28 novembre 2008

Il successo delle radio DRM non dipende dai negozi

Qualche ora fa Benn Kobb ha bussato alla porta-finestra di GTalk aperta su Radiopassioni. Forse ricorderete che Benn, giornalista, autore di libri (il suo Wireless Spectrum Finder è una "widely acclaimed reference" sulla allocazione delle risorse spettrali ai servizi di radiodifussione e radiocollegamento negli USA) e consulente interessato a promuovere l'uso del DRM, Digital Radio Mondiale, su scala locale e regionale negli Stati Uniti. Benn, che ama molto l'italiano e lo studia, dice di trovare sempre cose interessanti e ogni tanto si mette in contatto con me per discutere le novità.
Oggi voleva parlarmi di un intervento sul suo sito 26MHz.us relativo a un fattore che viene sempre citato tra gli ostacoli alla diffusione dei vari sistemi di radio digitale. Lo potremmo chiamare il which comes first factor (o chicken and egg factor, se preferite). In questo caso il which comes first si riferisce al "content" o al "receivers". Chattando con Benn lui dalla Virginia, io a Milano, mi spiegava di aver rimuginato sulla questione anche perché, raccontava, l'altro giorno era andato a cercarsi un ricevitore HD Radio. «E' incredibile lo stato di confusione in cui si trova questo progetto," ticchettava Benn. «Sono entrato in un punto vendita della più grande catena di elettronica americana e ci ho messo venti minuti a trovare, lasciato lì sull'ultimo degli scaffali, per giunta male illuminato, un solo esemplare di apparecchio, un tuner stereo potente e costoso.» E poi mi ha chiesto: «did you know that word, "spiff"?» E no, gli ho risposto (ripensandoci conoscevo in effetti "spiffy" che vuol dire grossomodo elegantone, ma non c'entra del tutto). «Sai, è il premio che viene dato al venditore sulla merce piazzata. Non ci sono spiff per i ricevitori HD Radio. Invece per Sirius, la radio satellitare, i premi sono molto sostanziosi.» Il che spiega, gli ho risposto io, perché ci sono tanti abbonati a Sirius (ormai con la fusione saranno più di 18 milioni) ma l'operatore ha una montagna di debiti. Benn era d'accordo, mi ha detto che i "financials" di Sirius XM sono, letteralmente, "in the toilet". E ha concluso la sua chat affermando che «su un canale commerciale di questo tipo,» dove HD Radio viene totalmente ignorata dai rivenditori che non hanno interesse a promuoverla, «sarà molto difficile vendere anche ricevitori DRM.»
E allora il DRM è destinato anche lui all'insuccesso, come HD Radio, che ha commesso il tragico errore di mettere i suoi ricevitori sugli scaffali sbagliati? Leggetevi l'editoriale di Benn, è davvero provocatorio, perché riesce a far capire che forse è troppo banale spiegare il flop del DRM solo con la sostanziale carenza di ricevitori. In pratica Benn afferma che non c'è scritto da nessuna parte che i contenuti trasmessi in DRM devono aspettare che i negozi, i punti vendita fisici, si riempiano di apparecchi. «Questa è una strategia di follower, non da leader,» scrive. «Gli editori di CD Rom non hanno aspettato che sui pc di tutto il mondo fosse installato un lettore di CD Rom» (il paragone è formalmente corretto ma non di buon auspicio, perché l'industria dell'editoria multimediale ha bruciato parecchi soldi e non ha mai avuto solidi "economics"). Tra l'altro, aggiunge Benn, sarebbe assurdo aspettare che i ricevitori (e in che numero, poi, quale sarebbe un quantitativo "sufficiente"?) arrivino nei negozi retail. Il DRM è un prodotto di nicchia che deve usare canali speciali: i cataloghi, i siti Web. O stimolare accordi verticali tra produttori di sistemi di trasmissione e ricezione. Il nuovo brand UniWave, per esempio, è stato fondato da un ex dirigente della Thomson. E Thomson Broadcast & Multimedia è uno dei maggiori fornitori di modulatori DRM ai broadcaster internazionali. L'uscita del dispositivo UniWave Di-Wave, interessante perché dovrebbe essere basato su chipset Mirics inserito in un modulo della cinese NewStar, è attesa per l'inizio del prossimo anno, dopo la registrazione dell'apparato presso la FCC. Nel frattempo, sottolinea ancora Benn, Deutsche Welle e BBC hanno già messo in cantiere i test di un nuovo servizio congiunto di contenuti informativi rivolti agli ascoltatori europei, sulle onde corte e sui 1296 kHz in onde medie da Orfordness.
Se la radio UniWave sarà sostenuta da una campagna di marketing adeguata e riuscirà a trovare i canali commerciali giusti (non necessariamente i tradizionali punti vendita dell'elettronica di consumo), la disponibilità di quei contenuti sulle onde corte in qualità digitale potrebbe convincere numerosi acquirenti. Inizialmente sarebbe un mercato di nicchia perché le onde corte sono ormai un mezzo di supernicchia, ma se si riuscisse a creare sufficiente "awareness" (è questo l'assunto di Benn), allora perché non sperare che il DRM si imponga su scala locale, magari nella banda dei 26 MHz caldeggiati dal sito di Benn Kobb, dove potrebbero esserci bacini di ascolto più interessanti.
Insomma, le incognite non mancano (io continuo a essere molto scettico sull'uso di una modulazione di quel genere per lunghe distanze ionosferiche, perché il problema del fading e della conseguente perdita di informazione non sarà mai accettabile, neppure per un pubblico di nicchia), ma forse Benn ha ragione: non dobbiamo inventarci più ostacoli di quelli che già si devono superare davvero.

BBC & DW Regional Service Testing

Nov 27, 2008

Tests of the BBC World Service / Deutsche Welle regional HF DRM service are now being heard in North America and elsewhere.

This service is a positive development for DRM. It apparently is timed to correspond with the introduction of the UniWave DRM receiver in early 2009.
"Broadcast in clear digital quality," a news release says, "it will be available from early morning till late at night targetting Western and Central Europe and a potential audience of 170 million listeners with global news and current affairs and a rich mix of in-depth analysis, documentaries and cultural programmes."
Some believe that regional DRM service is pointless because of lack of DRM receivers or because radio itself has been obsoleted by the Internet, broadband wireless and satellite radio. Here is my take on the first of those arguments.
It is an incredible notion that stations should wait to transmit DRM until sufficient numbers of consumers own DRM receivers, or until the receivers are "in shops". That is a strategy for followers, not leaders.
CD publication began before most consumers had CD-ROM readers or CD players. Cellular and satellite services, and even FM radio services did not wait for large numbers of citizens to own suitable equipment before starting. Such a model is so conservative that it would lead to little or no digital broadcasting.
Retailers will not stimulate interest in, and consumers won't invest in and spread the word about media that don't exist. The receiver must be useful upon power up. A digital receiver that can't consume digital content because there is no such content is worthless for its principal use.
Moreover, the number of receivers in the field that must justify DRM broadcasts is a near-mystical value that will vary depending on the broadcaster's mission and imagination.
Few HF receivers, whether analog or digital, are in shops because that is not where Americans buy them. The big-box retailers that dominate the U.S. consumer electronics scene carry few if any HF receivers. We doubt that their salespeople would know what HF is, particularly without aggressive "spiffs" -- per-sale bonuses -- to motivate them to push such products.
The shopper in these mazelike stores is lucky even to find HD Radios, after hundreds of millions of dollars spent on their forgettable promotion.
DRM receivers can find their way to specialized audiences, through channels such as web, catalogs, partnering and direct marketing including receiver sales by stations themselves. The emerging open-source hardware model may also be worth considering, as a means to drive down development costs.
One U.S.-based brand, Eton, has proven adept with HF marketing. I've urged Eton to consider its future with DRM in view of the declining market for analog HF technology.
Vertical integration of broadcaster and receiver manufacturer or brand is another option. UniWave was founded by a former Thomson executive. Thomson Broadcast & Multimedia is a major DRM transmission equipment supplier.
I look forward to tuning the BBC/DW service on a UniWave receiver.

27 novembre 2008

Una cordata italiana per 1Worldspace?

Su Prima Comunicazione di questo mese, citato anche dagli amici di Giornaleradio.info leggo di una possibile cordata di "cavalieri bianchi" italiani che potrebbero muoversi per salvare dal fallimento 1Worldspace, l'operatore di radio satellitare americano da tempo sull'orlo del fallimento. La cordata è stata proposta da Luca Panerai, del gruppo Class Editori, che controlla, attraverso New Satellite Radio, il 35 di Worldspace Italia. Ricordo sempre che Worldspace Italia doveva lanciare sul nostro mercato (si parlava di questo periodo, la fine del 2008, poi del primo semestre 2009) una offerta di contenuti pay radio satellitari.
Commentavo l'altro giorno le vicende di Worldspace Italia insieme a un ex insider del progetto, che condivideva il mio scetticismo. Tra l'altro, osservava il mio contatto, Worldspace Italia punta molto sul coinvolgimento delle case automobilistiche e in questo momento forse Fiat e compagni hanno ben altre gatte da pelare. E' molto vero. Non è solo una questione tecnologica,o di contenuti appetibili: i progetti di questo tipo diventano estremamente rischiosi e incerti per le condizioni economiche al contorno. 1Worldspace potrebbe salvarsi solo ricapitalizzando (ma come, con quali prestiti?) o vendendo a una cordata come quella proposta da Panerai, secondo il quale basterebbe un investimento di 100 milioni di dollari, "un valore che non si discosta molto da quello di un network radiofonico nazionale". In linea di principio non fa una piega, senonché il satellite che Worldspace ha messo in orbita geostazionaria sul continente africano e che dovrebbe fare le veci di una infrastruttura nazionale è ormai piuttosto vecchio: è stato lanciato nel 1998 e secondo WIkipedia dovrà essere decommissionato tra cinque. Il satellite che lo dovrebbe sostituire è, sembra, pare, parcheggiato in un hangar di Thales Alenia Space in attesa di un'orbita che forse non verrà mai. Avrebbe dovuto essere lanciato nel 2007. Anche ipotizzando che il satellite venga lanciato e che davvero si riesca a mettere insieme una cordata di salvatori italiani di 1Worldspace, questi ultimi dovrebbero affrontare un rischio di impresa che può essere misurato a spanne solo sulla base delle vicende dell'unico altro operatore di radio satellitare, Sirius XM. Io non sono un analista finanziario, ma immagino che un potenziale investitore che chiedesse una due diligence su 1Wordlspace e una fredda disamina sulle reali prospettive di mercato finirebbe per scappare a gambe levate, indipendentemente dalla modesta entità dell'investimento richiesto.
Il solito disfattismo di Radiopassioni (una testata contraddittoria direbbero alcuni)? Non saprei. Io sono appassionato di buona radio e buone tecnologie sostenibili, sul piano economico e possibilmente sociale e ambientale. I comunicati stampa e i convegni tecnici sulle modulazioni, i "field test" mi interessano relativamente. Quello della buona radio è un mercato piccolo, anche se muove gli interessi di parecchi ascoltatori e addetti. Però sono convinto che le prospettive di crescita, miglioramento, cambiamento ci siano e forse passano anche per l'introduzione di nuove tecnologie capaci di affiancare o prendere davvero il posto di quelle vecchie.
Il problema è che per ora ho visto più comunicati e convegni che vera "ciccia," anche se spero sempre di essere smentito.

(da 'Prima comunicazione', numero 389, Novembre 2008)

Il gruppo Class Editori sta verificando la disponibilità di broadcaster e istituti finanziari italiani ad allearsi in una cordata in grado di assumere il controllo di WorldSpace, l’operatore internazionale di radio satellitare del quale è già socio di minoranza in Italia e che a causa di una situazione debitoria si trova in amministrazione controllata. WorldSpace da qualche settimana è sottoposta alla procedura che il ‘Bankruptcy Code’ statunitense (equivalente della nostra legge fallimentare) indica come ‘Chapter 11’, che prevede la soluzione della crisi attraverso un piano di riorganizzazione simile al nostro concordato preventivo. Una situazione che terminerà il 17 gennaio, giorno in cui dovranno essere notificati i risultati delle due diligence di potenziali buyer.
La cordata italiana è guidata da Luca Panerai, amministratore delegato di WorldSpace Italia, controllata da WorldSpace e partecipata al 35% da New Satellite Radio, società che fa capo a Class Editori (Luca Panerai è il figlio di Paolo, presidente del gruppo). “Con un investimento che non supera i 100 milioni di dollari, un valore che non si discosta molto da quello che nel nostro Paese è necessario per entrare in possesso di un network radiofonico nazionale, abbiamo l’opportunità di mettere le mani su un operatore satellitare, in grado di offrire una copertura radiofonica mondiale e che in mercati ricchi come Italia, Germania e Svizzera, ha la licenza esclusiva a diffondere il segnale radio satellitare”, dice Luca Panerai.

26 novembre 2008

Milano per Giorgio

Il tragitto in metropolitana che mi sballotta quasi ogni giorno tra casa e ufficio è dedicato alla lettura o alla risoluzione del sudoku. Quest'ultima dipende più che altro dal tipo di giornaletto freepress che riesco a procurarmi scendendo le scale delle fermate di Lima o Bande Nere. I miei orari sono un po' anomali e a volte resto tagliato fuori dalla normale distribuzione e devo rinunciare al rompicapo. Quasi invariabilmente, il viaggio di andata è tagliato su misura del sudoku "difficile" di City; il ritorno - che da diversi mesi a questa parte avviene in due tappe inframmezzate dalla visita all'ospedale dov'è ricoverato mio padre - è appannaggio di 24 minuti, il freepress pomeridiano del Sole 24 Ore. Sono un tipo terribilmente abitudinario, io.
Sudoku a parte, al contenuto dei giornaletti dedico, quando va bene, pochi secondi. Ma questa sera 24 minuti me l'ero procurato nella prima tappa del viaggio di ritorno e avendo trovato mio padre in giornata relativamente lucida, l'ho sfogliato insieme a lui, nella sua stanza della "Baggina". La sezione spettacoli del giornale era dedicata all'iniziativa che la Fondazione Giorgio Gaber, il Comune e altre istituzioni culturali della città dedicano alla memoria dell'autore musicale e teatrale che se n'è andato quasi sei anni fa (era il Capodanno del 2003). Uno dei pezzi forti delle rievocazioni previste per la seconda edizione di Milano per Giorgio Gaber è "Io quella volta lì avevo 25 anni". Si tratta di un testo in sei "racconti" ambientati in diverse decadi della nostra storia. Un inedito che Gaber con Sandro Luporini avevano imbastito in previsione di un ritorno a teatro della coppia di autori che purtroppo non avvenne mai. Gaber si era ammalato gravemente, non avrebbe potuto affrontare un'uscita in palcoscenico. Il suo posto sarà idealmente preso il mese prossimo da Claudio Bisio, che leggerà l'inedito al Teatro Strehler. Mi sono commosso leggendo la cronaca della conferenza stampa di presentazione, perché i curatori dell'evento hanno ricordato che Gaber avrebbe desiderato che i suoi racconti fossero almeno presentati in versione radiofonica. Non fu possibile realizzare neppure quell'embrione di progetto e il testo di Io quella volta lì avevo 25 anni è rimasto nel cassetto fino a oggi.
Quando io avevo meno di 25 anni Giorgio era ancora all'apice della sua carriera di chansonneur politico, così particolare e inafferrabile, conteso tra una sinistra già allora specializzata in autoflagellazioni e occasioni perdute, e una destra in cui Gaber, per colmo di ironia, si ritrovò invischiato per ragioni matrimoniali. Ma nella Milano di Gaber - una mia compagna di liceo abitava nella stessa strada, via Londonio, immortalata in un suo dialogo famoso - i suoi spettacoli erano un'istituzione, credo di essere andato in teatro - al Nazionale, al Lirico - a sentirlo che ero ancora in quarta ginnasio, negli anni di Far finta di essere sani, di Anche per oggi non si vola, di Polli di allevamento. Imparavamo a memoria le canzoni e i monologhi di quello che allora era considerata la coscienza critica dell'intellighentsjia militante. Che abbozzava e davanti alle critiche rideva e ci pensava su (del resto il Signor G. aveva quasi sempre ragione). Poi Giorgio fu arruolato d'ufficio a destra, che ha continuato a ridere delle sue critiche, ma senza pensarci troppo su, perché convinta che riguardassero solo "gli altri". Molte delle cose che Gaber cantava e diceva quando avevo 15 o 25 anni, tirate fuori da quel contesto forse oggi sembrerebbero fuori moda, ermetiche. Altre no, perché si rivolgevano a vizi e difetti borghesi da cui non guariremo mai (è per questo che dobbiamo tuttora fingere di essere sani).
E poi rimangono le canzoni del Gaber "pre-politico", gli inimitabili ritratti di una Milano poetica e triste che non esiste più ma vale la pena di essere ricordata esattamente come veniva cantata. Il Giambellino del Cerutti, Porta Romana e le ragazzine che te la danno. L'ultimo lavoro uscì che Gaber non c'era già più e si intitolava Io non mi sento italiano. Forse per questo uno dei ricordi più belli che potete trovare online è un sito allestito quest'anno dalla Radiotelevisione della Svizzera Italiana e dedicato a Giorgio Gaber, un "italieno" in Svizzera. Il 15 febbraio scorso la TSI ha mandato in onda uno spettacolo pieno di ricordi, che potete vedere in streaming su quel sito. Tra i tanti materiali un filmato realizzato da un regista ticinese nel 1965, in cui Gaber canta Porta Romana a bordo di un tram (il 12?) che percorre, di sera, proprio la strada tracciata sull'antico decumano milanese. In quel videoclip antelitteram Giorgio è appoggiato sulla parete in fondo, dinoccolato, un po' stortignaccolo, con una spalla più alta dell'altra per la polio, accanto alla porta posteriore, dove sedeva il bigliettaio. In un punto dei nostri tram dove un apposito cartello avvertiva, perentorio, "vietato soffermarsi sulla piazzola sul retro" (mai capito perché, forse per non intralciare la manovra di acquisto dei biglietti... Tanto quei cartelli li hanno tolti da secoli, insieme ai bigliettai).
Lui doveva essere un po' così, un menestrello raffinato e amaro, che amava starsene nelle posizioni scomode o vietate dai regolamenti. Chissà da che parte stava allora, da che parte starebbe oggi... In realtà non è mai stato importante, i poeti stanno dalla parte giusta.

Giornalista di Radio Okapi ennesima vittima in Congo

Una vedova, tre orfani e l'indignazione delle poche ONG che seguono le tristi vicende del giornalismo africano in un continente in perenne stato di guerra etnica, religiosa, economica. E' tutto quel che resta di Didace Namujimbo: l'ultima vittima, lo avrete letto, delle azioni contro la libertà di informazione in Congo DR. Didace lavorava per Radio Okapi, della fondazione svizzera Hirondelle (che nel 2007 aveva già avuto il suo morto ammazzato, il redattore Serge Maheshe).
Il giornale tedesco TAZ illustra molto bene i rischi corsi dalle poche voci radiofoniche alternative all'emittente di stato, che cercano di diffondere notizie e un po' di speranza in zone percorse da gruppi armati governativi e ribelli. La radio nazionale la lasciano stare, tutte le altre bene che vada vengono saccheggiate e chiuse di forza. Mentre IFEX, organizzazione che conta il numero dei morti tra i corrispondenti di guerra, segnala che un'altra presunta vittima, Alfred Munyamaliza Bitwahiki Njonjo, della emittente comunitaria RACOU, dato per disperso all'inizio di novembre, in realtà si era rifugiato in un campo della missione ONU, il MONUC.
Un altro giornalista, il belga Thomas Scheen, che lavora per la Frankfurter Allgemeine, è stato sequestrato e poi rilasciato da truppe mai-mai del Partito resistente congolese.

Bukavu : Didace Namujimbo, journaliste de Radio Okapi, tué la nuit dernière

Sud-Kivu | 22 Novembre 2008

Encore un journaliste de Radio Okapi tué à Bukavu. Didace Namujimbo a été abattu d'une balle à la tête par des inconnus la nuit de vendredi à samedi près de son domicile vers "Vamaro" au quartier Ndendere dans la commune d’Ibanda.
Didace Namujimbo a été abattu près de chez lui vers 21h30, alors qu’il revenait à son domicile. Il a été abattu par des inconnus. Les voisins, qui étaient chez eux en ce moment là, ont entendu des voix de gens qui discutaient. Quelques temps après, ils ont entendu des coups de feu, mais ils ne sont pas sortis. C’est seulement vers les petites heures du matin, quand ils sont sortis, qu’ils l’ont découvert qui gisait là. Et ce sont ses voisins qui nous ont donné l’heure à laquelle ils ont entendu les discussions et les coups de feu.
Premier témoignage du Procureur de la République, près le tribunal de grande instance de Bukavu, Jacques Melimeli : « Nous avons été sur les lieux. Nous avons constaté qu’une balle l’a atteint au cou. Et, il en est mort sur le champ. Nous avons d’abord levé le corps. Nous l’avons emmené à l’hôpital général de référence de Bukavu où on est entrain de procéder à l’autopsie. Nous avons saisi aussi la douille de la balle qui a tué la victime. Pour le moment, l’expertise médicolégale de l’hôpital général de référence de Bukavu est entrain d’être faite pour déterminer si la balle est sortie du corps, et combien de balles ont atteint le corps. »
Didace Namujimbo laisse une veuve et trois orphelins. Il est le deuxième journaliste de Radio Okapi à être tué à Bukavu. Rappelons que Serge Maheshe, secrétaire de rédaction a été abattu dans la nuit du 13 au 14 juin 2007.

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Journalisten im Kongo
Kritik unerwünscht

Journalisten im Kriegsgebiet der Demokratischen Republik Kongo leben in ständiger Gefahr und vom Übersetzen für ihre ausländischen Kollegen. VON DOMINIC JOHNSON

Didace Namujimbo war in der ostkongolesischen Stadt Bukavu auf dem Weg nach Hause, als er mit einem gezielten Schuss getötet wurde. Unbekannte Attentäter lauerten dem kongolesischen Chefredakteur der lokalen Station des UN-Senders Radio Okapi gegen 21 Uhr am Abend des vergangenen Freitag auf und feuerten ihm eine Kugel in den Hals. "Er war sofort tot", erklärte Staatsanwalt Jacques Melimeli. Erst am nächsten Morgen entdeckten Kinder die Leiche.
Bukavu liegt außerhalb des Kriegsgebietes im Osten der Demokratischen Republik Kongo; es ist die Hauptstadt der Provinz Süd-Kivu, südlicher Nachbar der umkämpften Provinz Nord-Kivu. Aber das nicht aufgeklärte Attentat wirft erneut ein Schlaglicht auf die prekäre Situation der Medien im Ostkongo. Der 34-jährige Namujimbo, seit zwölf Jahren im Metier, war der zweite getötete kongolesische UN-Journalist in Bukavu nach Serge Maheshe, der am 13. Juni 2007 vermutlich von Soldaten erschossen wurde.
Ebenso wie der Mord an Maheshe erregt nun auch der an Namujimbo die Menschen in der Ein-Millionen-Stadt Bukavu. Am Samstag trieb die Polizei mit Tränengas wütende Jugendliche auseinander, die aus Protest gegen den Mord Straßen mit brennenden Reifen blockiert hatten. Am Montag gab es eine gigantische Trauerfeier in der katholischen Kathedrale der Stadt.
Journalisten im Ostkongo leben gefährlich. Aus Nord-Kivus von Rebellen belagerter Provinzhauptstadt Goma berichten Mitarbeiter des kongolesischen Staatssenders RTNC - das einzige Radioprogramm außer dem des UN-Senders Okapi, das landesweit ausgestrahlt wird - von Einschüchterungen und Einschränkung der Berichterstattung durch ihre Chefs. Ein Journalist gibt die geltende Direktive wieder: Es herrscht Krieg; RTNC ist ein Regierungssender; deswegen müssen RTNC-Nachrichten immer im Sinne der Regierung sein. Fliehende und plündernde Soldaten kommen daher bei RTNC nicht vor, sondern nur beim UN-Sender Okapi, was dessen Arbeit wiederum aus Regierungssicht wie Rebellenpropaganda aussehen lässt.
Unabhängige Sender gibt es nur noch in der 500.000-Einwohner-Stadt Goma sowie in entlegenen Teilen der Provinz. In der Frontstadt Kanyabayonga hingegen wurde das lokale Radio communautaire von Regierungssoldaten verwüstet. Und im Gebiet der Rebellenbewegung CNDP (Nationalkongress zur Verteidigung des Volkes) unter Laurent Nkunda gibt es gar keine unabhängigen Radios mehr, denn die Rebellen legen viel Wert auf die Deutungshoheit über die Situation.
Den kirchlichen Sender Radio Colombe in der Distrikthauptstadt Rutshuru verwüsteten CNDP-Truppen bereits vor einem Jahr; nun, bei blutigen Kämpfen mit zahlreichen Toten in Rutshurus Vorstadt Kiwandja am 4. und 5. November, wurde auch das dortige Radio Racou geschlossen. Leiter Alfred Nzonzo Bitwahiki wurde allerdings nicht - wie zunächst behauptet - von CNDP-Truppen getötet: Er tauchte zwei Tage lang unter und meldete sich dann auf Radio Okapi zu Wort.
Die meisten Journalisten der Region müssen ohnehin ihren Lebensunterhalt dadurch verdienen, dass sie den vielen eingeflogenen ausländischen Reportern als Fixer und Übersetzer zuarbeiten. Das bringt Geld, kann aber auch gefährlich sein, wie die Entführung des FAZ-Korrespondenten Thomas Scheen im umkämpften Kiwandja am 4. November zeigte. Mit ihm wurde auch der lokale Journalist Charles Ntiryica gekidnappt, ein ehemaliger Okapi-Mitarbeiter, der für Scheen übersetzte. Alle Geiseln kamen schließlich mit dem Leben davon.

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Un reporter belge et ses collaborateurs libérés; un autre journaliste donné pour mort retrouvé vivant

Country/Topic: République démocratique du Congo Date: 07 November 2008 Source: Journaliste en danger (JED) Person(s): Thomas Scheen, Charles Ntiricya, Alfred Munyamaliza Bitwahiki Njonjo (Nzonzo)

(JED/IFEX) - Journaliste en danger (JED) exprime son soulagement après la libération, ce vendredi 7 novembre 2008, de Thomas Scheen, journaliste belge correspondant en Afrique du journal allemand "Francfurter Allgemeine Zeitung", son interprète congolais Charles Ntiricya ainsi que de leur chauffeur. Les trois personnes avaient été enlevées mardi 4 novembre 2008 à Rutshuru, territoire situé à 75 Km de Goma, capitale provinciale du Nord Kivu, à l'est de la RDC, par des combattants Maï Maï du PARECO (Parti des Résistants Congolais).
JED condamne toute tentative de se servir des journalistes pour obtenir des revendications politiques ou militaires, et demande à tous les protagonistes de la guerre qui sévit à l'Est de la RDC de ne rien faire qui puisse mettre en danger la vie des professionnels des médias qui ne font que leur métier.
Thomas Scheen et ses deux collaborateurs congolais s'étaient rendus dans cette partie de la RDC pour réaliser un reportage sur la prise de Kiwanja et de Rutshuru par les troupes du CNDP. Après leur enlèvement, les trois personnes étaient gardées à Mabenga dans le Parc de Virunga. Contacté par un correspondant de JED à Goma, le chef du PARECO, Sendugu Museveni, avait déclaré que "son mouvement exigeait que les troupes du CNDP évacuent la localité de Kiwanja avant de libérer les trois personnes".
Alfred Munyamaliza Bitwahiki Njonjo, journaliste présentateur du journal parlé en kinyarwanda à la Radio communautaire Ushirika (RACOU), donné pour mort, par plusieurs sources, lors des affrontements entre les troupes du CNDP (Congrès National pour la Défense du Peuple) et les combattants Maï Maï du PARECO dans le territoire de Rutshuru, est bien vivant comme a pu le vérifier JED après plusieurs recoupements. Dans un entretien téléphonique, Njonjo ainsi que Faustin Tawite, également journaliste de RACOU, ont affirmé à JED qu'ils se sont refugiés, le 7 novembere dans la journée, dans un campement de la MONUC craignant pour leur vie.
Pour rappel, la RACOU, seule radio présente à Kiwanja, a été pillée, le 4 novembre, par les hommes du CNDP dans la foulée des affrontements qui les ont opposés aux combattants Maï Maï. Tous les journalistes travaillant pour cette station de radio se sont alors dispersés pour échapper à ce qui ressemblait à une action de représailles. Par la suite, la maison de Njonjo a été attaquée et incendiée.
Dans un communiqué diffusé, jeudi 6 novembre, JED, a exprimé ses vives préoccupations au sujet de la situation sécuritaire des journalistes et collaborateurs des médias, congolais et étrangers, pris entre les feux des belligérants. Par la même occasion, JED demandait à la MONUC d'user de toutes ses prérogatives pour sécuriser les professionnels des médias en plein exercice de leur métier.

Conti sempre più in rosso per le radio commerciali USA

L'audience è in crescita ma i fatturati pubblicitari sono in drammatico calo, fino al 10% anno su anno. E l'industria della radio commerciale americana comincia a chiedersi se il mezzo riuscirà a salvarsi, anche perché invertire la rotta in questo scenario di crisi non sarà certo facile. Questo articolo del New York Times parla anche delle speranze che gli operatori cominciano a nutrire nell'affermazione del sistema HD Radio, sottolineando il buon momento di cui la tecnologia sembra godere nel comparto dell'auto (dove però i venti di crisi soffiano ancora più impetuosi). In effetti Volvo USA ha ribadito il suo "commitment" su HD Radio, annunciando modelli di autoradio HD in tutti i modelli dal 2009. Mentre Ford scrive alla FCC per commentare - molto negativamente - la controversa proposta di obbligare i costruttori a integrare la funzionalità HD in tutti i terminali utilizzati per sintonizzarsi sulla radio digitale satellitare. Ford chiede esplicitamente di poter continuare a perseguire le proprie strategie HD Radio nell'after market dell'autoradio senza dover sopportare i costi dell'integrazione di tecnologie diverse e senza far ricadere questi costi sui consumatori, che devono avere la possibilità di scegliere il sistema che ritengono ottimale e non sussidiare questo o quello standard di radio digitale.

November 26, 2008
Radio’s Revenue Falls Even as Audience Grows
By STEPHANIE CLIFFORD

CAN radio save itself?

Listeners are diverted by iPods and Internet and satellite radio. Companies are loaded with debt. Advertisers are heading to television or the Web — and the advertisers that have continued to advertise on radio, like auto dealers and retailers, are being hit by the economic crisis and pulling back.
And even though the audience for broadcast radio is actually growing, stations cannot seem to increase their revenue. Radio advertising was down 10 percent last month from October 2007, according to the Radio Advertising Bureau, the 18th consecutive month of declines.
And the third-quarter numbers are dismal. CBS Radio reported a revenue drop of 12 percent. Citadel Broadcasting’s revenue dropped by 10.9 percent. CC Media Holdings, which owns Clear Channel Communications, said radio revenue was down 7 percent. Cox Radio revenue fell 6.2 percent; Emmis Communications’ radio revenue decreased 1.5 percent; and Radio One revenue was down 2 percent.
Problems in the radio industry have been piling up for years, said Marci L. Ryvicker, an analyst at Wachovia Capital Markets. In the 1990s, radio companies consolidated, then began increasing the ad time available. “They started to fight for share, instead of being proactive and thinking of new ways to generate revenue,” Ms. Ryvicker said.
Then, when advertisers decreased their spending around 2001, radio stations were stuck with too much time and too few advertisers. “There was too much inventory out there, and rates kept going down, down, down,” Ms. Ryvicker said. Recent years have not changed the fortunes of radio. Many companies borrowed money to buy back their stock, leaving them saddled with debt.
And the industries that supported radio advertising — finance, retail and autos — have all been particularly hard-hit by the current economy. Radio advertising declined 8 percent in the second quarter of this year from a year earlier, according to TNS Media Intelligence. That was worse than any other category except newspapers.
From an advertiser’s perspective, the consolidation of radio companies has resulted in sound-alike stations, said Jim Poh, vice president and a director of analytics and media planning at Crispin Porter & Bogusky, which handles radio ads for clients like Burger King and Domino’s.
“The group ownerships in various markets tended to blunt the edges of the formats, so that each of the stations could play across more demographic groups, and that way could share more of the revenue from various advertisers,” Mr. Poh said. “The downfall of that is the medium isn’t as relevant, the stations aren’t as relevant to people as they were.”
There are some signs of hope, though. The radio audience is increasing: radio now reaches more than 235 million listeners in a week, versus 232 million last year, according to a study by Arbitron. But those people are listening to the radio less: fewer than 19 hours a week, versus about 20.4 in 2005.
Stations in small markets are doing relatively well. Stations in the 10 biggest markets had revenue drop about 12 to 15 percent this year. Stations in the smallest markets, though, have been about flat, Leland Westerfield, an analyst with BMO Capital Markets, said. “The ad agency-placed business that predominates in larger cities has been subject to a greater level of pricing pressure,” Mr. Westerfield said.
Radio executives are hoping that HD Radio will catch on with consumers. “We’re beginning to see revenue-generation opportunities for radio broadcasters” on HD stations, said Robert J. Struble, the chief executive of iBiquity Digital, which develops and licenses the technology.
HD Radio lets stations transmit on digital signals, which allow each FM station to broadcast on two to eight channels, theoretically making the medium competitive with satellite radio. But consumers have to buy a special radio to hear the digital stations, and only about 500,000 units were sold through September, iBiquity said. The radios have been available since 2004.
Consumers listen to the radio most frequently in the car and in the office, and so far, have little reason to pay for an upgraded radio in those places. And automakers, which have other problems, are not embracing the technology; so far, only Volvo is offering HD Radio as a standard feature in its new cars (it is standard in all but one of its 2009 models). “HD radio is pretty much going to be nonexistent, because they can’t figure out how to get the auto guys to include that as an option, and the auto guys that do include HD don’t let the consumers know about it,” Ms. Ryvicker of Wachovia Capital Markets said. “It’s been a horribly marketed product that’s not going to save the radio industry.”
Mr. Struble objected to that characterization. “For a number of years, we were very focused on getting stations to convert,” he said, adding that about 1,900 stations now broadcast on a digital signal. “The attention has now turned to the consumer side.” He said there was “a lot of momentum” with the auto industry.
Still, with only 500,000 radios in use, a lot of the technologies available for HD Radio, like one that allows listeners to “tag” a song and buy it later from iTunes, are going unused.
Radio companies are taking other small steps into the future — several have created free iPhone applications, for example, which are popular. Still, it’s a scramble, analysts said.
“I think things will get better if the economy recovers,” Ms. Ryvicker said, “but I can’t imagine this sector going from negative double-digits in Q4 to positive anytime soon.

Svizzera romanda: ecco la composizione del DAB+

Romandie.com ci illustra il futuro "line up" di emittenti commerciali che hanno richiesto al UFCOM una autorizzazione per trasmettere nel futuro multiplex DAB+ che verrà attivato nei cantoni elvetici di lingua francese. A confendere un poco la situazione è la scelta del sistema DAB+, per sintonizzarsi sul quale non serviranno le radio DAB vendute finora. Purtroppo nei negozi le radio DAB+ o DAB "upgradabili" (tra parentesi al modello iRiver B20 si è recentemente aggiunto una radio della coreana Cowon, modello D2 DAB) sono ancora presenti in quantitativi molto scarsi. Senza contare che sui piani di digitalizzazione delle infrastrutture pesa lo spettro di una recessione che a dispetto dei proclami di certi monarchi anarchici (la recente definizione è del nostro ministro delle finanze) non indurrà le famiglie europee a spendere in qualcosa di vago come la radio DAB+.

CH/2ème plateforme de radio numérique en Suisse romande

Berne (AWP/ats) - Sept radios privées souhaitent être transmises sur la deuxième plateforme numérique au format DAB +. La RSR propose d'y diffuser une chaîne d'info en continu. Les milieux concernés peuvent prendre position jusqu'au 23 décembre. Les décisions tomberont au printemps.
Côté privé, huit places avec concession étaient disponibles mais seules sept stations sont sur les rangs: ROM Radio (lié à Rouge FM), FriRadio (Radio Fribourg), Radio Jazz International (Philippe Zumbrunn), Radio Roc (Radio Chablais), Maxxima (webradio Maxxima et Rouge FM), Radio Verticale (Radio Rhône) et Soprodi Sàrl (Pierre Steulet, en collaboration avec Romandie FM).
Trois projets ont été retirés faute de dossier suffisant. Les concessions seront octroyées par le Département fédéral de la communication (DETEC). Elles garantiront au diffuseur de voir son programme diffusé sur la nouvelle plateforme à des prix alignés sur les coûts. Elles n'incluront par contre pas de droit à une part de la redevance radio.
La SSR, qui a droit à deux places sur la plateforme en DAB +, n'a soumis qu'un projet, celui d'un programme francophone dédié à l'information. L'autorité concédante dans ce cas n'est pas le DETEC mais le Conseil fédéral, a indiqué mardi l'Office fédéral de la communication.
Au total, 18 stations sont en principe diffusables en DAB +. Outre les huit offres en consultation (sur les dix postes disponibles), huit places peuvent encore s'ajouter pour des stations privées. Leur octroi tombera après qu'une concession technique aura été attribuée au consortium responsable de la plateforme.
Théoriquement, les recalés des concessions récemment attribuées pour la diffusion analogique pourraient refaire leur apparition à ce moment. Pour l'instant, la station genevoise One FM tente d'obtenir l'aval de l'OFCOM pour la reprise de la concession que Buzz FM s'est déclarée prêtre à lui céder.
La Suisse romande dispose déjà d'une première plateforme radio numérique. Celle-ci diffuse les programmes de la SSR: La Première, Espace 2, Couleur 3, Option Musique, World Radio Switzerland, Radio Swiss Classic, Radio Swiss Jazz, Radio Swiss Pop, DRS 1, Rete Uno et Radio Rumantsch. Ces stations sont transmises en format DAB.
Des appareils adaptés sont nécessaires pour recevoir les programmes numériques. Un récepteur DAB + peut recevoir les signaux DAB et DAB +. Un appareil DAB ne permet en revanche de recevoir que les programmes DAB.


25 novembre 2008

Meno di due anni di vita per la radio satellitare USA

Qualcuno prima o poi doveva dirlo. Secondo Mike Elgan, commentatore di ItManagement, la radio satellitare digitale non ha davanti a sé più di due anni di vita e poi sparirà per sempre. Le ragioni di questo spaziale pessimismo sono di due ordini. Dal punto di vista tecnologico Internet e i podcast offrono semplicemente alternative ancora più variegate e gratuite alla pay radio. Ma il vero punto debole di Sirius XM si chiama recessione. In una congiuntura economica come quella che si prospetta, un'azienda così indebitata non può sopravvivere. Ed è difficile che trovi un compratore.
Temo proprio di essere molto d'accordo. Un'altra facile previsione, che fa da corollario a quella di Elgan, è che i famosi progetti europei (italiani) di 1Worldspace probabilmente non vedranno mai la luce per le stesse motivazioni finanziarie.

Satellite Radio Is Dead
By Mike Elgan
November 19, 2008

I hate to say it, but somebody has to: Satellite radio will come crashing down to Earth within the next two years. The newly merged Sirius XM Radio is already living on borrowed time -- and borrowed money -- and simply will not and cannot survive.
First of all, I'm not an anti-satellite guy. I don't want satellite radio to end (partly because I have a lifetime subscription). My family has two subscriptions in all, and I listen to satellite all the time. But reality is working against both the Sirius XM Radio company, and the idea of radio delivered by satellite.
As a competitor to radio, satellite rules. It has most of the advantages as radio, namely that it's easy to use, it's in the car and it has content you can't get elsewhere (Howard Stern, for example). Plus, it has qualities regular radio doesn't have: better sound quality, far more content and focused channels, like the Elvis Channel. Satellite radio isn't remaining static, either. It's evolving into something better than what it used to be. The devices are becoming better and smaller, and gaining great features, such as the ability to "TiVo" programs.
Unfortunately, however, the rest of the world is evolving, too. Six trends will kill satellite radio:

1.) The rise of MP3 phones. Cell phones in general, and the iPhone in particular, are mainstreaming the idea of listening to music on a cell phone. Because people carry cell phones everywhere, including in the car and other places where current subscribers listen to satellite radio, every phone is now a direct competitor to satellite radio.

2.) The rise of MP3-compatible cars. When satellite radio first hit, it was very difficult to listen to an iPod in a car. Now, it's becoming very easy, with dashboards either containing MP3 players or supporting them with jacks.

3.) The coming wave of mobile broadband dashboards. Cars are increasingly getting cell phone wireless connectivity built in to the dash, starting with the same high-end automobile categories that are most likely to offer satellite radios -- and targeting the same kinds of car buyers: audiophiles with money. Once your car is on the Internet all the time, iTunes (or something like it) becomes the Mother of All replacements for satellite radio.

4.) The rise of podcasting. This "talk radio" delivery system has been very slow to take off, but it has been growing and will continue to grow unabated. The difference between the growth of satellite radio and the growth of podcasting is that podcasting doesn't depend on the marketing of one company, or an expensive delivery system. It's free.

5.) The rise of live podcasting. Most podcasts are better served asynchronously. But for news and games, live is superior. And that was a huge advantage of radio -- satellite or otherwise -- over podcasts. But sites like BlogTalkRadio are changing all that, and podcasting is quickly turning into a medium where shows are broadcast live, then made available as a download forever.

6.) The economy is "cratering." The stake in the heart of satellite radio, the looming recession, will finish off the Sirius XM Radio company -- and the concept of satellite radio -- forever. How bad is the economy for Sirius XM? Let me count the ways.

First, understand that Sirius XM has $3.4 billion in long-term debt, $1 billion of which is due next year -- $300 million of that due by February. The company racked up this debt during an economic boom. We are now entering a bust. How will Sirius XM get out of this fix? The current plan appears to be little more than creative debt refinancing -- this in the most hostile credit market ever -- to buy time for some unspecified future miracle.
Satellite radio depends almost entirely on subscription revenue. The biggest source of new subscribers has been new-car buyers. Unfortunately, the downturn has not only radically cut car sales, but is reducing the percentage of new cars that have the fancy satellite radio upgrade (compared with pre-recession projections). The biggest channel for satellite radio is -- or was -- GM, which has recently suffered a 45% reduction in new-car sales. Other car companies are looking at reductions of between 20% and 30%. And that's now, before the recession has really even begun. Sirius XM Radio hasn't released recent sales figures, but it's likely that lucrative new-car subscriptions have decreased by at least 40% in the past couple of months.
One advantage Sirius has is Howard Stern. But Stern is also a disadvantage because he gets paid $100 million per year. As the Sirius ship starts to sink, and the board starts looking for cargo to throw overboard, Stern and his giant salary will be the first to go. As the King of All Media, and with a fiercely loyal following, Stern will probably go on to mainstream the concept of subscription-based podcasting. Why? Because Stern is tired of being jerked around first by the FCC, then by the old-and-busted radio industry, and now by the financial unsustainability of satellite radio. A subscription podcast would finally put Stern in complete control of his show.
The ugly truth is that satellite is simply an obsolete way to deliver sound. It's nothing more than an insanely expensive, limited, proprietary content delivery system that increasingly competes head-to-head against the Internet itself. The monopoly that provides satellite radio is billions in debt, with no way to pay off that debt and a looming recession characterized by dramatic slowdowns in consumer spending.
It's over. Satellite radio is dead.

Sony XDR-F1HD, un DSP di tutto rispetto




Sto provando in questi giorni, da casa mia a Milano, un "tuner" Sony XDR-F1HD, quello con la media frequenza filtrata digitalmente. Un lettore di RP ricercatore in fisica dello stato solido e molto interessato ai componenti avanzati ha letto giorni fa il mio post su questo ricevitore AM/FM/HD sviluppato da Sony America con chipset NXP e mi ha proposto un acquisto congiunto, in modo da poter provare l'apparecchio in due condizioni d'ascolto diverse (due grandi città in ogni caso) e magari cercare di capire meglio come è fatto dentro. Questo ricevitore sta raccogliendo pareri entusiastici tra gli appassionati di FM DX grazie ai suoi filtri DSP applicati alla demodulazione dei segnali analogici.
Ho trovato su eBay un commerciante americano che non si spaventa all'idea incollare sul pacco un'etichetta con su scritto "Milan, Italy" (per le radioline cinesi bloccate dalla nostra dogana per assenza di marchio CE ormai mi sono rassegnato a utilizzare i miei contatti di lavoro in Svizzera, vi saprò dire come è andata) e ho quindi ordinato il Sony XDR- F1HD per un totale di 102 euro, spese di spedizione incluse. In meno di dieci giorni mi è arrivato un pacchetto molto ben confezionato che ho sdoganato pagando al postino "soli" 32 euro in più. Vi chiederete se questo ricevitore, rigorosamente Made in China, rechi il fatidico marchio di conformità con le severe normative europee. La risposta è no. In pratica stessa provenienza dei Degen, stessa mancanza di marchio, ma in dogana non hanno battuto ciglio. Due pesi e due misure.
In attesa di reinstradare il tuner Sony verso il mio socio dell'estemporaneo microgruppo di acquisto (se vi fidate posso coordinarne altri, fatevi vivi), in questi giorni mi sono divertito a giocarci un poco. Prove come sempre di poche pretese, non sono bravo come gli autentici cultori dell'hands on e non ho gli strumenti e le competenze tecniche per delle misure di laboratorio. Per la prova ho utilizzato il dipolo filare fornito col Sony, che ho reso orientabile con una listella di legno, e come confronto lo messo accanto al tuner di casa, un vecchio Kenwood con RDS di qualità non eccelsa ma direi sufficiente per i miei scopi (essenzialmente ascoltare Radio 3 e Auditorium a Milano)
Il tuner Sony HD è uno scatolotto di plastica nera robusto ma abbastanza elegante e "salottiero" ed è delle dimensioni giuste per essere utilizzato insieme al computer portatile. L'unica uscita è la line out, niente finale amplificato, niente presa cuffia. Basta però un cavetto per farlo entrare nell'ampli di casa o nel MacBook (che ho utilizzato per le registrazioni). Niente manopole ma una fila di pulsantini per la regolazione della frequenza, della banda da selezionare, dello scanning. Tutto sommato una buona ergonomia.
Il vero difetto è che è una radio troppo americana. I passi di sintonia sono di 100 kHz e vi assicuro che con i filtri DSP che ha il Sony, 100 kHz non sono abbastanza fini qui in Italia, dove per sfuggire alle interferenze i trasmettitori vengono sintonizzati su frequenze tutt'altro che europee (ma si può?). Altro difetto non indifferente, niente alimentazione a batteria, perché dopotutto si tratta di un tuner "companion", ci vuole qualcosa per amplificarlo. In compenso la spina americana necessita di un riduttore da 220 a 110 volts. Ho dovuto acquistare anche quello e per la fretta mi sono dovuto anche qui rassegnare a un trasformatore di alta qualità (intorno ai 20 euro), anche perché quello da pochi euro che avevo è qui in ufficio attaccato alla GE SuperRadio analogica che mi serve anche lei per Auditorium. Il trasformatore a 110 eroga fino a 100 Watt e non mi sono pentito perché il Sony ha un discreto assorbimento a giudicare dal calore prodotto (comunque non eccessivo). Il Sony visualizza le informazioni RDS ma non è un fulmine di guerra nel decodificare quelle dei segnali deboli e disturbati. Dispone di soli 20 canali di memoria e viene fornito con telecomando, antennino loop per AM (passi di 10 kHz, inutilizzabili o quasi a meno di improbabili modifiche del software).
Come funziona? Diciamo subito che il confronto sul canale di Auditorium (102.2) il confronto Sony Kenwood è vinto da quest'ultimo, la musica suona sicuramente meglio, più ricca di toni alti e bassi, con un timbro decisamente più orchestrale e meno ovattato. Va detto che a casa ho una buona ricezione dei 102.2 senza troppi splatter.
Le cose cambiano quando si tratta di sintonizzare le frequenze prossime alle powerhouse più potenti, che a Milano, vi assicuro, SONO potenti. Il filtro digitale del Sony si adatta molto meglio. Tra i tanti esempi possibili ho preso quello dei 93 MHz dove a Milano con qualche difficoltà con il Degen 1103 e i filtri a 53 kHz riuscito a sintonizzare il canale svizzero tedesco ritrasmesso da Castel San Pietro. Utilizzando sul Kenwood e sul Sony la stessa antenna, potete sentire i due risultati. Nel primo file (Kenwood), parto da 93.1, mi sintonizzo su 93 (dove si sentono solo splatter), mi sposto poi su 92.9 e ritorno sui 93. Con il Sony faccio lo stesso per registrare il secondo file, ma arrivato su 93, anche se con parecchia distorsione, DSR1 si sente benino (non tanto da far scattare l'RDS). Per registrare il terzo file ho posizionato meglio l'antenna e DSR1 è ancora più convincente (ma sempre senza RDS).
Non mi sembra un ricevitore in grado di affrontare l'etere italiano, troppo irregolare nelle sue anarchiche frequenze non standard. Ma sicuramente mi piacerebbe metterlo alla prova con una antenna FM come si deve e in condizioni di tropo o e-sporadico estivo, su canali distanti e intervallati a 100 kHz. Sensibilità dell'RDS a parte, l'XDR-F1HD sembra anche piuttosto sensibile. Il sound delle onde medie (i 900 li ho potuti sintonizzare ovviamente) è discreto. Non ho avuto ovviamente modo di provare la ricezione HD Radio.
Il funzionamento dei filtri DSP mi sembra dimostrare che l'approccio alla qualità del segnale focalizzato sul lato client (cioè sulla componentisitica di qualità e il trattamento digitale delle medie frequenze) piuttosto che sul lato server (modulazioni digitali) può dare risultati molto significativi. I chipset NPX sono evidentemente disponibili in volumi sufficienti e garantiscono margini di costo interessanti per i costruttori (a meno di non pensare che Sony lavori in perdita per generare consensi). Davvero interessante, questo tuner ibrido analogico-digitale. Chissà se un giorno ne vedremo una versione con DAB+, T-DMB e DRM+...

Il nuovo disco radiofonico di Cesaria

Una bella notizia per gli appassionati della inimitabile voce di Cesária Évora, in questi giorni a Lisbona per interpretare le canzoni del nuovo album Rádio Mindelo, in uscita per l'etichetta Lusafrica. E anche per gli appassionati di radio. I brani del nuovo lavoro della cantante caboverdiana sono tutte "coladeras" recuperate da registrazioni dei primi anni Sessanta effetuate a Radio Barlavento, di Mindelo. Tanti e tanti anni fa Barlavento era una delle emittenti più ambite dell'Africa, trasmetteva sui 3960 kHz, difficile da ascoltare in una porzione delle bande tropicali delle onde corte, i 75 metri, condivisa con potenti emittenti europee (tra cui la Svizzera) che saturavano i nostri mediocri ricevitori.
Fatevi un regalo. Mollate tutto, soprattutto i guai e le preoccupazioni e andate sullo spazio MySpace di Cesária. Oppure direttamente su questo sito non ufficiale francese del disco. Su MySpace trovate quattro brani.
Il primo è Mar Azul:
O Mar
Deta quitinho, bô dixam bai

Bô dixam bai spia nha terra

Bô dixam bai salva nha Mãe...

O Mar
Mar azul, subi mansinho
Lua cheia lumiam caminho
Pam ba nha terra di meu

São Vicente pequinino,

Pam ba braça nha cretcheu.

Oh... Mar, anô passá tempo corrê

Sol raiá, lua sai

A mi ausente na terra longe...
O Mar.
Qui di seguito due articoli sugli eventi lisbonesi legati al lancio di Radio Mindelo in Portogallo e una breve intervista alla cantante, che si era esibita a Milano la scorsa estate.

Jornal da Madeira / Cultura / 2008-11-25

Cesária Évora regressa a Lisboa

A cantora cabo-verdiana Cesária Évora actua quarta-feira em Lisboa, onde interpretará apenas canções que marcaram o começo da sua carreira e que foram reunidas no álbum "Rádio Mindelo", a editar este mês.

Cesária Évora regressa a palcos portugueses, quarta-feira no cinema São Jorge, pela primeira vez depois de ter sofrido um acidente vascular cerebral em Março, que a obrigou a reduzir o número de concertos da digressão internacional.
Ana José Charrua, da produtora Tumbao, explicou à agência Lusa que o concerto em Lisboa será diferente daquilo que Cesária Évora tem feito, já que se tentará recriar o ambiente das sessões que a cantora gravou quanto tinha vinte anos para a Rádio Barlavento, no Mindelo, Cabo Verde.
Em palco, Cesária Évora estará acompanhada de um grupo de músicos escolhidos de propósito para este concerto, entre os quais o guitarrista Armando Tito que participou nas gravações feitas nos anos 1960 em Cabo Verde.
O álbum "Rádio Mindelo", a editar pela Lusáfrica, reúne 22 coladeras recuperadas de bobinas gravadas pela Rádio Barlavento entre 1962 e 1964 e que registam o começo da carreira de Cize, na altura com 20 anos.
À época alguns temas foram editados em formato 45 rotações, mas a maioria das músicas são inéditas em registo discográfico, grande parte compostos por Frank Cavaquim e Gregório Gonçalves (Ti Goy), que apadrinhou o começo da carreira de Cesária Évora. De "Rádio Mindelo" fazem parte temas como "Cize", "Terezinha", "Sangue di Beirona" e "Caminho de São Tomé".
No "booklet" que acompanha a edição de "Rádio Mindelo", a Lusáfrica sublinha "o prazer de descobrir a voz 'jovem' de Cesária, onde podemos reconhecer o fraseado, as entoações e essa suavidade que ela conservou até hoje e que constituem uma das razões do seu extraordinário sucesso". Depois de recuperada do leve acidente vascular cerebral, Cesária Évora actuou este ano na Rússia e nos Estados Unidos, mas reduziu o número de concertos durante o Verão por ordem médica.
A cantora, natural do Mindelo, na ilha de São Vicente, tornou-se internacionalmente conhecida há vinte anos com a edição do álbum "La Diva aux pieds nus" (1988).
Desde então Cesária Évora já editou mais de uma dezena de álbuns, estando incluída em várias colectâneas de "world music" e sendo considerada pela crítica especializada "a rainha da morna", canção tradicional cabo-verdiana. Em 2004, venceu o Grammy de "Melhor Álbum World Music Contemporâneo" com "Voz d'Amor". Cesária Évora é embaixadora de boa vontade da Organização da ONU para a Educação, Ciência e Cultura (UNESCO), e foi condecorada, no ano passado, pelo então Presidente francês Jaques Chirac com a Legião de Honra de França.

***

segunda-feira, 24 de Novembro de 2008
Cesária Évora, a vida entre o Mindelo e o mundo

Cesária Évora começou a sua carreira em Cabo Verde, há quarenta anos, quando gravou para a Rádio Barlavento, mas o estatuto de «diva da morna» só foi conquistado há duas décadas em França, recordou hoje a própria em entrevista à agência Lusa.
«Tudo de mim começou em França, mas não fui eu que escolhi», disse hoje a cantora cabo-verdiana em Lisboa, nas vésperas de um concerto, quarta-feira, no cinema São Jorge, onde irá apresentar a colectânea «Rádio Mindelo».
«Quem me levou foi um cabo-verdiano que cresceu em França, o José da Silva [actual agente e produtor]. Levou-me para cantar para a comunidade cabo-verdiana e para o festival Angoulême e as pessoas começaram a interessar-se pela minha música, houve muitas entrevistas e comecei a gravar«, disse Cesária Évora.
Esse momento, em que a carreira de Cesária Évora ultrapassou as fronteiras do Mindelo, ocorreu em finais dos anos 1980, quando saiu o álbum »La Diva aux pieds nus«, mas a cantora levava já muitos anos dedicados à morna e à coladera.
Nos anos 1960, »Cize« foi convidada a fazer algumas gravações para a Rádio Barlavento, as que são agora recuperadas para o álbum »Rádio Mindelo«, que a Lusáfrica edita esta semana.
À época, com pouco mais de vinte anos, Cesária Évora recorda que as sessões naquela rádio foram »uma grande experiência« para o seu começo de carreira.
«Estavam a ouvir falar de várias Cesárias que cantavam em Cabo Verde e tinham dúvidas sobre quem era quem e então convidaram-me para gravar», disse.
«Terezinha«, »Vaquinha mansa«, »Sangue di Beirona« e »Caminho de São Tomé« são algumas das 22 canções que gravou entre 1962 e 1964 e que promete recuperar para o concerto de quarta-feira.
A essas gravações, Cesária Évora juntou ainda a experiência de ir cantando mornas em bares e nos navios, alguns deles portugueses, que passavam por Cabo Verde.
«É muito difícil viver da minha arte em Cabo Verde, mas eu tive sempre sorte, as pessoas chamavam-me, tinha sempre uma equipa, tocava em casas particulares, em bares e muitas vezes em barcos. Foi assim que eu comecei a tomar a sério a minha carreira no mundo musical», afirmou.
É desses primeiros tempos no Mindelo que se mantém a tradição de cantar descalça: «Trabalho descalça para qualquer casa, qualquer recepção, qualquer lugar. Sempre com o pé no chão», o chão quente de Cabo Verde e que - diz - nunca a fez sentir frio.
Apesar dos problemas de saúde que teve este ano, e que a obrigaram a ficar parada durante alguns meses, Cesária Évora diz estar em forma aos 67 anos e que quando decidir parar será em definitivo.
«Eu não tenho ideia de parar. Quero ficar durante mais algum tempo, porque não tenho mais nada que fazer. Quando decidir parar em digo e paro de uma vez por todas. Não será parar para recomeçar«, avisou.
Para já, entre concertos, está a preparar um novo álbum de originais, sucessor de »Rogamar«, e que deverá sair em Abril de 2009 pela Lusáfrica.
Quanto ao futuro da música cabo-verdiana, que ajudou a divulgar, a »rainha da morna« diz que o sucesso dos novos artistas não está só nas mãos deles.
«Temos muitos artistas, mas a decisão não é dos artistas, é do público, se gosta ou não gosta. Devemos guardar as raízes da nossa música, mas o público é que decide».
Diário Digital / Lusa


24 novembre 2008

Radio su iPhone: il catalogo (di "apps") è questo

Radio TechCheck, newsletter tecnologica della National Association of Broadcasters ha preparato una esemplare lista di applicazioni "radiofoniche" per Apple iPhone. Più tempo passa e più somigliano ad altrettanti chiodi nel feretro della radio digitale via etere.

Radio "Apps" for the iPhone

The Apple iPhone is a wildly popular device of which 1 million units were sold in the first 74 days and 14 million are estimated to have been sold by the end of 2008. One of the most innovative and exciting features of the iPhone is its ability to run a myriad of applications (referred to as “Apps”), some of which make use of the iPhones advanced features like the Multi-Touch interface, accelerometer, GPS, real-time 3D graphics, or 3D positional audio.
Literally thousands of Apps are available to iPhone (and iTouch) users through Apple’s iTunes PC application (as well as from the iPhone directly). Among these are Apps which make it possible to listen to local radio stations on an iPhone in real time, using either the broadband data capabilities of the iPhone (which supports both 3G and EDGE digital mobile phone technology), or alternatively using the iPhone’s built-in Wi-Fi connection. Listed below is a selection of Apps which support local radio listening, as well as some Apps geared more towards “Internet radio” listening, and finally, two Apps which use the GPS capabilities of the iPhone to generate a list of radio stations that should be receivable at the iPhone’s current location.

iheart Radio – (released September 8, 2008, cost – free) iheart radio, developed by Clear Channel Broadcasting, delivers streaming radio and also makes available the song lyrics and album art for the song that is playing. Stations include KIIS-FM/Los Angeles, KFI-AM/Los Angeles, WHTZ-FM (Z100)/New York, WWPR-FM (Power 105.1)/New York, WXKS-FM (Kiss 108)/Boston, KYLD-FM (Wild 949)/San Francisco, WKSC-FM (103.5 Kiss)/Chicago, KTRH-AM/Houston, WWDC-FM (DC101)/Washington, DC, and KFAN-AM/Minneapolis. Additional information is available on the Internet at http://www.iheartmusic.com/cc-common/iphone/.

101 WRIF Radio – (released November 11, 2008, cost – free) Greater Media’s Detroit station, Rock Radio 101 WRIF, now has its very own iPhone App, which streams both WRIF’s main and HD-2 (RIFF2) channels. Greater Media has plans to release Apps for additional stations in the future including WBOS 92.9 (Boston, MA), WMMR 93.3 (Philadelphia, PA), and WRAT 95.9 (Point Pleasant, NJ).

AOL Radio - (released May 30, 2008, cost – free) AOL Radio powered by CBS Radio features over 200 stations that span more than 25 genres of music plus 150+ CBS radio stations from across the U.S. including WFAN-AM and 1010 WINS in New York, KLSX and KROQ in Los Angeles, WXRT in Chicago, WVEE in Atlanta and more. Listeners can tag favorite stations and songs for easy access later. When activated, this App automatically detects your location and provides the nearest CBS Radio station, along with a list of other available stations (by city). Also available are lists of stations and songs recently listened to, with links to the songs on iTunes or AOL Music.

Radiolicious – (released October 8, 2008, cost – free) Radiolicious allows listeners to hear FM and AM radio stations and Internet streams, and allows listeners to tailor their content and share it with friends. This App was developed by “MySimBook” which is a “radio station super network, and content aggregator.” MySimBook is also a social networking community and members are able to broadcast themselves to both individuals and groups through text messaging. Broadcasters interested in having their stations made available through the Radiolicious App should visit the Radiolicious website at www.mysimbook.com/radiolicious for more information.


FlyCast Mobile Broadcast Network – (released August 22, 2008, cost – free) Flycast partners with radio broadcasters and Webcasters to offer a comprehensive collection of live radio streams, including those from AccuRadio, Entercom, DI, SKY, Radio Paradise, 977 The Music, and many others. The FlyCast native application includes enhancements such as a pause feature on all stations, song skipping on certain Webcasts, “StreamAhead” which allows a listener to continue to listen to a station even during extended periods without a connection, and “Top of the Hour” which allows latecomers to jump to the beginning of a talk radio show.

Minnesota Public Radio – (released September 12, 2008, cost – free) MPR’s App lets listeners listen to three audio streams: The Current 89.3, which plays independent emerging artists and the legends who inspired them; Classical MPR, which is an all-classical station; and, MPR News which provides in-depth coverage of regional, national, and world issues. The Current and Classical MPR use 128 kbps streams (3G or Wi-Fi recommended) while the MPR News stream uses 64 kbps (plays with 3G, Wi-Fi, or EDGE).

Tuner Internet Radio – (released June 26, 2008, cost - $5.99) this is a “full-featured Internet radio player” which includes an OpenGL visualizer (which provides images that are synchronized to the audio). This App supports four different stream formats: AAC+, MP3, PLS, and M3U.

WRNI Radio – (released September 11, 2008, cost – free) WRNI is Rhode Island’s only NPR news station broadcast on 1290 AM around Providence and 102.7 FM throughout southern Rhode Island. This App was developed by Stormy Productions (www.stormyprods.com) which is a small software house focusing on applications development for the iPhone and iTouch.

Wunder Radio – (released September 25, 2008, cost - $5.99) WunderRadio plays thousands of streaming Internet radio stations and other audio streams. WunderRadio will also locate nearby radio stations and NOAA Weather Radio streams (not all stations or NOAA radio stations are available) and browse the ScanAmerica.us emergency scanner stream directory.

Radio Finder ! – (released October 2, 2008, cost - $0.99) Radio Finder! will find radio stations local to the user’s present location using the GPS features of the iPhone. Listed on the display are the stations (call sign and name) that should be receivable as well as the format of each station and expected signal strength. Currently this App only supports radio stations in the U.S.

Local Radio Finder – (released October 21, 2008, cost - $0.99) this App uses a database of U.S. radio stations and the GPS-based location capabilities of the iPhone to provide a list of radio stations and the estimated power at the listener’s current location. Format information is also provided. This App can also be used when the iPhone is not connected to any network as long as the iPhone still has GPS reception.

E se Sirius XM cavalcasse iPhone invece del satellite?

Il titolo borsistico di Sirius XM, l'operatore (oggi unico) di radio satellitare digitale negli Stati Uniti, è sempre stato oggetto di analisi obiettive e poco incoraggianti da parte della stampa di Wall Street. Nel bene e nel male - soprattutto nel male - la storia della radio dal cielo è tra le più affascinanti nell'industria dei media digitali. Una tecnologia letteralmente "spaziale" che funziona. Un discreto seguito di pubblico. Un mercato di apparati che ha convinto anche il cosiddetto "after market" automobilistico. Una programmazione tematica variegata e interessante. Tutti ingredienti tipici della success story, no? No, per niente, i due operatori attivi fino a pochi mesi fa hanno cercato ostinatamente il merger per uscire dalla loro palude finanziaria. La fusione è avvenuta, dopo mille tentennamenti da parte della FCC. Ma la palude è sempre più profonda e maleodorante. E il titolo di Sirius XM vale pochi centesimi di dollaro.
La possibile via d'uscita. C'è chi suggerisce a Sirius XM di ridurre drasticamente i canoni di abbonamento, di regalare le radio. Motley Fool invece propone all'operatore di spostarsi dal satellite al già onnipotente iPhone. In effetti, una piccola startup che già distribuisce due applicazioni Win e Mac per ascoltare sul computer gli stream disponibili via satellite, StarPlayr, sta portando gli ultimi ritocchi al client per iPhone. Potrebbe essere la svolta che gli investitori attendevano, ma Sirius XM deve essere disposta a cavalcare l'onda. Cosa tutt'altro che scontata.
Can Apple Save Sirius XM Radio?
By Rick Aristotle Munarriz
November 24, 2008


High on the wish list of Sirius XM Radio (Nasdaq: SIRI) subscribers -- and no doubt battered shareholders -- is an iPhone app. With its fast-growing wireless subscriber base, Apple's (Nasdaq: AAPL) revolutionary smartphone is a natural platform.
With shares closing at an all-time low of $0.14 last week and Sirius XM slashing subscriber targets in recent weeks, an iPhone tie-in would be just the ticket in generating buzz for Sirius XM's scarred investors as well as a great customer retention tool.
I'm not building the hype to tease you. At least one company is working on an iTunes App that will let iPhone owners -- and Wi-Fi-tethered iPod touch jockeys -- stream their active satellite radio subscriptions through their portable devices. Surprisingly, that company isn't Sirius XM.

Don't be a Playr hater

StarPlayr is no stranger to riding Sirius XM's coattails. The company already offers a more advanced streaming alternative for PC and Mac users over the in-house Sirius XM solution.
There is no firm release date for StarPlayr's iPhone application, but the developer's product list has appetizing screenshots with cool features including album artwork, song lyrics, and the monetization gems of ad serving and the ability to purchase the current track through iTunes.
Why is a third party developer beating Sirius XM to the punch? It's a fair question. Maybe the radio giant doesn't want to devote too many of its resources toward developing platforms beyond its receivers. XM and Sirius have been providing Web streaming of its networks for a few years now. Access is included at no additional cost to existing subscribers, though the company also sells stand-alone streaming plans. Sirius XM has never bragged about its Web-only subscriber counts during its conference calls, so it's safe to assume that it's a limited audience. There is too much competition in cyberspace, with the pervasiveness of free Internet radio making it difficult to justify aggressively marketing a premium Web product.
It's a near-sighted approach. Sirius XM should take a page out of the Netflix playbook. Seriously.

Nothing but Netflix

Netflix launched a PC-based streaming service in January of 2007. It isn't a profit center. Netflix doesn't charge members for access. There is no advertising on the streams. If anything, it's actually a loss leader, since Netflix still has to foot the bandwidth tab and pay participating studios their royalties.
So what's in it for Netflix? Member loyalty, as measured by the company's low churn rate, is solid. The on-demand streams at no additional cost also help Netflix stand apart from its media-serving rivals.
Like Netflix, Sirius XM also leans on a Web streaming service to keep customers close and happy. However, Netflix has been raising the stakes this year by reaching out to Blu-ray player makers, set-top box manufacturers, and even Xbox 360 and TiVo (Nasdaq: TIVO) owners. Making it more convenient for subscribers to consume celluloid on their own terms is the biggest secret to Netflix's success.
In short, SiriusXM should be all over this, even if StarPlayr has to do the grunt work.
So much to gain and even more to lose
The iPhone is huge. Market research firm Nielsen pegs the active iPhone user base at 3.6 million as of October, and growing. That may seem like a small audience for a platform like satrad with 18.9 million current subscribers, but let's dig a little deeper into the iPhone audience.
Nielsen estimates that 98% of iPhone users take advantage of the smartphone's Web connectivity and that 70% consume music through their phones. Millions of influential iPhone users are streaming music on their devices. Some of the top apps include:

* Pandora's music discovery streams.
* CBS' (NYSE: CBS) Last.fm Web radio.
* Time Warner's (NYSE: TWX) AOL Music.

Sirius XM can't afford to ignore this audience. Even with a superior product, it's hard to compete against free apps pitching free music.
There is Internet buzz building over StarPlayr's iPhone client hitting Apple's store later this week. Whether or not a Thanksgiving release is accurate, Sirius XM needs to make sure that it's actively finding a way to reach this growing audience.
Oh, and let it do it the right way. Sirius XM has offered streamlined programming plans through conventional handsets and even Research In Motion's (Nasdaq: RIMM) BlackBerry earlier this year. The flaw in all of these seldom-discussed deals is that wireless phone users may have no problem buying costly ringtones but music subscriptions have historically been a harder sell.
Sirius XM needs to approach the iPhone as a way to retain its existing subscribers, just like Netflix with its home-theater digital delivery invasion. The market also wouldn't mind if Sirius XM was paddling new revenue streams like online advertising and digital media sales.
With the stock at $0.14 a share and the company only looking to add 200,000 net new subs this quarter, it's worth a shot. What does it have to lose that it hasn't lost already?

23 novembre 2008

Consigli medici alla radio. Con i soldi delle Big Pharma

Piuttosto antipatica la storia di Fred Goodwin, psichiatra americano famoso per il suo show radiofonico e dei suoi sottaciuti rapporti economici con l'industria farmaceutica. Nella storia pubblicata dal New York Times si racconta della vicenda di un noto programma di "consulenza" psicologica, The Infinite Mind, e dei suoi conduttori, tra cui appunto Goodwin. E' saltato fuori che in uno dei suoi programmi il dottor Goodwin si fosse soffermao sui rischi di danno cerebrale che la sindrome bipolare comporta per i pazienti più giovani se non opportunamente trattati con farmaci "stabilizzanti". Peccato che lo stesso esperto che al mattino consigliava l'uso di sostanze stabilizzanti, il pomeriggio dello stesso giorno dovesse tenere una conferenza finanziata da un'azienda che, guarda caso, i farmaci stabilizzanti li produce e li vende.
Non è un discorso nuovo, ahimé. Salute e i farmaci sono un argomento molto delicato e gradito dal pubblico radiotelevisivo. E le manipolazioni di questo tipo sono sempre in agguato. E' tuttavia come sempre istruttivo vedere come reagiscono i meccanismi di regolazione e controllo davanti ai conflitti di interesse più eclatanti. The Infinite Mind è prodotto da una società indipendente ma viene ritrasmesso dalle stazioni di National Public Radio. Che avrebbe subito deciso di rimuovere il programma dai suoi feed satellitari.

Radio Host Has Drug Company Ties

By GARDINER HARRIS

An influential psychiatrist who was the host of the popular public radio program “The Infinite Mind” earned at least $1.3 million from 2000 to 2007 giving marketing lectures for drugmakers, income not mentioned on the program.
The psychiatrist and radio host, Dr. Frederick K. Goodwin, is the latest in a series of doctors and researchers whose ties to drugmakers have been uncovered by Senator Charles E. Grassley, Republican of Iowa. Dr. Goodwin, a former director of the National Institute of Mental Health, is the first news media figure to be investigated.
Dr. Goodwin’s weekly radio programs have often touched on subjects important to the commercial interests of the companies for which he consults. In a program broadcast on Sept. 20, 2005, he warned that children with bipolar disorder who were left untreated could suffer brain damage, a controversial view. “But as we’ll be hearing today,” Dr. Goodwin told his audience, “modern treatments — mood stabilizers in particular — have been proven both safe and effective in bipolar children.”
That same day, GlaxoSmithKline paid Dr. Goodwin $2,500 to give a promotional lecture for its mood stabilizer drug, Lamictal, at the Ritz Carlton Golf Resort in Naples, Fla. In all, GlaxoSmithKline paid him more than $329,000 that year for promoting Lamictal, records given to Congressional investigators show.
In an interview, Dr. Goodwin said that Bill Lichtenstein, the program’s producer, knew of his consulting but that neither thought “getting money from drug companies could be an issue.”
“In retrospect, that should have been disclosed,” he said.
But Mr. Lichtenstein said that he was unaware of Dr. Goodwin’s financial ties to drugmakers and that, after an article in the online magazine Slate this year pointed out that guests on his program had undisclosed affiliations with drugmakers, he called Dr. Goodwin “and asked him point-blank if he was receiving funding from pharmaceutical companies, directly or indirectly, and the answer was, ‘No.’ ” Asked about the contradiction, Dr. Goodwin and Mr. Lichtenstein each stood by their versions of events.
“The fact that he was out on the stump for pharmaceutical companies was not something we were aware of,” Mr. Lichtenstein said in an interview. “It would have violated our agreements.”
Margaret Low Smith, vice president of National Public Radio, said NPR would remove “The Infinite Mind” from its satellite radio service next week, the earliest date possible. Ms. Smith said that had NPR been aware of Dr. Goodwin’s financial interests, it would not have broadcast the program.
Sarah Alspach, a spokeswoman for GlaxoSmithKline, said, “We continue to believe that healthcare professionals are responsible for making disclosures to their employers and other entities, in this case National Public Radio and its listeners.”
“The Infinite Mind” has won more than 60 journalism awards over 10 years and bills itself as “public radio’s most honored and listened to health and science program.” It has more than one million listeners in more than 300 radio markets. Mr. Lichtenstein said that the last original program was broadcast in October, that reruns have been running since and that “the show is going off the air.”
The program has received major underwriting from the National Institutes of Health and the National Science Foundation, both of which have policies requiring grantees to disclose and manage conflicts of interest. Mr. Grassley wrote letters to both agencies asking whether disclosure rules were followed for the grants. Spokesmen for both agencies said they were cooperating with the investigation.
Mr. Grassley is systematically asking some of the nation’s leading researchers and doctors to provide their conflict-of-interest disclosures, and he is comparing those documents with records of actual payments from drug companies. The records often conflict, sometimes starkly.
In October, Mr. Grassley revealed that Dr. Charles B. Nemeroff of Emory University, an influential psychiatric researcher, earned more than $2.8 million in consulting arrangements with drugmakers from 2000 to 2007, failed to report at least $1.2 million of that income to his university and violated federal research rules. As a result, the National Institutes of Health suspended a $9.3 million research grant to Emory, and Dr. Nemeroff gave up his chairmanship of Emory’s psychiatry department.
In June, the senator revealed that Dr. Joseph Biederman of Harvard, whose work has fueled an explosion in the use of powerful antipsychotic medicines in children, had earned at least $1.6 million from drugmakers from 2000 to 2007, and failed to report most of this income to Harvard.
Mr. Grassley’s investigation demonstrates how deeply pharmaceutical commercial interests reach into academic medicine, and it has shown that universities are all but incapable of policing these arrangements. As a result, almost every major medical school and medical society is reassessing its relationships with makers of drugs and devices. “We know the drug companies are throwing huge amounts of money at medical researchers, and there’s no clear-cut way to know how much and exactly where,” Mr. Grassley said. “Now it looks like the same thing is happening in journalism.”
Mr. Grassley has proposed legislation that would require drugmakers to disclose all payments of $500 or more to doctors. Eli Lilly and Merck have promised to begin doing so next year.
Dr. Goodwin has written an influential textbook on bipolar disorder and is an adjunct professor at George Washington University. In an interview, he blamed a changing ethical environment for any misunderstandings with Mr. Lichtenstein about his consulting arrangements. “More than 10 years ago, when he and I got involved in this effort, it didn’t occur to me that my doing what every other expert in the field does might be considered a conflict of interest,” Dr. Goodwin said.
He defended the views he expressed in many of his radio programs and said that, because he consulted for so many drugmakers at once, he had no particular bias. “These companies compete with each other and cancel each other out,” he said.
Industry critics dismiss that view, saying that experts who consult for drugmakers tend to minimize the value of nondrug or older drug treatments.
In the fine print of a study he wrote in 2003, Dr. Goodwin reported consulting or speaking for nine drugmakers, including Pfizer, Johnson & Johnson and Novartis. Mr. Grassley asked for payment information only from GlaxoSmithKline. Dr. Goodwin said that in recent years, GlaxoSmithKline paid him more than other companies.
He said that he had never given marketing lectures for antidepressant medicines like Prozac, so he saw no conflict with a program he hosted in March titled “Prozac Nation: Revisited.” which he introduced by saying, “As you will hear today, there is no credible scientific evidence linking antidepressants to violence or to suicide.”
That same week, Dr. Goodwin earned around $20,000 from GlaxoSmithKline, which for years suppressed studies showing that its antidepressant, Paxil, increased suicidal behaviors.
Tom Rosenstiel, director of the Project for Excellence in Journalism, said that although concerns about news media bias were growing, few people believed that journalists took money from those they covered. Disclosures like those surrounding Dr. Goodwin could change that, “so this kind of thing is very damaging,” Mr. Rosenstiel said.

"Zoo radio", un format anni ottanta da rivedere

Un divertente commento di Penny Anderson sul Guardian mi ha insegnato che esiste un format radiofonico chiamato (Morning) zoo radio. A ben pensarci c'è proprio un programma con questo nome anche su Radio 105. Nato negli anni ottanta negli USA, per la precisione in Florida dice Wikipedia (ma la Anderson parla di California anni '70) lo "zoo" radiofonico è un programma mattutino animato da un DeeJay e una corte di personaggi più o meno improbabili che cercano di far ridere gli spettatori con una serie di battute, imitazioni e spernacchiamenti vari. Secondo la Anderson, si tratta di un formato da rivedere perché dopo vent'anni di carriera più o meno onorata, gli schiamazzi dei vari morning zoo sono ormai degenerati in un tipo di radio che offende senza far ridere. Penny osserva anche che il taglio di questi programmi è sempre più maschile. Anzi maschilista. Anzi diciamola tutta e con le parole della giornalista britannica: gli zoo radiofonici ricordano quei parchi avventura da visitare in macchina, "full of savage, feral gibbons masturbating on the bonnet of the listener's car". Non mi sembra il caso di tradurre, rende abbastanza l'idea.
Il riferimento è a una "star" della zoo radio in Gran Bretagna, Chris Smoley, dell'omonimo Show. Forse, sostiene il Guardian, dopo tanti anni e alla luce dei recenti scandali che hanno avuto al centro proprio le trasmissioni della inappuntabile radio pubblica inglese è ora di fare un po' di repulisti in quelle gabbie.

Don't feed the animals of zoo radio

The zoo format revitalised radio, but now it seems every show is based around a boorish male and a coterie of sycophants

Zoo format radio began in California in the 70s. A welcome break from zonked-out stoners drawling about the Eagles and the Knack, it involved zany DJs with a cohort of sidekicks, usually in the breakfast slot. Presenters invented comedy personae, with the emphasis on wacky phone-ins and kerr-azy banter. The idea reached the UK with Steve Wright in the Afternoon and his posse of characters. Pretentious Music Journalist was as devastating for pompous scribes as Smashie and Nicey were for ageing DJs.
But today zoo is everywhere, with presenters recruited not because of their erudition and eloquence, but because they are touring stand-up comedians with a DVD to market and a gang of flatmates with monstrous egos to feed. It's a very male concept too, reliant on fawning acolytes ambling in all hungover, thinking, I'll have me a go at that. Before you know it, they have their own show. You can practically smell the lager. BBC 6 music is both hero and villain here, airing shows by famous music fans, but then providing even more airtime for the likes of the omnipresent and overbearing Russell Howard and (of course) co.
Recent radio scandals were instigated by a braying gaggle of silly, middle-aged man-boys egging each other on to be increasingly outrageous or just plain nasty. It's like overhearing competitive adolescent braggadocio in the gents. And zoo is an apt description. You can just imagine the DJs and their gang taking time between tracks to piss out their territory in the studio.