "quantitativi limitati". Creare un prodotto di cui pochi possono tastare con mano le potenzialità potrebbe non bastare, se lo scopo è quello di imporre la radio digitale come efficace alternativa all'esistente.
Nel software di interfaccia non vengono citate funzioni come la EPG e la visualizzazione di pagine HTML previste dal DRM MoT (multimedia object transfer), evidentemente non è stato possibile integrare un motore di rendering adeguato e non c'è da stupirsi. Non si conoscono ancora i dettagli relativi al prezzo su strada.

UK: Radio Council, l'eterna rinascita del digitale

Ormai è una eterna rincorsa al rilancio. La radio digitale, basata su sistemi e tecnologie sviluppati ormai quindici anni fa, non "nasce". "Rinasce", due, tre, mille volte. E ogni volta viene accolta dall'indifferenza del mercato, dalla scarsità di componentistica, soprattutto da una quasi totale apatia dei consumatori, che continuano imperterriti ad ascoltare la radio in FM. La radio digitale continuerà a rinascere, molto probabilmente, fino a quando i regolatori non decideranno di imporla ex lege, con una transizione forzata dall'analogico (che verrà spento, l'unico modo per far cambiare la radio) alle modulazioni digitali.
Lunedì il Guardian ha organizzato l'edizione 2009 di Radio Reborn e per l'ennesima volta BBC ed emittenti commerciali, reduci dal fallimento, lo scorso anno, del lancio della nuova rete DAB in Gran Bretagna destinata agli operatori privati, hanno annunciato la "nascita" del Radio Council. Si tratta di una nuova entità che dovrebbe - strano a dirsi - promuovere la radio digitale in Gran Bretagna, la nazione dove la "nuova" radio ha avuto un "grande" successo riuscendo però a raggiungere meno del 20 percento dell'audience. Trovate qui il commento di John Plunkett sul Guardian mentre quello che segue è la notizia apparsa su PaidContent.uk

Radio Reborn: New Online Player, Nokia DAB, Rules Call

By Robert Andrews - Mon 27 Apr 2009

The BBC and commercial radio operators have confirmed earlier-reported plans to team for an online player initiative. GMG Radio, Global Radio, Bauer Media, trade body The Radio Centre and the corporation are together creating The Radio Council to jointly push DAB, which is so far considered to have garnered insufficient take-up.
Isn’t there already a radio industry group? Yes, The Radio Centre is it, but that’s for the very commercial operators who, thanks to fragmentation and falling radio ad income, are so challenged. Teaming with the Beeb for the new group, they plan a new online live radio player that includes all UK stations, a common EPG across all devices (good luck!) and a roster of exclusive digital-only content. The plan first surfaced in March, when reports said the proposal would also include a catch-up player nicknamed “Radio Plus”. Of course, the BBC’s own channels are already on its iPlayer as live and as catch-up - Auntie is keen to share her iPlayer infrastructure.
At MediaGuardian’s Radio Reborn conference where the announcement was made Monday morning, radio proprietors fretted about the success of DAB and looked ahead…

—BBC audio and music’s multiplatform and interactive commissioner Mark Friend: “We have to get Nokia (NYSE: NOK) to put DAB in (to mobile phones), to get to a point where it’s viable. We have to make the switch away from analogue. Nokia has political reasons they haven’t put DAB in yet - now that things have changed a bit, it’s time to have another push.”

—GMG Radio CEO Stuart Taylor called on Ofcom to relax rules barring on-air promotion of online sponsored content.

28 aprile 2009

Mobile TV, in crescita secondo Accenture

La società di consulenza e sviluppo informatico Accenture pubblica da qualche tempo un report sull'industria dei media che propone sempre delle analisi interessante. Il focus dell'ultima edizione è sui consumi televisivi e mette in evidenza un incremento delle modalità di accesso alternative alla televisione tradizionale, consumata davanti al salotto. In particolare sono in crescita gli spettatori della mobile tv e della IPTV. Non si capisce bene con quali prospettive economiche, ma i numeri sembrano confermare il gradimento da parte dei consumatori.
Il report, Global Broadcast Consumer Survey, può essere prelevato da questo indirizzo.

Television Viewing Becomes Increasingly Fragmented as Overall Consumption Grows, Accenture Global Survey Finds

Data confirm consumers rapidly adopting multiple viewing platforms

NEW YORK; April 20, 2009 – Consumers are increasingly watching television content on multiple platforms, contributing to the fragmentation of the traditional viewing experience, according to findings from Accenture’s (NYSE: ACN) second annual Global Broadcast Consumer Survey. Although the consumption of broadcast television content continues to grow, viewers are adapting quickly to new choices that change how, when and where they watch programming.
Accenture conducted its survey of nearly 14,000 consumers across 13 countries to assess how people in different markets view and respond to broadcast content and how they are adapting to new content delivery methods and platforms.

Among the study’s most significant findings:

· Viewing of all content – including television – is growing across all platforms;

· Opportunities in new media abound in emerging markets; and

· Consumers indicate a willingness to pay favoring subscription services.

More viewing on more platforms

The most significant survey finding is that while fragmentation of the audience viewing traditional television formats is continuing, the consumption of broadcast content on all platforms, including traditional television, is clearly growing.
The results of this year’s survey indicate that television viewership has grown since last year, with an increase in viewers watching six or more television channels (40 percent of respondents this year vs. 35 percent in 2008) and watching eight or more television programs per week (39 percent this year vs. 33 percent last year). The number of respondents who said they would also enjoy viewing content on other devices increased over the last year, with 13-point increases in the number who would watch content on personal computers (74 percent in 2009 vs. 61 percent in 2008) and on mobile devices (45 percent in 2009 vs. 32 percent in 2008).
(continua)

27 aprile 2009

Samuel F. B. Morse, 27 aprile 1791


Happy birthday, Sam.
E guardate come lo festeggia Google (grazie, Christian):

Ernst Schoen, la cultura di Weimar alla radio

Un pioniere della radiofonia culturale che aveva studiato musica con Edgard Varèse e aveva fatto dell'amico Walter Benjamin un professionista del microfono, portandolo negli anni Venti a Radio Frankfurt insieme a tutta l'avanguardia letteraria e musicale della Repubblica di Weimer. Un pioniere fin troppo amico di socialisti, giudei e artisti degenerati, che i nazisti costrinsero all'esilio subito dopo aver preso il potere (non senza avergli imposto un paio di custodie preventive, affinché il messaggio fosse più comprensibile). Un esilio durato fino agli anni Cinquanta, quando Bertolt Brecht lo convinse a un ritorno che non corrispose a una rappacificazione.
Sono inciampato nella segnalazione del ritratto biografico di Ernst Schoen che verrà diffuso da alcune stazioni regionali tedesche, iniziando domani, martedì 28 alle 22.05 sulle frequenze della Südwestrundfunk 2, e in rete ho trovato diversi documenti sulle sue relazioni con Benjamin e altri rappresentanti di una generazione di intellettuali unica, forse inimitabile. I riferimenti più interessanti, dal punto di vista dell'estetica del linguaggio radiofonico, è un saggio su Benjamin presentato nel corso di una conferenza all'Università di California a Santa Barbara da Wolfgang Hagen, un filosofo che oggi è il responsabile della programmazione culturale e musicale di Deutschlandradio. Google Books consente di sfogliare una buona parte di The work of art in the age of its technological reproducibility, raccolta di saggi di Benjamin in cui compaiono molte citazioni delle sue lettere a Schoen, negli anni che per lo straordinario critico precedettero il crollo, la fuga verso la Spagna e infine il suicidio (ma c'è chi pensa anche a un possibile omicidio per mano di agenti staliniani) a Portbou .
Nella breve presentazione del programma radiofonico, intitolato "Se solo potessi smettere di amare il mio popolo", è scritto che rientrato in patria Schoen non seppe più ritrovarsi, perché "non riusciva a dimenticare mentre intorno a lui era iniziata l'era dell'oblio". Ernst Schoen morì nel 1960, a 66 anni lasciando anche una serie di composizioni che verranno eseguite per la prima volta per questa trasmissione rievocativa.

"Ach, dass ich mein Volk nicht mehr lieben darf"
Die gescheiterte Rückkehr des Emigranten Ernst Schoen
Von Sabine Schiller-Lerg und Wolfgang Stenke

(SWR2, 22.05 del 28 aprile; WDR3, del 12.05 2 maggio; DLR, 00.05 del 24 maggio)

Er war Komponist, Schriftsteller, Übersetzer und Rundfunkpionier. Seinem Jugendfreund Walter Benjamin sicherte Ernst Schoen mit Auftragsarbeiten das Überleben, förderte im Frankfurter Sender die musikalisch-literarische Avantgarde, indem er mit Brecht, Eisler und Webern neue Formen von Literatur- und Musikprogrammen erprobte. Die National- sozialisten entließen ihn 1933, weil er „jüdische und sozialistische Kollegen“ protegiert hatte. Nach zweimaliger „Schutzhaft“ emigrierte Schoen nach London, versuchte seine Arbeit bei der BBC fortzusetzen und verarbeitete in Essays und Lyrik den Exilalltag. Schoen hatte die Heimat verloren und konnte sie auch als Remigrant 1952 nicht wiederfinden: Er konnte nicht vergessen, während um ihn herum das kollektive Vergessen der 50er Jahre begann.
Das Feature präsentiert neben literarischen erstmals auch die kompositorische Arbeiten von Ernst Schoen.
Produktion: SWR/WDR/DLR 2009




26 aprile 2009

Radio digitale USA: al bivio tra Internet e HD Radio

It's a dollar chasing a dime. Spendi un dollaro per guadagnare dieci centesimi. E' uno dei giudizi più sintetici - e a mio parere uno dei più realistici - che ho letto nel lungo report che Radioworld dedica alla questione fondamentale, al bivio che le stazioni radio americane si trovano davanti nel loro percorso di crescita verso il digitale. Il parere espresso è quello di John Gorman consulente e blogger decisamente contrario al sistema HD Radio, giudicato appunto una spesa ingiustificata a fronte di un successo commerciale così scarno e all'avanzata degli streaming radiofonici che milioni di persone oggi consumano su Internet o attraverso reti Wi-Fi e cellulari.
Skip Pizzi, autore del report, riassume il dilemma in modo altrettanto sintetico: si tratta di scegliere tra HD Radio e Internet e anche se per ora sembra dominare l'atteggiamento del "piede in due scarpe", forse è già arrivato il momento di decidere su quali delle due strade sia opportuno concentrarsi visto che i soldi per le strategie parallele non bastano più. E sul sistema IBOC è già stato speso parecchio. Un sacco di soldi in promozioni e pubblicità, mentre la Corporation for Public Broadcasting all'inizio di aprile ha annunciato che pagherà 350 mila dollari agli NPR Labs, i laboratori di National Public Radio, per effettuare uno studio di valutazione sugli effetti di un eventuale aumento di 10 decibel delle soglie di potenza digitali del sistema ibrido IBOC. Un aumento indispensabile per offrire una migliore copertura, ma anche una possibile fonte di interferenza per le stazioni analogiche adiacenti, motivo per cui non è detto che la FCC decida di autorizzarlo.
Per rispondere alla domanda Pizzi ha intervistato una decina tra broacaster, consulenti ed esperti, tra cui appunto il John Gorman autore dell'osservazione sul dollaro e il decino.
Che cosa emerge dal sondaggio? Gli esperti sono tutti concordi nell'affermare che Internet è una piattaforma che difficilmente tramonterà, anche se non tutti - solo alcuni come Jerry del Colliano, John Gorman e Mark Ramsey - consigliano di abbandonare HD Radio e di focalizzarsi sulla radio digitale su Web o iPhone. Quelli che suggeriscono di perseguire una strategia al digitale ambivalente, che punti alla convivenza di Internet con HD Radio, sono credibili nelle loro motivazioni che partono dal concetto di un contenuto che deve essere lasciato libero di raggiungere i destinatari attraverso il canale che tali destinatari preferiscono, ma non affrontano la questione economica e si mantengono sul generale. Di questi tempi potrebbe non essere un atteggiamento prudente.
HD Radio vs. the Internet: Charting a Course to Digital
by Skip Pizzi, 04.23.2009

The eminently quotable Yogi Berra is often cited for his seemingly useless advisory, "When you come to a fork in the road, take it."
Like many things Yogi said, however, the quote actually made sense in its original context. He explains that it came from the directions he would give people driving to his home. At the time, Yogi lived on a road that terminated in a loop, and his house was about halfway around the loop. So as you approached the loop section of the road, you could indeed go either way at the fork and get to Yogi's house just as quickly.
Unfortunately, most of us aren't so lucky. Our binary choices usually have discrete and highly differentiated results. Such is the question we consider here regarding radio's digital future: Is an "all of the above" approach regarding new platforms really the wisest strategy? Or should broadcasters pick one and devote maximum resources to developing it to its fullest potential ASAP?
For radio, this choice primarily revolves around HD Radio vs. Internet radio. To date, most stations have chosen to offer their audio services online; many have launched HD Radio transmissions, as well. Although these are both "digital" services, they differ in many ways, and maintaining both (along with legacy analog service) over the long term may not be sustainable, or at least not the wisest use of resources at every station.
We wondered if this issue had crossed the minds of industry leaders and other informed observers, and were not too surprised to find that it had. The range of responses we received was intriguing, however. What follows is a guided tour through some highlights of our discussions with 10 experts in the field (not counting Yogi).

Being there

About the closest thing to consensus (although it was far from unanimous) was that radio needed to be wherever consumers would use it.
Jeff Littlejohn, executive vp for distribution development at Clear Channel Radio, commented, "I feel strongly that we must create the highest quality content and then follow the listener. If the listener wants to hear our content on analog radio, then we should provide it that way. If the listener wants to be able to stream our content onto their desktop, then we need to provide streaming. If the listener wants to hear our content with HD quality and variety, then we need to be there to supply it."
To date, Clear Channel seems to be practicing what Littlejohn preaches, making significant investments in both HD Radio and Internet streaming deployments — with the latter already producing strong results. Littlejohn stresses the need for broadcasters to continually be responsive to audience behavior. "The listener is in the driver's seat," Littlejohn concludes.

Milford Smith, vice president, radio engineering at Greater Media, largely agrees, citing the growing contention that radio broadcasters essentially are content providers. He concurs with Littlejohn's view, adding, "Our job is to be available on any platform on which our listeners, current and potential, may find convenient to listen to us."
Greater Media's actions prove that it is another strong proponent of the "dual" approach. Smitty confirms this with his report that, "Greater Media has been streaming its stations (and HD2 channels) for quite some time, and simply sees this as another virtual 'transmitter.' With the availability of wireless broadband growing daily, along with the proliferation of hand-held and now emerging in-car devices for accessing same, each of these devices can be the modern equivalent of a 1960s transistor or Delco car radio in terms of delivering our content accessible to listeners. It's not so much how they get it — it's just making sure they can get it."

On the non-com side, Mike Starling, VP/CTO of NPR and executive director of NPR Labs, concurs: "Of course we should continue down both paths," Starling said. This comes at least in part from his contention that neither is a perfect answer. "Each distribution path, whether IP-based, or digital broadcast, has distinguishing strengths and notable drawbacks."
He also warns against hasty action, reminding us, "History is replete with examples of lengthy timelines for successful introduction of new broadcast technologies — witness a quarter of a century for both FM and DTV to achieve 'mainstream' status. Likewise, the promise of a ubiquitous Internet radio service looks equally bright, and so far, still in the wings."
Starling concurs that the dual path makes sense now and in the future. "I'll go out on a limb and predict the next decade has similar surprises in store for digital and IP-based radio broadcasters — and that both forms will survive."

Toll road

It's no surprise that broadcast engineers are most concerned with proactively building the infrastructure to get to listeners. But others in the industry are less interested in just being there than they are in monetizing that presence. Radio is a business, after all, not an entitlement program or utility — not in the U.S., at least.
This is the perspective of Dave Wilson, who has a unique vantage point that includes two perspectives, by virtue of his day job as senior director of technology and standards at the Consumer Electronics Association, and his ownership of FM stations WHDX and WHDZ on Hatteras Island, N.C. On one hand, Wilson agrees that "the two-pronged approach is absolutely necessary," adding, "There's no way anyone in the media industry can ignore the Internet."
Yet he feels that broadcasters' point-to-multipoint, one-way wireless link is what sets them apart from Internet-only services, so it's a critical part of broadcasters' service offerings going forward. But he questions whether the legacy business model should continue.
"The big question is should broadcasters be taking their existing business model to the Internet, or should they bring the most successful business model on the Internet to their wireless links? I think the answer is clearly the latter."

Others are concerned that radio's content strategies are inadequate to compel listeners to stick around. One respected music programming consultant remains optimistic that radio can fix this problem, but that it has work to do, and quickly. He's Mike Henry, CEO of Paragon Media Strategies, who advises, "Radio should employ a multi-pronged digital path, regardless of the distribution device," but quickly adds, "Stations should produce sub-genre format streams of their primary format."
He explains with some examples: "A classic rock station should produce streams for progressive rock, classic rock oldies and classic rock currents. Radio stations should also produce digital streams that are topical and that can come and go with topical events, such as concert tours and holiday seasons, which is the approach used by some satellite channels."
Henry believes that radio is well-positioned to move into the more socially networked environment preferred by younger audiences. "Radio stations must put themselves in the middle of the lifegroup they serve, and super-serve them around the inner wheel of their tastes."
He feels that the issue of which platform is less important than the content question right now, and cites fellow radio consultant Dan Mason, who is fond of saying, "As broadcasters, we should just make the donuts. It doesn't matter where the donuts are sold." Henry agrees with that philosophy, "Because it requires a commitment to creating compelling content first and foremost. Until a radio station can make that commitment, it doesn't really matter where the content is distributed. Right now, most radio stations are not even close to fulfilling the content commitment."

Bridge to nowhere

Another well-positioned industry veteran, who asked not to be named, took it a step further. "Is radio really even pursuing a digital path?" he asks, elaborating that, "Given that most of the current adopters of HD Radio are shareholders in iBiquity Digital, or received free equipment via CPB grants, how many broadcasters are actually in it for the pursuit of an expansive new radio platform?"
He believes that broadcasters have not stepped up adequately, providing only lip service to their digital transition. "Even the multicasting on secondary channels is treated minimally by the radio station owners, most of whom spend next to nothing in support of these new 'exciting' opportunities. They'll use cheap or free Internet radio software running in a simple loop, playing music with an occasional generic promo. How is that ever going to compel listeners to run out and spend their hard earned money on HD Radio when the same dollars will get them a cell phone with an internal MP3 player?"
This observer did find one development to be positive about: "The big opportunity is a 'connected' analog FM radio — RDS delivering content identifiers, and Wi-Fi or docked connectivity delivering the power of the Internet to the consumer." He feels that this legacy add-on could make it even harder to justify HD Radio, though, concluding that this feature is "eclipsing HD Radio right now. HD Radio is obsolete, DOA."

Such dire pronouncements are shared by others who hold influential positions in the industry, but who are not broadcasters per se. One such is Jerry Del Colliano, who serves as a frequent advisor to the new media and broadcasting industries and is publisher of InsideMusicMedia.com. He is also a professor at the University of Southern California. Del Colliano bluntly states, "The fact that anyone in radio is even thinking about HD Radio at a time when the industry is in great peril illustrates why it is."
He sides with those who believe that the future of radio is in content creation and marketing. He also agrees that a multi-platform approach is key, but feels that the important new delivery mechanisms are Internet-based. Broadcasters' investment should be focused "not solely on terrestrial signals but online, mobile and podcasting."
He recommends that broadcasters follow the example of Apple CEO Steve Jobs, whom Del Colliano believes "understands the next generation better than they understand themselves." Ultimately, Del Colliano warns that "without the almost 80 million Gen Y'ers coming of age, there is no future for radio."

Meanwhile, Mark Ramsey, a frequently quoted commentator who is president of the consulting firm Radio Intelligence US, agrees with many here that the consumer will ultimately decide on the preferred platform. But, Ramsey believes, "That marketplace has (already) spoken."
Ramsey cites relative sales figures to support his contention. "Compare the mere smattering of HD Radios in the marketplace — and no momentum for more," he points out, "with the estimated 64 million 3G mobile smartphones in the hands of American consumers in 2008 — up 80% from 2007."
He chastises the radio industry for what he feels is a blatant disregard of market forces. Ramsey contends that when comparing online services with HD Radio, "One solution is Internet-based and all about what's in it for the consumer, the other solution is radio industry-based and all about what's in it for the broadcaster."
He concludes that, "Except insofar as HD stations are also Internet stations, there is no such thing as HD Radio."
"Stop the insanity," Ramsey advises.

Heavy traffic

A notorious critic of HD Radio is Cleveland radio veteran John Gorman. Yet rather than piling on with the anti-HD rhetoric for which he is known on his blog, the consultant and author provided some subdued and thoughtful comments for this report.
Gorman clearly believes that broadcasting is all about the audience. "If you're in a business such as ours," he says, "where you have to directly connect with your customers, it's all about location, location, location." Thus he feels that his station "has to be smack-dab in the middle of where the action is, where the traffic is, where the people go. I need visibility and tonnage." That prime location today is, in his view, "the Great Convergence — the Internet."
He adds that he needs "a viable environment to maximize my efforts. I don't want to be in some rarely traveled, difficult-to-access, out-of-the-way side road that only a few know exists." He reasons, "HD Radio is too challenging to be a real player in this brave new media world. Its proponents go over old ground like a dog on a short tether."
Gorman lists the problems he finds with HD Radio technology as follows: "You have to buy a special receiver, which is too pricey for the slapdash formats it delivers, and its stations are beset with incessant technical problems. Those few I know that own an HD Radio complain that they can't always receive the HD Radio side channels."
Thus he feels the Internet is the only worthwhile path to follow. "I do not see any logic for the radio industry to pursue a two-pronged digital path. At best, it's a dollar chasing a dime. If I have a radio station and I want to increase my reach and frequency — the Internet is the only external investment I will make."
He also believes that the current financial crisis has some bearing on this issue. "Every statistic I've read lists the Internet as one of the last mediums a family would strike from the budget," Gorman cites. "Satellite radio, print, cable television are all expendable. The Internet is not."
Ultimately, Gorman takes the long view, and counsels, "Mistakes take twice as long to fix as to make. That's why some never look back and bother to correct them. That's the only rationale I can come up with on why some in this industry still back HD Radio. It's time to move on."

Are we there yet?

The straight press also weighed in on this issue for us. Rob Pegoraro is consumer technology columnist at The Washington Post, and he believes, "HD Radio has been stuck in irrelevancy so far." He blames both broadcasters and consumer electronics manufacturers, claiming, "The hardware has been hard to find and often expensive — have you tried shopping for an A/V home-theater receiver with HD Radio built in lately? — and on the other hand, the on-air programming can be a little scarce, too."
There are some bright spots, Pegoraro notes: "Some stations take the time to program different, creative content on their HD2 channels and then make sure their regular listeners know about it. Other stations don't seem to want to make that effort." And he feels that's the compelling opportunity, since he's not much impressed by the audio quality. "HD FM just doesn't sound that much better to my ears, at least in the cars I've tested it in, and HD AM is difficult to impossible to find on the dial here" in the Washington market.
Clearly there are folks heeding Yogi's advice and taking either path at the fork in the road — with some going down both ways at once. No one we spoke with is betting against the Internet, but some are clearly less sanguine about HD Radio technology. While a few advise broadcasters to cut their losses now with HD Radio, others say give it time and see what happens.
And that's why they play the game.

La redenzione di Sisifo - il 25 aprile a Milano

Molti, ne sono certo, giudicheranno off topic il post che vi apprestate a leggere, quindi siate avvertiti e se volete passate oltre. Ieri, in piazza del Duomo per la manifestazione del 25 aprile, riflettevo sui mesi trascorsi dalla precedente festa della Liberazione vissuta con grande intensità nella Risiera di San Sabba a Trieste, pur sotto la pioggia di una stagione così lontana dal clima di speranza descritto dai nostri padri. Senza aver attraversato il loro abisso, senza le ecchimosi che avevano segnato i loro corpi e le loro anime, come usciamo noi, i loro figli, a questo incerto, periclitante sole d'aprile?
Non è stata una festa, quella di ieri. La piazza era stanca, la sua bussola per niente orientata al ricordo. Mi è sembrato che tutti di colpo, inclusi gli oratori sul palco concordassero col testo del Qoélet: "non vi è alcuna memoria delle cose che sono state innanzi; così ancora non vi sarà memoria delle cose che saranno nel tempo a venire, fra coloro che verranno appresso." Conservare il ricordo dell'opposizione al nazifascismo non interessa a chi oggi governa, né a chi si fa governare con dentro sentimenti di paura e disprezzo nei confronti dello straniero, pensando più alla vendetta che alla giustizia, più alla furbizia e alla istantanea gratificazione dei continui espedienti che all'intelligenza, al sacrificio del progetto.
Ieri la figlia di una deportata nel campo femminile di Ravensbrück ha citato alla stanca piazza milanese le parole di Claudio Magris, un triestino che sentivo di avere al mio fianco, lo scorso anno in Risiera e ancor di più lì davanti al Duomo. Scriveva Magris in Utopia e disincanto: «il mondo non può essere redento una volta per tutte e ogni generazione deve spingere, come Sisifo, il suo masso per evitare che esso le rotoli addosso schiacciandolo.» Quel sasso, ho pensato, non lo vogliamo più sospingere e ci sta rotolando addosso.
In questi giorni qualche sparuto lancio di agenzia ci ha raccontato che Claudio Magris ha vinto l'edizione tedesca del premio Campiello Europa, una iniziativa che da qualche anno l'organizzazione del premio letterario ha ideato per promuovere la diffusione della nostra cultura all'estero. Dopo Germania, Spagna e Francia, il Campiello Europa è tornato in Germania, dove il germanista Magris ha vinto quest'anno con la traduzione in tedesco del suo romanzo "Alla cieca", traduzione curata da Ragni Maria Gschwend. Una grande dama della traduzione italiana, Ragni Maria, di qualche anno più anziana dello stesso Magris, che poche settimane fa ha festeggiato i 70. La circostanza di questo importante compleanno, a quanto vedo, sembra essere stata celebrata solo dai media germanici. Nemo profeta in patria è una formula che vale sempre. Sul sito di Österreiches Rundfunk Kultur ho trovato una breve intervista che ci permette di ascoltare, in tedesco la voce del grande scrittore, saggista ed editorialista che secondo un suo autoritratto "rifugge il silenzio delle biblioteche e scrive in treno e, ogni volta, nei caffé." Parecchi materiali sonori su Claudio Magris sono stati raccolti dalla cara, instancabile mariu in questo post del forum I nostri podcast, nella Community della RAI, insieme a questi altri contributi sul 25 aprile.
La giusta dose di disincanto, unita a una costante tensione verso l'utopia, è la ricetta che Magris suggerisce allo stanco Sisifo contemporaneo per non farsi travolgere dal macigno della redenzione mancata. Ieri, in piazza Duomo, si sentiva solo il disincanto e nessuno, in quella morsa, può aver voglia di festeggiare. Quello che possiamo, dobbiamo cercare di fare è sforzarci, comunque, di ricordare, anche se può sembrarci uno sforzo del tutto vano. Cominciamo opponendoci a una proposta di legge che in nome del rispetto che si deve alle vittime di una guerra straziante, cerca di trasformarlo in una "pacificazione" conculcata attraverso un palese falso storico. Come denuncia il sito Articolo 21, e come segnalavano ieri in piazza Duomo alcuni striscioni, nel giugno del 2008 è stata depositata in Commissione Difesa la proposta di istituire un Ordine del Tricolore che permetterà di nominare cavalieri i combattenti dell'una e dell'altra parte, i partigiani come i repubblichini. Tutti uniti dalle rispettive passioni. Anche se per i miliziani di Salò il fuoco di quella passione ardeva, in parte, a Birkenau. Potete dire no all'avventata proposta di legge firmando, sempre sul sito di Articolo 21, questo appello online.


25 aprile 2009

Nilox NX100R, dal vinile all'MP3


Esprinet, un grosso distributore nazionale di prodotti informatici ha creato una sua "private label", Nilox, che propone diversi accessori per reti e computer e una linea di dispositivi per la musica digitale. Una delle ultime novità si chiama Vintage NX100R, costa 84 euro e 90 e consente di riprodurre i convertire in formato MP3 i vecchi dischi in vinile. L'apparecchio, disegnato in uno stile volutamente retrò, integra anche una sezione radio. Le tracce registrate dai 33 giri possono essere riversate su schede di memoria e chiavette grazie a uno slot e a una porta USB frontali.

La visione di IBM su pubblicità e nuovi media

Ho ricevuto dall'ufficio stampa italiano di IBM la notizia di uno studio sulle nuove forme di pubblicità rivolte ai media non tradizionali e la sua lettura èuò essere molto interessante in questa fase di crisi che colpisce i tre pilastri della pubblicità (carta, televisione, stampa, con un quarto "pilastrino" rappresentato dalla cartellonistica "outdoor"). Lo studio, realizzato dall' IBM Istitute for Business Value e dall'IBM Global Business Services' Media and Entertainment, è stato condotto su oltre 2.800 consumatori in sei diversi Paesi nel mondo ed evidenzia una significativa discrepanza tra chi si occupa di pubblicità, chi possiede i contenuti da veicolare, chi li distribuisce ai media e le agenzie. Questo perchè i consumatori dell'era digitale, che si possono qualificare come soggetti attivi e non più semplici ricettori di messaggi pubblicitari, sono cresciuti a ritmi sostenuti, molto più di quanto si potesse prevedere.
Il report intitolato "Beyond Advertising: choosing a strategic path to the Digital Consumer", sottolinea come questi consumatori, per poter essere raggiunti efficacemente con i messaggi pubblicitari, hanno oggi bisogno di ricevere contenuti espressi in forme innovative, con mezzi adeguati e rispondenti alle loro necessità. Se il mercato non saprà adeguarsi alle nuove tendenze applicando nuovi modelli, saranno a rischio le stesse strategie di marketing e sviluppo delle aziende. Secondo IBM - il parere è ovviamente condizionato dalla necessità di promuovere tecnologie e capacità consulenziali di Big Blue, ma i ragionamenti sono degni di attenzione - occorre diventare efficaci in tempi molto veloci, mettendo in campo nuove capacità: innovazione cross-platform, maggiore veduta di insieme, una più aperta collaborazione e, infine, processi digitali.
Lo studio evidenzia tre diversi trend emergenti:

1. la crescente influenza del consumatore digitale "attento" - è più che nota la crescita di interesse suscitata dai social network, la cui adozione è quasi raddoppiata tra il 2007 e il 2008 (passando dal 33% al 60%), così come dalla possibilità di accedere online a musica e video (addirittura quadruplicata, con un passaggio di utilizzo dal 7% del 2007 al 35% del 2008). Questo cambiamento richiede una profilazione più nitida del consumatore, che sceglie i messaggi pubblicitari di suo interesse, e - di conseguenza - una maggiore personalizzazione del messaggio pubblicitario stesso.

2. uno spostamento nella destinazione di investimenti pubblicitari - nuovi media, nuovi mezzi, nuovi messaggi. E' questa in sostanza la spinta che porta chi si occupa di pubblicità a prendere atto di internet come nuovo spazio/mezzo di comunicazione. La tendenza, già iniziata anni fa, è destinata a crescere, come confermano i dati (il 63% dei Chief Marketing Officers a livello globale si aspetta una crescita della comunicazione pubblicitaria online, mentre il 65%di loro è certo che le forme tradizionali di pubblicità sono destinate a decrescere).

3. passaggio alla comunicazione "brand - actional" - la migrazione dei consumatori sulle nuove piattaforme digitali confonde i confini tra ciò che è pubblicità e quello che è marketing. Questo fatto consente agli advertisers di perseguire due obiettivi simultaneamente. Mentre i mezzi di comunicazione tradizionali sono adatti a veicolare o un brand (tv, radio, stampa, cartellonistica, etc) o un'informativa transazionale (telefono, volantini postali, etc), i nuovi mezzi digitali consentono di fare entrambe le cose insieme.

Una sintesi più ampia delle conclusioni raggiunte potete trovarle in questa brochure su "Beyond advertising".

24 aprile 2009

Rapporto Ifpi sul mercato della musica digitale 2009

Anche l'italiana FIMI, Federazione industria musicale italiana, nell'annuale rapporto della International Federation of the Phonographic Industry, sugli scenari della musica digitale, riconosce il ruolo ormai consistente dei siti Web nell'indirizzare i gusti del pubblico. Il Web 2.0 è uno dei protagonisti del Digital Music Report 2009, l'annuale bilancio della musica digitale, in versione italiana. Oggi il segmento della musica online vale nel mondo 3,7 miliardi di dollari.

L'innovazione nel mercato discografico.

Nel rapporto sulla musica digitale presentato oggi da FIMI tutti i dati sulla rivoluzione dell'industria musicale nell'era di internet

Roma, 23 aprile 2009 - Decine di nuovi modelli per distribuire, scoprire ed ascoltare musica. La promozione e il marketing nell'era del social networking. Youtube, Myspace, Twitter e Facebook sono ormai i nuovi canali dell'industria musicale per entrare in contatto con i consumatori del web 2.0. Questi i protagonisti della versione italiana del Digital Music Report 2009 presentato da FIMI oggi a Roma, in occasione del convegno "Diritto di Rete" organizzato da Altroconsumo su Internet, diritto d'autore e libertà d'informazione in rete. "Molti ritengono ancora che le case discografiche si muovano controcorrente nell'era digitale, in realtà l'innovazione e le tecnologie più avanzate sono ormai parte integrante del mercato discografico e delle competenze aziendali" ha dichiarato Enzo Mazza, presidente della Fimi. Un mercato, quello digitale, che nel 2008 a livello mondiale, ha generato un fatturato pari a 3,7 miliardi di dollari, crescendo del 25%. Lo scorso anno sono stati 1,4 miliardi i brani scaricati attraverso la rete ed oggi le nuove piattaforme digitali ricoprono il 20% di tutto il mercato discografico mondiale, un dato notevole se confrontato con il 4% del cinema e dell'editoria. Ormai il lancio di un nuovo album prevede una stretta integrazione tra tutti i media con particolare attenzione ai fenomeni legati al social networking. "Molte aziende di tecnologia si stanno avvicinando alla musica perchè hanno compreso che è un elemento fondamentale per favorire il business e le case discografiche hanno accordi di licenza sempre più flessibili che consentono di mettere a punto modelli di offerta che si adattano alle esigenze dei consumatori" ha concluso il Presidente Enzo Mazza.

23 aprile 2009

Radio addio, il Web guida alla nuova musica

Vediamo un po', che probabilità ci sono che gli "E nomine" (nome latino, band tedesca), sfondino con il loro Der furst der finsternis (principe delle tenebre) o che il cantante vampiresco Lord Toph scali le classifiche internazionali? O magari gli Agathodaimon (altro gruppo metal underground tedesco) con "Banner of blasphemy"? Non ne ho la minima idea, ma ho trovato questi nomi di nuovi musicisti tra i quasi quattro milioni che Qbox dice di custodire nei suoi database. Qbox è una delle numerose risorse, tra Web radio e social network specializzati, che i giovani navigatori utilizzano per cercare e scambiarsi impressioni su cantanti, complessi, canzoni e nuovi fenomeni musicali. Questo articolo del New Jersey Business Journal ne elenca una ventina, alcune delle quali già citate su RP, altre del tutto ignote, affermando che Internet ha completamente sostituito la radio nel ruolo di scoperta e valorizzazione dei nuovi talenti (come gli Agathodaimon?). L'epoca dei baby boomers che si sintonizzavano sulle stazioni in FM sembra tramontata da un paio di secoli e la radio fa la figura del telegrafo di Samuel Morse davanti a Pandora. Ma siamo sicuri che ci si possa orientare così facilmente in un catalogo - per quanto socializzante - di 25 milioni di brani proposti da 4 milioni di cantanti? A giudicare dalle foto non deve mangiare molto, ma riuscirà Lord Toph a sbarcare il suo lunario di artista della Rete o dovrà continuare a nutrirsi dell'occasionale click sulla sua pagina su MySpace (che tra l'altro - forse non casualmente - ci mette un'eternità a caricarsi...)?

Technology: Music lovers discover internet radio and playlists
ALLAN HOFFMAN

Never before have we had so many ways of discovering new music.
Though Baby Boomers sometimes lament the good old days, when you could tune into FM radio and hear an eclectic mix of tunes, that golden age of radio seems like the dark ages in comparison to what's possible with today's music-related startups and internet radio stations. In fact, today's web-based options for uncovering new tunes are so diverse and varied, you might wonder if you'll ever have time to listen to the music you're discovering.
Of course, that's not a tradeoff you'll ever need to make, as the web's options for discovering music excel by blending the chance to listen to music on your computer or smartphone with opportunities to discover new artists and bands. And unlike other web trends (think Twitter), the learning curve is practically nonexistent; you don't need to be a twittering freak to enjoy these spots. If you have any doubt about this, just visit Pandora, type in the name of a tune, and see what happens. Seconds later, you'll have a radio station playing a stream of similar tunes, including, more likely than not, ones you've never heard. That's typical with the web's technologically driven music discovery and recommendation websites.
Dive into this world, and you will almost certainly come away with bands and artists you'll keep listening to. If you're so inclined, you might even make a few virtual friends, given the penchant for these spots to integrate social networking features into the mix. For many people, these spots have completely changed the way they explore and listen to music.
Here's a selection of established spots for learning about new music, such as Pandora, as well as upstarts looking to help you find your next musical obsession.

We Are Hunted: Billing itself as "an online music chart," the website tracks the buzz about music in blogs, social networking spots, and Twitter, and then turns this data into a chart of the day's top 99 songs.

Midomi: You sing or hum a tune into your computer's microphone (or your phone's), and Midomi finds the song.

thesixtyone: Artists upload tunes, listeners decide what they like and the best moves up on the homepage.

Blip.fm: Music discovery for the Twitter crowd, sort of. You "blip" a song by suggesting a tune along with a short, 150-character message to accompany it.

liveplasma: Type in an artist's name, then see a brilliant and colorful representation of related artists.

Shazam: Wondering about the tune you're hearing on the radio? Hold your Shazam-equipped phone up to it, and Shazam will ID it for you.

Songza: A music search engine, where you can play the results of your search and find similar tunes.

Popcuts: Buy tunes, then earn store credit if your songs keep selling. You earn more by buying the song early, before it becomes a hit.

Project Playlist (at playlist.com): Create and share playlists.

The Next Big Sound: Here you "play the role of a mogul" by assembling your own roster of unsigned artists.

Last.fm: You listen to music, then Last.fm connects you with other people with similar taste -- and recommends music from their collections.

Pandora: Type a song, and Pandora creates a radio station based on the song.

Grooveshark: Listen to a personalized stream of tunes, and also subscribe to other members' playlists and find people with taste similar to yours.

Lala: Listen to a library of millions of tunes, then get recommendations from friends and reviewers.

That enough for you? If want to explore even further, consider taking a look at finetune, iLike, imeem, Jango, Musicovery and Qbox.com.



Affissioni

"Questa - commenta il blog Gravità zero (thanks, Francesco) - la capiscono solo a Milano." E, aggiungo io, solo se hanno almeno 45 anni e sono più che tendenzialmente senili. La cripticità del messaggio e il riferimento a un personaggio come C.T. la dicono lunga sulle prospettive elettorali del principale partito d'opposizione. Che qualcuno ci aiuti.

Antenna d'amore

La famosa torre televisiva di Berlino ad Alexanderplatz, uno dei simboli della città, eretta negli anni Sessanta dall'allora Repubblica Democratica Tedesca (e che ancora oggi ospita gli impianti della televisione digitale terrestre), diventa simbolo universale dell'amore. Una squadra specializzata sta rivestendo in questi giorni la gigantesca colonna di oltre trecento metri con grandi manifesti con le dichiarazioni d'amore raccolte su un sito Web di Deutsche Telekom, sponsor dell'iniziativa. Frasi e disegni degli innamorati resteranno visibili fino a fine maggio da molti punti di Berlino e un paio di Webcam permettono di spiare in tempo reale le attività di "affisione". Mentre Flickr ospita una nutrita galleria di foto.
Deutsche Telekom covers Berlin television tower with "longest love message in the world" – Head of Brand Strategy, Chrisitan Schwingen: "We are dressing Berlin up with love"
Apr 15, 2009

The "longest love message in the world" is being created on the Berlin television tower. Deutsche Telekom covers TV tower at Alexanderplatz. From April 14, 2009, industrial climbers will attach love messages, including a marriage proposal, to the shaft of the tower. The love messages were posted by Internet users at www.telekom.de/erleben during Deutsche Telekom’s "Rain of flowers" marketing campaign. A live link on this site will make it possible to follow future assembly work on the tower. If weather conditions are ideal, all cladding work will be finished by April 25, 2009 and the messages will be displayed until the end of May 2009.
"Under the motto 'We are dressing Berlin up with love', Deutsche Telekom is transforming the Berlin TV tower into the 'longest love message in the world'. With its brand promise 'Life is for sharing’, Deutsche Telekom wants to help those who want to share special moments with others," explained Hans-Christian Schwingen, Head of Brand Strategy and Marketing Communication. The dressing up of the Berlin TV tower is a major highlight of the "Rain of flowers" campaign, which is running in Germany and other European countries.
Deutsche Telekom had already transformed the sphere of the tower into the most striking landmark of the FIFA World Cup in 2006. Another sporting highlight will be integrated into the current initiative. The mascot of the upcoming World Championships in Athletics, to take place in Berlin from August 15 to 23, 2009, will be visible in the middle of the tower.

E se Stern lasciasse Sirius per iPhone?

Sempre attraverso Podcasting News (grazie ancora una volta a Francesco) arriva una curiosa analisi statistica effettuata da Chris Bulger, della società specializzata in "Web analytics" (misurazione dell'audience dei siti Web) Compete. Bulger dice di essere riuscito a contare gli ascoltatori che accedono ai contenuti della radio satellitare Sirius XM attraverso Internet, aspettandosi di trovare una popolazione piuttosto variegata, con tanti canali ascoltati da piccoli gruppi. E invece no. Anche su Internet la parte del leone nel bouquet offerto da Sirius la fa il famoso e irriverente DJ Howard Stern, lo "shock jock" (come dire il dj-choc) più famoso d'America. Quasi il 30 % dell'audience di Sirius su Internet si sintonizza sui suoi programmi. A questo punto Bulger si chiede che cosa succederà a Sirius qualora Stern dovesse davvero decidere di andarsene, come si va dicendo da mesi. Per farlo restare, l'operatore guidato da Mel Karmazin dovrebbe sborsare un sacco di soldi che non ha. Ma se lo lascia andare, rischia di perdere preziosi abbonati.
Bulger si spinge a ipotizzare che Stern potrebbe anche decidere di mettersi in proprio su Internet, con una Web radio o un podcast. «E se nel 2011 - si chiede l'analista - l'applicazione per iPhone più gettonata fosse proprio un Howard Stern for iPhone?". Podcasting News segnala per esempio che alcuni conduttori radiofonici famosi stanno già optando per il podcast. Uno di loro si chiama Adam Carolla e avrebbe raggiunto in pochi mesi una audience di un quarto di milione di navigatori che scaricano i programmi di Carolla Radio http://carollaradio.com/. Fino a febbraio e negli ultimi tre anni Carolla aveva uno show mattutino su CBS Radio. Qui trovate uno degli ultimi podcast, Carolla and Mike Tyson.

The ‘King of All Internet Radio’
Written by Chris Bulger April 20th, 2009

For the past few years, I have not only been a Sirius Satellite Radio subscriber, but also one of its biggest fans. Sirius replaced the unmanageable amount of mix CD’s that littered my car and put all the music and entertainment in one small piece of equipment. Sirius has also changed the way I listen to music at work. On in the background all day, Sirius Internet Radio provides me with the soundtrack to my daily life. While some days call for an upbeat tempo with Sirius Hits 1 and some days require a more mellow choice like Cinemagic, my channel of choice is Howard 100. And who can blame me - the home of chaotic entertainment that is amusing day after day, providing everything from the ‘Wack Pack’ to Robin’s News. I wanted to know if others shared in my loyalty to Howard 100 when listening to Sirius Internet Radio, and if not, what are the subscribers listening to?

To do this, I looked at the population of Sirius Internet Radio listeners and then analyzed what channels they are tuning into during a month. Keep in mind that one listener can fall into multiple buckets throughout the month. Here’s what I found:

  • Howard is King: 28.4% and 16.1% of Sirius Internet Listeners tune in to Howard 100 and Howard 101, respectively. Just like in his days of old on terrestrial radio, Howard Stern continues to be the most listened to channel.
  • Rock and Pop lead in the music categories: Sirius Hits 1 commands the top music channel with 10% of Listeners heading to this channel. However, while people are tuning in to hear the latest pop hits, just as many people are tuning in to listen to the two classic rock channels (Classic Rewind and Classic Vinyl).
  • While not on the list here, Sirius NFL Radio does break into the Top 10 listened to channels during the NFL season. 9.3% of Sirius Internet Unique Listeners listened to Sirius NFL Radio in September ‘08. This was #4 overall!
  • Online listeners love their caroling: Sirius XM Pops and Cinemagic, two channel dedicated to Holiday music, were in the Top 10 listened to channels in December ‘08. Cinemagic was the 2nd most listened to channel in December ‘08 with 14.2% of Sirius Internet Listeners listening to Holiday music. The top channel was still Howard 100.

With a large percentage of listeners tuning into Howard 100 and Howard 101 on SIRIUS Internet Radio, what will happen to Sirius XM Radio if Stern were to leave at the end of his contract in 2010? Howard Stern commands a large audience, many of which might cancel their service if Stern were to leave at the end of his contract. As Internet Radio continues to grow, Stern’s next move could be to bring his own channel to the World Wide Web. I can see it now, the Stern Internet Radio iPhone app being the biggest app of 2011.

22 aprile 2009

Il NAB chiede a Apple di integrare l'FM nell'iPhone e iPod

Secondo RadioInk, citato da Podcasting News, a sua volta segnalato da Francesco Delucia, il presidente della National Association of Broadcasters, David Rehr avrebbe scritto al Chief Operating Officer di Apple, Timothy Cook, per chiedergli ufficialmente di integrare nell'iPhone e negli iPod il supporto della ricezione della radio FM. Rehr osserva che i dispositivi musicali Apple sono gli unici grossi protagonisti di un mercato con un numero sempre più diffuso di lettori mp3 e telefonini con funzionalità FM a non offrire tale opportunità se non con appositi accessori esterni. Al NAB Show per esempio Motorola presenta il nuovo modello di telefonino ROKR EM35 che addiritttura incorpora una antenna FM e l'RDS
L'evidente obiettivo è che la radio non risulti troppo penalizzata dalla presenza di dispositivi del tutto alternativi dal punto di vista dei consumatori, ma l'appello di Rehr desta parecchie perplessità perché ricevere la radio consuma la batteria di un telefonino smart già fin troppo famelico di corrente. Senza contare i possibili costi aggiuntivi per gli utenti: in Germania per esempio si deve pagare un canone solo per il possesso di un dispositivo capace di ricevere programmi radiotelevisivi.
Ricordo però che secondo le ultime anticipazioni la terza generazione di iPhone potrebbe davvero integrare un chip con capacità di ricezione e addirittura trasmissione (per la diffusione dell'audio tramite autoradio, per esempio) in FM.


Rehr Asks Apple To Add FM To iPods

WASHINGTON -- April 13, 2009: Nearly all MP3 players and an ever-growing number of cellphones can receive over-the-air FM radio, but Apple continues to be a high-profile holdout. Now NAB President/CEO David Rehr has written to Apple COO Timothy Cook to urge the electronics maker, "as a recognized leader in both the mobile phone and portable music player arenas," to begin including FM radio capability in iPhones and iPods.
Rehr notes that some mobile phones now include an integrated FM antenna and don't need a wired headset or connections to external speakers, and that some Bluetooth circuits now include FM radio capability, meaning there's no need to make room for an FM receiver in the mobile phone's case. He also points out that the NAB will be demonstrating the new Motorola ROKR EM35, with an integrated FM antenna, at the NAB Show this month in Las Vegas.
As he has done in letters to other mobile execs, Rehr spells out for Cook some of the benefits of including FM radio in devices, saying it is a "value-added and low-cost feature" that consumers appreciate; a source of incremental revenue from song tagging that leads to sales; a source for emergency alerts that doesn't involve the mobile infrastructure; and a potential source of promotion for new phones and media players with FM capability.
Rehr says the U.S. lags behind the rest of the world in mobile phones sold with FM Radio, but tells Cook, "With Apple as our partner, I am confident that we will be successful in convincing the U.S. mobile network carriers and their customers that FM radio is an indispensable feature for their mobile phones. Also, the radio industry would enthusiastically provide significant public promotion of FM-enabled Apple iPhones and iPods."

Alessandro Bosetti: la radio come luogo di "infiniti esperimenti artistici"

Il 21 marzo scorso sulle frequenze in onde medie e lunghe (e in streaming Internet/satellite) di Deutschlandradio, è andato in onda Arcoparlante, personale interpretazione del gioco del telefono senza fili dell'artista milanese Alessandro Bosetti. Partendo da un materiale grezzo costituito da sue registrazioni radiofoniche, Bosetti ha costruito un castello sonoro di rimendi sfidando i suoi ascoltatori a cattturare i suoi materiali e a rielaborarlo quasi all'istante. Per partecipare alla kermesse bastava ascoltare, cercare di interpretare e trascrivere gli spezzoni di parole e i fonemi, e rispedire tutto via mail all'emittente che nell'arco (parlante) di quattro ore di programmazione ha agito da ripetititore partecipativo di questo scambio.
Il progetto mi aveva subito affascinato e così ho contattato Alessandro, che mi ha gentilmente concesso questa intervista. Potete trovare numerosi dettagli sulla sua carriera di artista sonoro sul sito Web Melgun.net. Devo dire che quello che Alessandro dice a proposito di "artefatti" e del ruolo della radio come strumento di diffusione e produzione musicale è molto evocativo. Mi sono permesso di inserire alcuni link relativi ad artisti e opere da lui citati.
Altoparlante-arcoparlante. Un gioco, o una composizione musicale?

Entrambi. Un gioco che serve a preparare una composizione. arcoparlante è suddiviso in due fasi che possono essere considerate come due parti del lavoro. La prima è il "gioco" vero e proprio. Trascrizioni di registrazioni "disturbate" che ho fatto negli ultimi anni sono state a loro volta ritrasmesse. Si tratta di frammenti in cui si sente qualcuno parlare ma non è chiaro cosa dica e neppure che linguaggio parli perchè il segnale è molto disturbato. Questi frammenti mi hanno sempre molto affascinato perchè le interferenze sono spesso molto interessanti da un punto di vista sonoro o musicale. In inglese si usa il termine "artifact" non solo per definire un "oggetto fatto ad arte" ma anche per gli elementi estranei che appaiono quando un segnale di distorce. Le scariche di energia statica, le ombre che appaiono in una fotografia sviluppata incorrettamente o i fruscii di un vecchio vinile sono "artifacts". Cominciano a vivere una nuova esistenza autonoma e ad assumere un senso estetico proprio.
Durante questa prima parte di Arcoparlante i frammenti sono stati trasmessi e ricaptati dal pubblico che li ha trascritti e ce li ha rimandati, noi li abbiamo ritrasmessi e così via. Telefono senza fili, ne più ne meno. Si è trattato di una sorta di installazione radiofonica o di scultura effimera che è durata per quattro ore e si è estesa su distanze enormi perchè tra le onde medie, lunge e lo streming su internet hanno potuto partecipare in Europa, Asia, Messico, Stati Uniti. Siamo stati letteralmente inondati di risposte.
Tutto il materiale raccolto, assieme alla registrazione delle quattro ore di trasmissione costituisce ora il materiale di partenza su cui io costruirò una composizione musicale, e questa sarà la seconda parte del lavoro. Si tratterà di un "artifatto" basato su tutti gli "aritfacts" che si sono venuti a creare durante il gioco.
naturalmente qusta composizione avrà la sua prima in radio, il 3 luglio su Deutschland Radio Kultur.

C'è una motivazione tecnica e artistica nella scelta di diffondere anche in onde medie quella che ha tutta l'aria di una partitura per orchestra "diffusa" o è solo una questione contingente, legata alle esigenze di un broadcaster radiofonico?

In partenza si è trattato di una scelta contingente legata al fatto che essendo le onde medie e lunghe sempre meno utilizzate è stato possibile accedervi con più facilità. Personalmente però sono molto affascinato dal momento in cui una tecnologia comincia a divenire obsoleta. E' un momento in cui si aprono molte possibilità interessanti per un artista che ci si avvicina. Il momento in cui una tecnologia è "bambina" e il momento in cui è "anziana" (e in genere le tecnologie restano anziane per moltissimo tempo, non muoino mai, cadono semplicemente in disuso) sono molto molto stimolanti. Quando una tecnologia è sotto gli occchi e le mani di tutti, e viene costantemente sfruttata per scopi commerciali o fa parte integrante della quotidianità diventa più difficile immginarne usi e interpretazoni alternativi.

A che cosa si ispira Arcoparlante? Karlheinz Sotckhausenn aveva già proposto alcune composizioni da eseguire "con la radio", c'è qualche affinità?

Non direttamente. Arcoparlante fa parte di una "famiglia" di composizioni che pensano la radio come uno strumento, quindi si colloca senz'altro in una tradizione. Esistono anche molti lavori che intendono la radio non come un oggetto fisico ma come uno spazio, un "arco", una serie di traiettorie reali e immaginate che si disegnano tra le persone in ascolto.
Esiste un patrimonio ricchissimo di composizioni per la radio che hanno esplorato questa idea. Mi viene in mente Max Neuhaus [pioniere della sound art scomparso nel febbraio scorso, NdR] ma in realtà ce ne sono moltissime altre. da poco è uscito un libro bellissimo "Reinventing Radio, aspects of Radio as Art" curato da Elisabeth Zimmermann e Heidi Grundmann che ne da una panoramica.

Qual è a tuo parere il ruolo del mezzo radiofonico nella diffusione e in questo caso nella creazione di eventi culturali?

Immenso. Specialmente se si considera la radio nel panorama dei nuovi media. Non solo una singola "voce" ascotata da molti ma una pluralità di voci differenti che interagiscono attraverso moltissimi canali. La nuova idea di "radio" si mescola con la rete, tutto cio che è wireless, i cellulari, le frequenze disponibili e quelle riservate. E' un mondo che si presta a infiniti esperimenti artistici, e cha va al di là dell'uso centralizzato dei mezzi di comunicazione. E' positivo che un network nazionale come DeutschlandRadio sia sensibile a questo nuovo significato della parola "radio".

Il coinvolgimento di Deutschlandradio è casuale o si inserisce in contesto di programmazione più strategico, connaturato con le scelte della direzione culturale dell'emittente?

Personalmente ho iniziato a collaborare con DR nel 2004 producendo il "Fiore della Bocca" seguito da molti altri lavori tra cui "Gesualdo Translations" del 2008, "Zwöfzungen" del 2006, or " the Feelings of Objects" nel 2007. L'emittente produce moltissimi lavori specificamente radiofonici come i pezzi splendidi di Hanna Hartmann, Andreas Bick, Alvin Curran, Stefano Giannotti, Thomas Köner e Tetsuo Furudate.
Arcoparlante è il naturale proseguimento di questo rapporto di fiducia e scoperta.

Chi è Alessandro Bosetti, qual è la sua crescita artistica? Come è arrivato a concepire la sua teoria della voce e del rumore?

Un artista sonoro ossessionato dalla musica nascosta nei linguaggi. Tutti i miei lavori (o quasi) sono basati sulla parola, sul capirsi o non capirsi, sui malintesi, sulle traduzioni. Le lingue fanno "rumore". Anche chi ascolta fa "rumore" in un certo senso.

Qual è il tuo rapporto con la radiofonia, te ne servi come strumento e piattaforma delle tue creazioni o è anche un rapporto di empatia con una modalità di fruizione apparentemente "fuori moda"? Che futuro può avere la radio: autonomia e originalità o una crescente contaminazione crossmediale?

Includere il linguaggio parlato in una composizione musicale è sempre problematico. Non che ci sia un modo solo per farlo. Ma comunque lo si faccia si arriva sempre a scardinare le comuni modalità d'ascolto musicale. La radio da sempre è fatta di questo misto di parola, rumore e musica e per questo c'è una sorta di affinità elettiva tra me e questo medium. Personalmente credo che il futuro della radio sia enorme se la si considera come un medium "ibrido" senza una separazione netta con la rete, la telefonia etc. Se all'nizio della mia carriera si trattava dello spazio più adatto per relizzare le idee che avevo in mente si rivela ora anche una grande fonte di ispirazione per i modi in cui va trasformandosi.
In attesa della prossima rielaborazione di Alessandro Bosetti, potete ascoltare qui l'audio originale della trasmissione del 21 marzo 2009:

Il libro della memoria ritrovata

"Mi chiamo Matteo Caccia, ho trentatré anni. Un anno fa ho perso la memoria. Da quel giorno per me ogni volta è la prima volta."
Ha esordito così Matteo, con quella che ormai ancor più che una sigla è una firma, un sigillo - e correggendo un ironico lapsus che sulle prime gli aveva fatto pronunciare "un anno fa ho perso l'amnesia" - la presentazione a Milano del libro tratto dal fortunato programma di Radio 2 che dallo scorso settembre lo vede protagonista di uno strano percorso di ricostruzione di sè. Il presupposto dell'avventura di Amnésia è un evento traumatico molto raro: una amnesia globale retrograda che Matteo sostiene di aver subito esattamente l'8 settembre del 2007. Parlando alla libreria Feltrinelli di piazza Piemonte insieme al co-autore Alessandro Genovesi, Caccia dice che credere alla veridicità di questo presupposto, o supporre viceversa che si tratti solo di un felice espediente narrativo, è del tutto marginale. E di fatto è così, perché a Caccia e Genovesi e all'intero staff di Amnésia non interessa la perdita ma la riscoperta, se vogliamo la riscrittura della memoria a partire da suggestioni, ricordi, contributi che sono soprattutto esterni a chi ha subito l'evento traumatico. La domanda è: come riscrivo, con l'aiuto degli altri e della realtà rivisitata, una lavagna che avevo scritto di mio pugno e che qualcosa ha improvvisamente cancellato? E badate bene, non è affatto una domanda peregrina, perché tutti noi abbiamo esperienza di memorie cancellate. Anzi, il più delle volte siamo proprio noi a rimuovere, a spostare, magari a ignorare quello che abbiamo scritto o che dovremmo saper leggere del nostro passato.
Ho già ribadito qui che il programma di Caccia e Genovesi, con la regia di Tiziano Bonini, fosse ben congegnato e ben eseguito, una piccola isola di introspezione (per niente artificiosa) in un mare di superficialità mediatica. Un fiume in piena di banalità che arrivano, passano e - per fortuna, in questo caso - vengono dimenticate. Oltretutto i testi che si ascoltano in trasmissione e che ora sono stati selezionati per questo volume Mondadori, dimostrano costantemente come sia possibile andare in profondità anche con poco, con un linguaggio quasi ordinario: molto ben scritto, ma anche estremamente "nostro", alla mano.
Ho ritrovato lo stesso linguaggio anche nell'ora scarsa passata con Matteo, Alessandro e con Matteo Bordone di Condor che ha aperto la discussione ponendo le prime questioni. E' stata un'ora piacevolissima, che ha tenuto desta l'attenzione del folto gruppo di ascoltatori che ha riempito l'apposito spazio della grande libreria. I due autori hanno spiegato le loro motivazioni con una simpatia e una modestia che in genere non è facile trovare nel dietro le quinte di qualsiasi programma radiotelevisivo (più televisivo che radiofonico direi, la radio è sempre più umile e discreta del piccolo schermo). Matteo e Alessandro non si sentono affatto due "personaggi", sono persone che raccontano una storia, senza nessuna arroganza intellettualistica e senza alcun divismo inutile (sai che divi, poi). Anche la questione della veridicità del famoso pretesto narrativo è stata fin da subito inquadrata nella luce giusta: un fattore secondario, sul quale non serve accanirsi.
Amnésia andrà avanti fino a luglio, poi dovrebbe concludersi, non dovrebbero esserci sequel o altre articolazioni della storia, anche se Matteo Caccia ha ammesso che non gli dispiacerebbe continuare a lavorare sulla memoria. L'unica cosa per cui valga davvero la pena guardare al futuro.
Per ascoltare l'audio della presentazione di Amnèsia, 240 pagine, 16 euro, Mondadori:



21 aprile 2009

WWV Fort Collins, uno sguardo sul tempo atomico

Un bell'articolo del sito del quotidiano Fort Collins Now offre un inedito ritratto divulgativo del funzionamento della stazione di tempo e frequenza campione WWV. Scritto per un pubblico generale, il pezzo di Rebecca Boyle è molto accurato e accompagnato da una splendida fotografia dell'antenna VLF di WWVB.

Atomic Synchronicity in Fort Collins

On a wind-swept field northeast of Fort Collins, a compound of computers, radios and 400-foot antennas — manned by a handful of dedicated engineers — transmits the precise time to everything from the stock market to traffic signals.
By Rebecca Boyle

Quick — look at your cell phone, or glance your watch. What time is it right now? Oh, really? How can you be so sure?
That timepiece has to base its claims on something. When you set it, you told your microwave or your watch what time it was. You got that time from a different clock somewhere else. Meanwhile, a little computer or a piece of quartz has been keeping track for you, but what does it actually track? What is a minute, anyway? What’s a second?
At some point, somebody had to decide what those things mean. And somebody has to keep an eye on that definition so seconds don’t get too short or too long, messing up everything from GPS satellites to the stock market to your paycheck. (Did you really work eight hours yesterday? According to whose clock?)
You can thank a bunch of radio engineers in Fort Collins for helping keep all that straight. Four engineers in a compound northeast of the city keep watch, as it were, over the official atomic clock, and therefore the official time, of the United States.
The antennas at radio stations WWV and WWVB broadcast radio waves that synchronize everything from the stock market to traffic lights to your alarm clock. WWV broadcasts a signal you can hear; WWVB broadcasts a signal only your radio-controlled clock will recognize. “Your computer clock has a crystal — it has the ability to keep your time,” said Douglas Sutton, an engineer with the National Institute of Standards and Technology. But, he pointed out, it has its limitations. Eventually, the clock will be fast or slow, and you’ll have to correct it. “Say, in one week, you lose a second,” Sutton said. “Well, it’s our job to make sure you can correct that back to the proper time, because you’re referencing the standard.”
The windswept home of the nation’s timekeepers — where that standard is maintained — seems like any other rural site, complete with antelope tracks through the snow. But that’s before you see the copper-lined doors, the flickering, unplugged fluorescent lights powered by ambient energy, and the massive antenna towers.
Before the proliferation of radio-controlled clocks — there are between 3 or 4 million such clocks in the U.S. — government agencies were the atomic clock’s main users. Civilian use started in the early 1990s, and now, radio-controlled clocks (commonly but inaccurately called “atomic”) are widely available, often for a few dollars. But they wouldn’t work — whether in Hilton Head, S.C. ,or Walla Walla, Wash. — without the radio towers based in Fort Collins.

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The National Institute of Standards and Technology, formerly known as the National Bureau of Standards, keeps track of a lot of official standards — the pound, the ounce, the cup, the inch, and, of course, the second.
Though the main time-standard-setting atomic clock, NIST-F1, is in Boulder, the Fort Collins facility has four of its own Hewlett-Packard cesium clocks that synchronize to the main system.
The antennas that broadcast the time to clocks around the country are in a remote location, off Colo. 1 in eastern Larimer County. That was partly out of necessity; when they were built in 1962, the area was even less populated than it is now. “It would be hard to have this site in the middle of Boulder,” Sutton said.
The site was also chosen for its electrical properties. The ground chemistry, which includes several metals that are found with the uranium that lies a few miles east, allows for good conductivity; the chemical make-up and the high groundwater level helps the radio waves travel farther.
The NIST site encompasses 340 acres and is surrounded by private land. It’s not like living under power lines, but living next door to the NIST antennas has its own complications. “People will call us from Wellington and say, ‘My home entertainment system announces the time every minute,’” Sutton said. At least they can accurately program their DVD players.
Still, Sutton said it’s good that not too many people live around the antennas. There is plenty of wildlife, however. Partly because of the flora and fauna, the facility resembles a summer camp for circuit engineers, or even a survivalist compound.
In the main building, the engineers have a break room and kitchen, and message boards for notes and sketches. Last week, the chalkboard was full of intricate server schematics and a reminder to spray the salt cedars this spring. The rooms containing radio signal generators are full of stacked water bottles, which add extra mass to keep things cool.
The facility used to employ dozens of people, but funding cuts have reduced the staff down to Sutton, Matt Deutch, Glenn Nelson and Bill Yates. They all wear many hats — they’re electrical engineers, plow drivers, firefighters who conduct controlled burns, tower-climbers who shimmy up 400 feet to change light bulbs, and all-around renaissance men. Sutton has been at NIST for 14 years. And that’s an accurate measurement.

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Like many developments in 19th-century America, standard time came about because of railroads. Until the mid-1880s, most cities and towns set their own times according to high noon — when the sun was at its highest point in the sky. But with the advent of railroads, people traveling from place to place needed a standard. Railroads came up with one in November 1883, and the following year, delegates from 27 nations met in Washington, D.C., for a Meridian Conference, to set the world’s time. They agreed on a system that’s basically the same as the one we still use: Time zones were divided along 24 standard meridians of longitude, 15 degrees apart. The standard starts in Greenwich, England; all other time zones are either ahead or behind by one hour (or a half-hour in some spots).
The U.S. government started keeping standard time a few years later. In 1904, the U.S. Naval Observatory broadcast time signals from Boston as an aid to navigation. By 1923, NIST station WWV was broadcasting over the public airwaves — at the time, it was located in Washington, D.C., which is why it has the east-of-the-Mississippi “W” appellation. The name doesn’t actually mean anything — it’s just a series of letters that conforms to the radio station naming standard. It stuck when the station moved to Colorado in the 1950s, when President Dwight Eisenhower placed many of the nation’s research facilities on the Front Range.
Keeping time in the atomic age is a little more complicated than that first Navy message 105 years ago. To measure the standard second, a computer frequency-counter measures the cycles of a type of energy change that takes place in a cesium atom. One second equals 9,192,631,770 cycles. NIST’s main clock, the F1, is accurate to within 0.1 nanoseconds per day. That means it ends up being off by one second once every 80 million years. Last year, NIST developed an even more accurate clock, which would neither gain nor lose one second for 200 million years.
Such highly precise clocks are important for telecommunications, deep-space communications, navigation and other purposes. The Federal Aviation Administration must accurately monitor air traffic, for instance. Traffic signals, which must stay green, yellow and red for a given length of time, have to measure that time against some standard. Emergency 911 operators have to know what time someone calls for help. Satellites and space probes have to know where and when to communicate with Earth.
The time standard is even important for financial markets — stock prices can fluctuate by mere seconds, so a buyer or seller wants the most accurate information. “You need to make sure you bought this stock at nine hours, 10 minutes and 58 seconds, and they’ll probably put 10ths or 100ths of a second on there,” Sutton said. “Wherever a time stamp is used, it eventually references back to the nation’s time standard.”
Time code generators at WWVB and WWV use binary code to convert the time into information that can be broadcast via radio waves. It’s all in Universal Coordinated Time, formerly known as Greenwich Mean Time. Mountain Daylight Time is six hours behind UTC. Mountain Standard Time is seven hours behind. The time code contains the year, day of year, hour, minute, second and flags that indicate the status of Daylight Saving Time, leap years and leap seconds.
Each generator is constantly tested for accuracy — “If you are the standard, you cannot broadcast the wrong time,” Sutton points out — and the data is sent to a radio frequency transmitter, which sends the signal to the antennas.
NIST uses power from Poudre Valley Rural Electric Association, but has a backup generator that fires up in 30 seconds in case of an outage. Four thousand gallons of diesel fuel stored on site can keep the time for two and a half weeks.
The low frequency station, WWVB, broadcasts at 60 kHz. Its sine wave — the curvy line with equal hills and valleys — is 3.5 miles long; it’s at such a low frequency that it can penetrate the Earth. That’s another reason why WWVB is in Colorado instead of a more central location like, say, Omaha — it’s closer to the Rockies to facilitate broadcasting all the way to California.
As the signal propagates from Fort Collins, the wave tends to follow the Earth’s curvature, making it an efficient frequency for huge distances. The sun inhibits radio waves, but the antennae are powerful enough to cover the continental U.S. at all times. At night, the signal can reach Santiago, Chile. The size of an antenna corresponds to the wave of a frequency — the higher the frequency, the smaller the antenna needed.
Gigahertz antennas are for ultra-high frequencies; users of GPS devices and satellite radio services are familiar with their small, stubby antennas. Kilohertz antennas are a lot bigger; to broadcast a very low-frequency radio wave like 60 kHz, a dish antenna would have to be two miles wide. (AM radio is also broadcast in the kHz range, although at much higher frequencies than the 60 kHz used at WWV. The low end of the AM spectrum starts around 530 kHz and reaches about 1800 kHz; FM radio uses about 88 megahertz to about 108 MHz.)
Thankfully for Northern Colorado residents, eastern Wellington is not covered by mammoth dish antennas. Two cable-connected arrays in a “top-hat” design do the job in a smaller area. Each array consists of four 400-foot towers arranged in a diamond shape, with a system of cables suspended among the four towers. The wires meet in the middle, where a cable connects the array to a helix house on the ground, which transmits the signal. Each array covers 32 acres. WWVB is just one way in which NIST tells you the time, however. Radio station WWV actually comes with sound; signals are broadcast on five frequencies, from 2 MHz to 20 MHz.
At the end of every minute, a computerized voice will announce the time, effective at the tone. The station also broadcasts a 440 Hz tone to help with piano tuning; an update on the world’s GPS satellites; and space weather forecasts, including news of solar flux, solar flares and geomagnetic activity. WWV’s building also hosts the four HP clocks, the heart of the station. NIST also provides an Internet time service, a telephone number, a Web site and even a subscription service, which has an inaccuracy of less than 20 nanoseconds.
Next time you set your watch, call NIST and listen for the tone. That way, when you look at your watch, you’ll be sure it’s right.


What time is it?

Listen to the radio:
WWV can be heard with any shortwave radio. A typical shortwave radio provides coverage from about 150 kHz to about 30 MHz. WWV broadcasts the time at 2.5, 5, 10, 15 and 20 MHz.

Call NIST:
Call 303-499-7111 for WWV and call 808-335-4363 for WWVH, the atomic clock broadcast in Hawaii.

Go online:
The NIST Internet Time Service allows users to synchronize their computer clocks via the Internet. Most of the servers are in Boulder. The service requires a download that you can configure to access a specific server. Visit nist.time.gov to learn more.